Il problema della modernità, la modernità come problema, nasce nell’illuminismo, e questo l’ho capito grazie allo straordinario libro “Guida pettegola al Settecento francese”, libro divertente, facile da leggere, ma contemporaneamente molto profondo.

Il Settecento rinnegò il tempo precedente come spazzatura. La modernità, la necessità di essere moderni, divenne prioritaria. Il francese alla moderna si dice “à la moderne”, e dato che i francesi tendono ad abbreviare divenne “ à la mode”.

Il punto è tutto qui. Fino a quel momento la dualità era stata “ bello “ e “brutto”, e la risoluzione era stata infinitamente semplice: il brutto veniva scartato e si faceva solo il bello. Ogni epoca aveva cioè una sua coerenza estetica, che veniva condivisa da tutti come bella. Il risultato di tutto questo era che capomastri semianalfabeti hanno tirato su capolavori incredibili, oltre che stabili, come la cattedrale di Chartres alla chiesa di Santa Maria di Vezzolano. Se non conoscete queste due chiese cercate le loro immagini su Internet e soprattutto tutta la sequenza di significati spirituali, musicali e astronomici nascosti nell’incredibile bellezza delle loro pietre.

Nelle fotografie dell’Ottocento tutti gli abiti delle donne sono belli: quelli delle operaie e delle contadine, oppure delle cameriere, sono poveri, certo, ma nessuno di loro è brutto. Con la necessità di fare le cose alla moderna, la bellezza non è più una priorità. Prima del settecento quando si costruiva un abito l’unica necessità e che fosse bello. Nel Settecento arriva anche la necessità che sia una cosa mai vista prima, quindi comincia una corsa al rilancio: gli abiti enormemente larghi, le parrucche enormemente alte. Cominciano le cose strampalate. Non è facile trovare qualcosa di nuovo. Trovare qualcosa che sia contemporaneamente nuovo e bello non sempre possibile. Per fare una cosa alla moderna bisogna farle in maniera diversa da come è stata fatta fino a quel momento. Facciamo un esempio: la modista Anna fabbrica un cappellino con i nastri blu e tutti devono averlo. Dopo che tutti hanno comprato il cappellino con nastri blu, per vendere gli altri cappellini la modista Anna inventa un cappellino con sopra nastri arancioni e viola, poi sarà la volta dei cappellini con sopra la frutta in panno, e poi la modista Anna farà un cappellino con sopra la frittata in panno, cioè un orrore.

Noi abbiamo rilanciato tutto questo, estendendola a tutti i campi. Molte delle nostre sfilate sono semplicemente brutte. Molte delle costruzioni contemporanee sono inguardabili, a cominciare dai cosiddetti quartieri dormitorio, molta dell’arte contemporanea necessita di essere “capita” e questo vuol dire che non è arte, perché l’arte deve passare dall’emisfero emozionale non da quello cognitivo. Nel momento in cui l’arte deve essere capita e necessita di cultura non è arte ma un codice di comunicazione. Problema simile nasce per la musica. Se un neonato sente Mozart si addormenta. Se un neonato sente musica dodecafonica si mette a piangere. Le neuroscienze testimoniano che la musica dodecafonica non causa piacere nel nostro cervello.

Quindi per favore usciamo dall’incubo della modernità. Ritorniamo al bello, come unica linea direttiva. Riscopriamo l’umanesimo, la fede nell’uomo e nella bellezza.

La bellezza è verità e la verità e bellezza. Keats, ode a un’urna greca.

E allora anche la bruttezza è menzogna. Che la bruttezza sia il destino dell’uomo, la necessità primaria di un’arte sconfortante, di una musica tristissima, di un’architettura inguardabile è falso.

Nell’arte classica il brutto veniva rappresentato: pensiamo alle rappresentazioni del’inferno di Bosh, alle rappresentazioni della degradazione umana di Shiele in immagini terribili e magnifiche, nella sedicente arte che odia l’uomo e ne vuole il degrado il brutto è mostrato: orinatoi al contrario, escrementi, feci autentiche (ma probabilmente di gesso) o di travertino e così via. L'insulto alla religione e all'uomo è obbligo: coloro che scelgono cosa è arte e cosa no, la biennale di Venezia, per esempio, sono tutti della stessa idea politica e tutti della stessa religione, dato che l’ateismo è una religione, e anche una delle più fanatiche, forse, se contiamo i morti che ha fatto, l’unica religione più fanatica dell’islam. E all'islam si arriva solo dal nichilismo, prima occorre annientare.

