Le variabili che metteremo a confronto per riuscire a dimostrare che il debito pubblico cresce nel tempo non solo in funzione della spesa pubblica corrente (ovvero senza la componente di spesa per interessi) ma   per via dell’ammontare di interessi che si è chiamati a pagare dal momento che ci indebitiamo emettendo titoli e non stampando moneta, sono:

DEBITO PUBBLICO

SPESA PUBBLICA CORRENTE (SENZA LA COMPONENTE D’INTERESSI)

PIL

I dati sono stati ordinati nella seguente tabella:

 

Debito pubblico

PIL

Spesa corrente

Deb / PIL

Spesa / PIL

Spesa / Deb

 

 

 

 

 

 

 

1990

668

701

302

95,30%

43%

45%

2001

1360

1256

522

108,20%

41,50%

38,30%

2011

1940

1580

719

122,80%

45,50%

37%

fonte: dati ISTAT

 

 

 

 

 

 

Iniziando a considerare il più famoso tra i rapporti, Debito/ PIL osserviamo che questo nel 1990 era pari  al 95,3% e nel 2011 è arrivato al 122,8% ( oggi , nel 2012 sappiamo essere ben sopra il 125%).

Da questo indice vediamo solo che, come unica indicazione, il debito cresce ad un ritmo superiore alla crescita del PIL; praticamente non ci dice molto.

Passiamo a considerare il secondo indice, il rapporto tra Spesa Corrente/ PIL.

Osserviamo che mentre nel 1990 la spesa corrente rappresentava circa il 43% del PIL, nel 2011 tale percentuale è salita al 45,5%. Anche da questo indice non si ricavano sensazionali indicazioni; si verifica semplicemente che la spesa corrente in Italia si attesta su valori alti, ma non sembra che abbia avuto un incremento significativo se raffrontata al PIL. ( è sempre rimasta intorno al 43%)

Lo studio del terzo indice è quello più interessante perché permette d’individuare una variabile decisiva e critica riguardo la formazione del debito, che si può verificare sia in termini percentuali che in termini di valori assoluti.

Infatti osserviamo che il rapporto tra l’ammontare della Spesa Corrente ed il Debito passa dal 45% del 1990 al 37% del 2011. In pratica, la spesa pubblica rappresenta una sempre minor componente del Debito pubblico che peraltro, aumenta molto più velocemente e la ragione di ciò risiede nel fatto che ogni anno si cumulano interessi passivi sul debito a tassi ben al di sopra del tasso d’inflazione. Quindi, la spesa fatta dallo Sato per finanziare la scuola, la sanità, la sicurezza,gli apparati statali è una percentuale sempre in diminuzione rispetto al Debito pubblico.

In termini assoluti poi, l’innegabile responsabilità dell’interesse nell’incrementare diabolicamente il debito è ancora più evidente.

La Spesa pubblica è cresciuta dal 1990 ad oggi di 417 miliardi di euro; il Debito invece è salito di 1272 miliardi!!! 3 VOLTE DI PIU’!!

Lo ripetiamo ancora:IL DEBITO CRESCE SOPRATTUTTO PER VIA DEGLI INTERESSI E NON PER COLPA DELLA SPESA FUORI CONTROLLO, DELE RUBERIE, DELLA CORRUZIONE, DEL FINANZIAMENTO AI  PARTITI, DELL’EVASIONE FISCALE…

Ovviamente sprechi e malversazioni debbono essere limitati e combattuti, ma se non si deciderà ad eliminare la crescita dell’interesse sul debito, ogni sforzo sarà inevitabilmente inutile ( infatti nonostante gli avanzi primari di bilancio di questi ultimi anni, il debito sale sempre) 

 La ragione di ciò sta nel fatto che lo Stato s’indebita per finanziare la spesa, mentre potrebbe ,emettendo moneta , finanziarsi a costo zero .

Questo però fino a che resteremo nell’Euro sarà impossibile ed il nostro Debito è destinato a restare incomprimibile, obbligandoci a pagare imposte sempre maggiori per far fronte agli interessi passivi maturati.

Allego uno studio fatto sul debito francese che mette a confronto il debito attuale della Francia con quello che avrebbe avuto se avesse emesso moneta anziché titoli di stato (OAT) per finanziare la spesa pubblica.

Il risultato è fin troppo evidente:

 

Il rapporto debito/PIL  della Francia anziché essere del 90% sarebbe del 9%. Niente austerity,bassa tassazione , bassa inflazione, stesso se non migliore livello della qualità dei servizi: noi vogliamo realizzare questa visione del mondo e della  società dove tutto dovrebbe ruotare attorno alle persone ed i loro bisogni,, relegando la moneta e la finanza al servizio della collettività.

L’ euro sta per giungere al capolinea; ci sarà una ultima fase di rafforzamento dell’euro verso dollaro che lo  porterà  fino al valore di 1,475 che rappresenterà, con estrema probabilità, il segnale di vendita totale degli asset denominati in euro. Siamo destinati a tornare nel tempo ad un rapporto €/$ di 0,7; tanti sacrifici, tanta sofferenza non saranno valsi a nulla. Abbiamo solo da guadagnare nell’anticipare quella che è una fine già scritta; ogni giorno in più significa aziende che chiudono, imprenditori sul lastrico, lavoratori disoccupati, consumi in diminuzione,aumento dell’imposizione fiscale,limitazioni alla libertà. Basta perdere tempo!

Viva l’Italia.

Viva Io Amo l’Italia.