L'11 settembre l’anno scorso è stato ricordato per le vie di Londra, unica capitale europea dove ci sono state manifestazioni. Un ricordo dei pompieri? Un ricordo del pompiere che da solo ha salvato più di mille persone facendo evacuare la seconda Torre ed è poi morto nel crollo? Un ricordo del valore e del dolore dei passeggeri del quarto aereo? Non diciamo idiozie. Londra è il Londonistan, la grandissima scrittrice e giornalista Oriana Fallaci e la grandissima scrittrice e giornalista Bat Ye’Or hanno entrambe individuato in Londra la capitale indiscussa di Eurabia.

Quindi diamo la notizia correttamente: Londra è la prima capitale europea che ha cominciato a ricordare l’11 settembre secondo il nuovo corso. Un nutrito gruppo di islamici, facce stravolte dall’odio, facce nascoste dalla kefiah, ha inneggiato ai terroristi, bruciato bandiere statunitensi. Guardo le facce stravolte dall’odio e dell’immonda gioia per il ricordo di creature umane morte nel dolore: una donna ha telefonato alla madre, il cellulare funzionava ancora, mamma sto bruciando e la madre le rispondeva non è vero andrà tutto bene. E questi bestiali idioti ridono e urlano la loro collera di islamici (noi quando è che ci incazziamo?) e i passanti li guardano distratti.

Il corteo di Londra è stato fatto per la nostra assenza: noi non eravamo per strada con bandiere degli Stati Uniti e candele a ricordare e piangerei nostri morti, perché sono i nostri morti, perché ognuno di noi poteva essere su quelle Torri, magari in vacanza. Mio figlio avrebbe potuto essere nella metropolitana di Londra, quel giorno era a Londra, ed io non ho aggredito e sputato in faccia ai tre maghrebini che davanti ai televisori del centro commerciale ridevano felici: saggezza o vigliaccheria? A qualche anno di distanza mi rispondo: vigliaccheria. Dovevo intervenire. Intervenire fisicamente. Non succederà più che resti ferma, lo giuro sui morti, la mia saggezza è finita, perché non era saggezza, una scelta intelligente che appiana i dissidi, ma vigliaccheria, una scelta sbagliata che scatena sempre di più l’aggressività degli aggressivi.

Il corteo di Londra è successo per la nostra assenza: quanti  hanno messo una bandiera degli Usa alla finestra?

L’indifferenza non sarebbe nemmeno grave, perché è anche giusto, in fondo, nelle democrazie, nei periodi di pace, che la gente si faccia gli affari propri. Sono le dittature e i loro aspiranti servi che hanno il mito della mobilitazione permanente. Ma la cosa gravissima, atroce è che noi ci mobilitiamo, siamo sempre pronti a mobilitarci. Gli aspiranti servi della dittatura antioccidentale, antisemita e anticristiana di turno, dei defunti nazismo, comunismo e fascismo sono tutti pronti per l’islam, hanno organizzato smisurati cortei pieni di odio e collera che sono sfilati con le sedicenti bandiere della pace mai contro il terrorismo ma, sempre, contro chi il terrorismo lo combatte, Israele. Confrontate il quantitativo di indignazione per le decine di migliaia di innocenti cristiani e per le vittime del conflitto di Gaza scatenato da Hamas.

Quindi noi piangiamo i nostri morti. Adesso piantiamola di piangere i morti altrui e non i nostri per due motivi:

I nostri morti se non li piangiamo noi non li piangerà nessuno. Molti pensano che noi siamo i forti e dobbiamo chinarci con tenerezza sugli  islamici che sono poveri e indifesi. Già ora, oggi, l’islam è più forte di noi. Ha la demografia, il terrorismo, il denaro del petrolio. Non aggiungiamo il vittimismo a queste già micidiali armi, o a furia di essere buoni e compassionevoli scaveremo la fossa ai nostri discendenti. Il terrorismo sta vincendo: la criminalizzazione della vittima sta funzionando. Fermiamo immediatamente questo obbrobrio. Che la nostra indignazione si alzi e si faccia sentire.

Siamo in guerra, e le guerre non si combattono negandole. Possiamo combattere e vincere questa guerra senza fare nemmeno un morto, ma non negandola. Quando in guerra uno piange i morti del nemico, l’islam è il nemico, e non i propri, non ci fa la figura del buono ma di quello che sta confermando quello che l’islam sa già: il proprio diritto, ottenuto per via divina, il proprio dovere di uccidere e conquistare il mondo.

Recuperiamo le virtù virili dell’intolleranza e dell’arroganza e la virtù materna della compassione: la compassione.

Tutti oggi accendiamo una candela e, indipendentemente dal fatto che siamo credenti o atei, cominciamo a portare il simbolo dei massacrati di Mosul, la N di Nazareno