La modernità, il tentativo di fare sempre qualcosa di nuovo, è stata straordinaria per la tecnologia. Abbiamo scoperto la possibilità di operare all'interno dell'addome o addirittura all'interno delle coronarie senza aprire il paziente, scarpe, attrezzi e abbigliamento sportivi che hanno dell'incredibile e così via. Poi ci sono computer e smartphone. La tragedia è stata l’arte.

Guardate il quadro del Narciso attribuito a Caravaggio: rappresenta ovviamente Narciso. Questo quadro è stato prodotto mediante una tecnica, è stato pagato in maniera umana. Traduco in parole povere: le opere di Leonardo da Vinci venivano pagate più care delle opere di pittori meno apprezzati, ma venivano comunque pagate secondo un senso logico: un’opera che era costata 100 ore veniva pagata il doppio di una che ne fosse costata 50. Il pittore quindi veniva considerato un essere umano, pagato in maniera umana, che come ogni essere umano doveva conoscere una tecnica grazie al quale produceva un’immagine che era contemporaneamente comprensibile ed emozionante. Se trovassimo la tela del Caravaggio in una soffitta o in uno scantinato, priva di titolo e di cornice, capiremo comunque cosa rappresenta. Un analfabeta proveniente dalle zone rurali dell’India o del Pakistan, che non sappia nulla della nostra civiltà, non riuscirà certamente a scorgere il personaggio di Narciso, che ignora, ma riuscirà comunque a vedere un ragazzo che si specchia e che forma un cerchio con il suo riflesso, dando quindi l’impressione molto forte di qualcuno rinchiuso all’interno di un qualcosa che ha rinunciato guardare all’esterno.

Qui sotto c’è la discrezione di tre opere contemporanee, considerate opere d'arte e pagate come opere d'arte, di cui mi rifiuto di fornire un’immagine. Queste opere non hanno tecnica, nel momento in cui siano fuori contesto, senza titolo fuori da un museo, in uno scantinato in una soffitta, non sono più identificabili come opere d’arte. Sono state giudicate opere d’arte da grandissimi critici. Mi scuso per l’arroganza ma io parecchi di questi critici li conosco personalmente. Volete il loro identikit? Liceo classico passato a spinellare e superato in quanto figlio di qualcuno. Laurea in architettura presa spinellando e presa in quanto figli di qualcuno. Ignoranza assoluta: a malapena distinguono Caravaggio da Giotto, non sono in grado di fare un discorso di più di 30 parole su Dante o Manzoni, della cosiddetta arte interessa solo la quotazione e la quotazione dell’arte e dell’artista è basata solo sul titolo sulle critiche. Il mercato dell’arte è semplicemente un mercato basato sui quattrini fatto da gente che non ha abbastanza coraggio per guadagnare facendo trading o giocando in borsa. E la potenza di questa gente? I vestiti nuovi dell'imperatore. Chiunque affermi che sono un branco di idioti verrà trattato con commiserazione in quanto piccolo borghese che non capisce la trasgressione. Quale trasgressione? La trasgressione per essere una trasgressione seria deve comportare un rischio. Le vignette su Maometto sono una trasgressione. In tutti i casi chiarisco che al di là di ogni ragionevole dubbio io sono in tutto per tutto una piccolo borghese, fiera di esserlo, e se mi avete scambiato per qualcun altro, giuro, non è stata colpa mia. Appartengo alla civiltà a cui appartengo e ne sono fiera. Sono fiera di appartenere una civiltà che ha scritto la Divina Commedia ed eretto la cattedrale di Chartres, e comincio a non tollerare più tutti mediocri e i falliti che su questa civiltà vomitano per sentirsi qualcuno, i Piero Manzoni, i Paul McCarthy, gli Andres Serrano, le ridicole impacchettature dei ridicoli coniugi Christo, e per quanto riguarda le opera di Fontana le trovo deliziosamente decorative e se un Fontana costasse 200 euro, uno in casa me lo metterei, mentre i quadri di Goya mi sconvolgono e quelli di Egon Schiele mi spezzano il cuore. Schiele è trasgressione e i suoi dipinti sono atroci, meravigliosamente atroci. I tagli di Fontana sono ridicoli isterismi. E ora passiamo al tempo: il tempo impiegato dall’artista a fare queste opere è di pochi minuti. Quindi l’artista è una specie di semidio che ci vende il suo tempo in cambio di cifre astronomiche. Non è nemmeno più un essere umano come lo erano invece Leonardo da Vinci e Raffaello, che erano pagati secondo standard umani. La mancata correlazione tra il tempo necessario e il pagamento è un segno gravissimo di dissociazione psicotica della società; le psicosi possono essere fenomeni di massa. Questo tipo di arte, è una dissociazione psicotica.

