I miti del conflitto in corso tra Israele e Hamas.

1) Il dolore dei palestinesi è il dolore del mondo.

Perché nessuno boicotta la Russia per la Cecenia, la Cina per il Tibet, l’islam che massacra decine di migliaia di cristiani e li sottopone a vessazioni terrificanti dopo aver annientato il buddhismo afghano e l’induismo del Bangladesh? Perché non li boicottiamo mai e si boicotta solo Israele? Perché Russia, Cina e islam sono giganti economici: non solo. Amiamo i palestinesi nonostante ci abbiano riempito il mondo di attentati, nonostante ballino per strada quando i bus scolastici israeliani esplodono, ma anche quando ci sono attentati come l’11 settembre, Londra o Madrid. Li amiamo perché con il loro vittimismo ridanno lustro all’antisemitismo, gli ridanno dignità e decoro. Tornate ad Auschwitz, hanno squittito i “pacifisti” sulle varie flottiglie dirette a Gaza, mentre i soldati israeliani con i mitra in mano, nipoti di gente uccisa ad Auschwitz hanno dovuto ascoltare i loro latrati. Grazie ai palestinesi si può di nuovo dire agli ebrei tornate ad Auschwitz.

Consideriamo Orwell, così facciamo anche uno straccio di discorso letterario: è sui numeri che il Grande Fratello non può fregarci. I fatti sono tantissimi e a secondo di dove si tenga l’attenzione si dà un senso o un altro alla narrazione. Facciamo attenzione ai numeri. Facciamo i contabili della morte. Suona da schifo d’accordo, ma facciamolo lo stesso.

Quando le emozioni che proviamo davanti a centinaia di migliaia di morti sono più piccole di quelle che proviamo davanti a mille, allora ci stanno fregando. E la vittima ultima di tutto questo è il balilla palestinese che è sempre lì con il suo maledetto sasso, senza risoluzione e senza speranza fino a che sarà l’alimento essenziale per un’infinita serie di avvoltoi, i suoi indegni capi, i suoi molti dubbi amici.

Abbiamo tre anni perché il conflitto sia risolto, poi l’atomica iraniana sarà pronta e Israele rischierà l’Olocausto nucleare. Il conflitto palestinese a questo serve: spingere l’antisemitismo normale fino a livelli di isterismo tale da permettere la distruzione di Israele e la distruzione di Israele è il tassello fondamentale alla costruzione del Califfato universale.

 

2) Gli israeliani sono più forti dei palestinesi, e ci si schiera sempre con i più deboli. La fotografia del bimbo palestinese armato di sasso è la rappresentazione grafica di tutto questo.

In una contesa ci si schiera con chi ha ragione. Schierarsi con chi ha ragione è faticoso: necessita la capacità di studiare la storia, stabilire i torti e le ragioni e include la capacità di pensare e la dolorosa capacità di pensare controcorrente. L’affermazione che in una contesa ci si schiera sempre con il più debole semplifica: basta cercare una foto e vedere chi è il più forte e il più debole. Adesso, per favore, guardate la foto del piccolo balilla palestinese e pensate un attimo. Nei popoli per bene in guerra ci vanno gli uomini, dopo aver messo i bambini al sicuro il più lontano dai carri armati. I palestinesi mandano i loro bambini perché sanno benissimo che coloro che guidano i carri armati faranno di tutto per non fare del male a nessuno. I dirigenti palestinesi mandano i bambini nella speranza che muoiano. I dirigenti di Hamas mettono sistematicamente le rampe su scuole e moschee, perché il sistema di puntamento elettronico israeliano, che colpisce il punto da cui è partito il missile, li centri.

 

3) Hamas, Gaza, è troppo piccola per distruggere Israele.

Un miliardo di islamici riuniti nella loro simpatica Umma ce la potrebbero fare. Si tratta di coagularli tutti insieme in un’unica marea di isterismo omicida, dopo aver spinto l’antisemitismo occidentale a tollerarlo.

La guerra, nei popoli perbene, la fanno gli uomini, dopo aver allontanato il più possibile da sé e dalle proprie spade o rampe di lancio, quello che sono, le donne e i bambini.

I popoli che non lo fanno sono popoli che hanno perso la loro anima, popoli degradati a un’etica ancora più minima di quella dell’alligatore che, lui almeno, la propria prole la difende.

Se la Palestina fosse un luogo lieto e felice sarebbe riuscita la silenziosa pulizia etnica, il massacro di cristiani in Indonesia, Nigeria, Senegal, Kenia, Sudan, Siria e Iraq, o ce ne saremmo accorti? Ci saremmo accorti della pulizia etnica in Sudan e Nigeria, in Iraq e in Siria? Tutte le volte che stiamo per voltarci ci abbrancano e ci mettono la foto del piccolo Balilla palestinese con il suo sasso in mano: guarda qui e non ti distrarre.

Chi ricorda i 200.000 morti di Timor Est? Non diciamo balle. Col fico che ce li ricordiamo. Se non avessero dato un Nobel a due tizi che c’entravano qualche cosa, non ce ne saremmo nemmeno accorti.

Dove sono i cortei per Timor Est? Insieme a quelli per il Sudan. Perché la vita umana vale solo per i bambini palestinesi? I bambini cristiani di Timor Est non li hanno ammazzati bombardando rampe di missili che avevano di fianco. No, mezzi artigianali. I bambini cristiani di Timor est sono stati ammazzati spaccandogli la testa a pietrate. E lo stesso sta succedendo ai bambini cristiani in Siria e a quelli di Mosul. L’Indonesia è stata la prova generale. Non siamo intervenuti lì? Allora vuol dire che massacrare i cristiani va bene, si può continuare ad assassinarli: la cristianità, Papa incluso, ha troppo da fare a piangere i civili palestinesi, che sono meno di un terzo del numero totale dei morti: gli altri sono maledetti miliziani di Hamas, terroristi assassini.

Chi si ricorda cosa è successo a Solawesi, bellissima isola indonesiana, il giorno di Pasqua del 2000? Siamo un anno prima dell’11 settembre. Bush non è nemmeno stato eletto. Il presidente è Clinton che è un tizio che ha usato i cacciabombardieri della Nato per fermare il massacro dei musulmani bosniaci. Chi ricorda che ci fu una specie di Pasqua dei Cristalli, con 700 cristiani ammazzati, bimbi inclusi e le loro botteghe distrutte A Solawesi? Perché non ci abbiamo fatto caso? Per due motivi: primo non c’erano foto e le nostre emozioni sono tarate sulle immagini. I governi talmente fetenti che è un suicidio fare il reporter dalle loro parti, risultano indenni dalle critiche e dalle emozioni. Secondo: eravamo tutti concentrati sul conflitto Israele/ Palestina.

 

L’attacco a Israele e la distruzione dei cristiani sono due elementi fondamentali alla costruzione del Califfato. I bambini di Gaza muoiono assassinati dalla follia dei loro padri affinché sulla scia emotiva della loro morte venga tollerato il progetto di distruzione di Israele e venga dimenticata la mattanza dei cristiani.