La prima e la seconda opera che riporto sono ambedue escrementi: la prima è fatta di escrementi veri, la seconda di escrementi di travertino, e sono state pagate coi quattrini dei contribuenti italiani, inclusi quelli dei piccolo borghesi, io in primis, che questa arte non la capiscono. L’arte non si impone al popolo, è un’idea da dittatura, un’idea paternalistica e dittatoriale.

“Nel 61 la biennale di Venezia espose dopo averli pagati con i soldi dei contribuenti gli escrementi in barattolo dell’artista Piero Manzoni. Merda d’artista è il titolo di un'opera dell'artista italiano Piero Manzoni. Il 21 maggio 1961 l'autore sigillò le proprie feci in 90 barattoli di latta, identico a quelli per la carne in scatola, ai quali applicò un'etichetta, tradotta in varie lingue, con la scritta «Merda d’artista. Contenuto netto gr. 30. Conservata al naturale. Prodotta ed inscatolata nel maggio 1961». Sulla parte superiore del barattolo è apposto un numero progressivo da 1 a 90 insieme alla firma dell’artista. L'artista mise a questi barattoli il prezzo corrispondente per 30 grammi di oro, alludendo al valore dell'artista che grazie ai meccanismi commerciali della società dei consumi poteva vendere al valore dell'oro una parte di se stesso.

Con la presentazione di un oggetto quotidiano ma caricato di nuovo significato l’opera rivela retaggi neodadaisti. L'artista inoltre elabora la poetica del Nouveau réalisme soffermandosi sulla figura dell'artista, tema centrale della ricerca di Manzoni.

Con questa opera così provocatoria Piero Manzoni voleva svelare i meccanismi e le contraddizioni del sistema dell’arte contemporanea. Questa "protesta" continuò tramite le sue azioni, ad esempio quella di firmare modelle vive e nude o quella di dare uova sode con sopra le proprie impronte digitali.

La scatoletta è diventata un vero e proprio manifesto della sua epoca, contrastando le assurdità artistiche in quanto qualsiasi prodotto veniva premiato e considerato arte non per il valore intriseco, la capacità dell’artista o ciò che suscitava, ma solo dalla notorietà dell’artista.

La critica ha visto la scelta di confezionare le feci come una protesta verso gli artisti che vedevano nell’arte un mezzo di eternarsi. Con quest'ottica l’opera diventa un reliquiario che contiene un ricordo "prezioso" del maestro da venerare come sacro”.

(da Wikipedia)

Ma veramente riuscite a leggere queste righe senza sentirne il ridicolo? Ci riuscite? Non vi fate illusioni: credete di essere colti e trasgressivi. Rileggetevi Andersen. E anche Orwell: non è trasgressione, solo bispensiero.

“ E poi c’è la maxi-cacca di, una delle opere più discusse della Biennale internazionale di scultura che è stata inaugurata qualche anno fa a Carrara. Il maxi-escremento, realizzato in travertino di Rapolano (Siena), è stato piazzato in corso Roma davanti alla sede centrale della Cassa di Risparmio di Carrara. L'artista statunitense l'ha voluto collocare davanti ad una banca per "combattere il capitalismo", come ha detto lui stesso nei giorni scorsi” da La Repubblica.

L’artista doveva combattere il capitalismo, peccato che l’artista sia stato pagato con i soldi dei contribuenti italiani non con noccioline ma con vero denaro e tanto, che lui avrà messo in una banca. Perché le trasgressioni dei cosiddetti artisti, signori, le loro provocazioni, sono puro distillato di immondi nanetti, di piccoli narcisi che ci fanno dispetti facendo cacche pipì sul salotto buono, così dimostrano che il denaro è sterco del diavolo, e se la fanno pagare migliaia di dollari o euro. E anche dove escrementi e feci non ci siano, dove l’opera d’arte sia la bandiera americana con le stelline sostituite dai teschi, l’arte non c’è. È un tizio che mi sta esprimendo le sue idee politiche usando un codice. Se volete avere un’idea dell’arte Paul McCarthy, mi rifiuto di portare le foto, andate su Google immagini e digitate il nome dell’autore. Come mi rifiuto di descrivere opere d’arte fatte con corpi umani scuoiati e mummificati (Gunther von Hagens). Non c’è limite: qualsiasi cosa venga fatta il critico che dica che quella roba lì è arte, parlando come una parodia di Woody Allen, che a sua volta è una parodia, si trova.

E ora arriviamo al terzo il più nauseante, il crocifisso immerso nell’orina dell’artista.

Piss Christ (in italiano "Cristo di piscio") è una fotografia realizzata nel 1987 dal fotografo statunitense Andres Serrano. La foto raffigura un piccolo crocefisso di plastica immerso in un bicchiere di vetro contenente l’urina dell'autore. L'opera ha vinto, nel 1989, il premio Awards in the Visual Arts messo in palio dal Southeastern Center for Contemporary Art e sponsorizzato dal National Endowment for the Arts, un ente governativo statunitense che tutela e finanzia progetti a cui è riconosciuta un’eccellenza artistica (da Wikipedia).

Per quanto riguarda l’ultima opera descritta, mi sono limitata a riportare Wikipedia. Notate la trasgressione. Quale trasgressione? Se non siete credenti il crocifisso è il simbolo di un uomo torturato a morte per le sue idee, un supplizio atroce usato di nuovo a Dachau e ora in Iraq. Negli ultimi 60 anni i cristiani sono stati massacrati a milioni nei lager e nei lagoi, sono braccati come cani a Mosul. Dove è la trasgressione a ingiuriare dei perseguitati? Nel 600 era pericoloso e credo, chiedo scusa per l’arroganza, che se fossi vissuta nel 600, io avrei fatto parte dei trasgressivi, e avrei sfidato l’inquisizione, e io gli attributi per salire sul rogo insieme a Giordano Bruno probabilmente li avrei avuti (meglio non essere sicuri). Ma in un mondo dove la parola cristiano è una condanna a morte, opere come queste sono le farneticazioni dei vili e chiunque le abbia approvate fa parte della categoria.

E ora un’ultima informazione sulla parola snob. Perché è tutto qui: questo tipo di arte è puro snobismo, un codice con cui gli affiliati al gruppo riconoscono altri affiliati al gruppo, una trasgressione continua dove si vuole scandalizzare i borghesi. Non immaginate la noia che mi ispirano trasgressivi. E dal ‘68 che li sopporto, loro e le loro trasgressioni sterili fatte alle grasse democrazie che li sopportano, mentre scodinzolano davanti a le più immonde dittature. Non li reggo più i miserabili artisti che mi mostrano le contraddizioni della società dei consumi dove sguazzano. Ce li avete gli attributi per mostrarne le contraddizioni della civiltà che costringe al matrimonio una bambina di 12 anni? Non ce li avete? Allora non vi azzardate a criticare la mia.

La parola snob è un acronimo.

S ine NOBilitate

Vuol dire sine nobilitate, senza nobiltà. Questa sigla si scriveva nelle grandi università inglesi vicino ai nomi di coloro che non erano conti e marchesi di nulla, e oggi indica quelli che sono conti e marchesi del nulla, quelli che hanno il grandissimo coraggio di trasgredire all’interno di democrazie che li sopportano per migliaia e migliaia di dollari o di euro: riguardatevi il quadro del Caravaggio. E rileggetevi la fiaba dei vestiti nuovi dell'imperatore. Credete davvero le impacchettature dei coniugi Christo e gli escrementi in travertino siano arte? Ma davvero ci avete creduto? Ma bimbi! Poverini: avete ceduto a una psicosi di massa. Cosa vi ha fregato? Il narcisismo. Pur di sentirvi superiori ai piccoli borghesi, pur di non voler far parte dei questa categoria esposta al pubblico disprezzo molto più d terroristi e spacciatori, pur di sentirvi colti avete accettato una dissociazione dalla realtà.

E qui capisco la domanda: in un momento in cui la N di nazareno è una condanna a morte, perché diavolo ci occupiamo di idiozie, come le farneticanti opere d’arte che ho descritto.

Perché le civiltà non muoiono per assassinio, ma per suicidio. Il problema non è che l’islam sia assassino, ma che noi ci stiamo suicidando.

Se la piantiamo di suicidarci, se cominciamo a sputare in faccia a chi ha fatto Piss Christ e a chi lo ha osannato, se recuperiamo i nostri valori, l’islam lo fermiamo e lo battiamo in due settimane, perché l’islam è una barzelletta e fa paura solo a noi imbecilli che abbiamo deciso di non combatterlo. Il massacro dei cristiani a Mosul, nasce da Piss Christ, dagli escrementi autentici o in travertino. Questa non arte, perché è mostrare non rappresentare, è una civiltà che rinnega sé stessa.

Questa arte disumana è atea, e l’ateismo è la più fanatica delle religioni.

La bellezza è verità, la verità è bellezza, perché nella bellezza, nella capacità dell’uomo di capirla c’è un messaggio divino.

Se ritorniamo a essere intelligenti, l’islam integralista, i salafiti, il califfato, come accidenti si chiamano tutti gli altri si scioglieranno come si scioglie il buio quando arriva la luce.

Vogliamo essere trasgressivi e provocatori, veramente trasgressivi e provocatori? Portiamo il simbolo dei cristiani di Mosul.