Il sistema bancario attraverso prestiti e finanziamenti e lo Stato attraverso deficit di spesa creano la moneta a favore degli investimenti e del risparmio privato. La questione della creazione di moneta da parte del settore bancario è centrale per la comprensione della situazione economica attuale. La consapevolezza che le banche sono enti “speciali” perché hanno il potere di creare moneta non è una recente teoria avanzata da qualche professore universitario reazionario, incline al sabotaggio del sistema, ma è un concetto noto da anni.

Quando le banche erogano prestiti ai clienti, creano il denaro attraverso un accredito dei loro conti”, Sir Mervyn King, Governatore della Banca di Inghilterra

L'essenza del sistema monetario contemporaneo è la creazione di denaro, dal niente, da parte delle banche private attraverso i prestiti che erogano (che spesso si rivelano stupidi)”, Martin Wolf, editorialista ed economista del Financial Times

Trattare il sistema bancario come fosse un qualsiasi altro settore industriale al pari di chi produce plastica, acciaio, manufatti è stato un grave errore. La finanza ed il settore bancario non producono beni e servizi, ma facilitano l’intermediazione e lo scambio di questi attraverso la creazione di moneta che altro non è se non una convenzione sociale, una creazione contabile.

Compreso quindi che le banche commerciali creano denaro dal nulla mediante la creazione di depositi, un ulteriore decisivo aspetto consta nell’analizzare la destinazione del credito erogato; cosa hanno finanziato le banche negli ultimi anni?

Dal grafico si nota come la qualità del credito erogato negli ultimi anni dalle banche commerciali è stato indirizzato verso la componente improduttiva del sistema, determinando una sopravvalutazione degli asset immobiliari e finanziari.

Al finanziamento del settore produttivo, imprese, ricerca, attività commerciali sono arrivate meno del 15% delle risorse complessivamente erogate; troppo poco per permettere al sistema di reggere la spirale crescente del debito e dell’interesse.

La crisi economica attuale discende proprio da questo meccanismo di indebitamento sbagliato e non dal fatto che c’è evasione, che i politici hanno rubato, che c’è una dimensione anomala della spesa pubblica. Fenomeni tutti reali ma che non sono la causa di questa crisi che ci sta conducendo ad una Depressione economica stile Anni ’30.

In Italia, tanto per capire, il trend degli impieghi nel settore delle costruzioni ha continuato a crescere fino al 2011 (cioè il settore edile è entrato in crisi nel 2008 in modo evidente, ma le banche han continuato a foraggiare un settore decotto fino al 2011), come si evidenzia dal grafico sottostante:

Per un lungo, lunghissimo periodo il finanziamento delle imprese di costruzioni è stato l’attività principale e trainante dell’intermediazione creditizia. I mutui ai costruttori erano considerati dalla banca il modo più veloce e complessivamente facile per aumentare gli impieghi di importi consistenti con un rischio relativamente basso, in quanto le ipoteche iscritte su terreni e immobili erano sempre in partenza il doppio del valore del finanziamento, basandosi sulla certezza che palazzine, villette o centri commerciali sarebbero stati venduti con un elevato profitto da parte del costruttore.

Nel business delle costruzioni per la banca c’era una filiera di ricavi che partiva dal finanziamento dei lavori, al frazionamento dei mutui successivo all’atto di acquisto del privato, alla vendita di polizze assicurative. E gli impieghi sono sempre saliti. E pure i prezzi delle case creando la bolla!!

In aggiunta a ciò, agli imprenditori del settore costruzioni non è mai stato chiesto quello che è stato ai loro colleghi dell’industria manifatturiera sul capitale e anche sui costi. Il capitale delle decine di migliaia di srl costituite per ciascuna opera era irrisorio. Tutto era basato sul valore dell’immobile e dell’ipoteca. I costruttori hanno sempre ragionato sui progetti sapendo che i soldi li metteva quasi tutti la banca e si sono abituati a intascare un profitto medio del 30% sui costi di costruzione, ma con una leva finanziaria spettacolare. Questo valeva sia per i grandi palazzinari come per le piccole imprese.

Il risultato è stato il raddoppio dei prezzi degli immobili, l’erogazione di mutui a tassi irrisori e la creazione di un debito privato che nel corso degli ultimi anni è quasi triplicato. Tutto questo che senso ha? Che logica ha far triplicare i costi per comprare la casa?

Tutta questa bolla è stata gonfiata dalle banche fino al settembre 2011 ed ora, solo adesso, inizia a sgonfiarsi ed i prezzi degli immobili sono ancora almeno un 30% superiori a quelli reali.

In pratica, nel settore Famiglie-Imprese, che ricordiamo, non ha la capacità di creare la moneta, ma solo di scambiarla, si genera un flusso di debito che ha origine con l’indebitamento iniziale dell’impresa edile pari a 100 per costruire a fronte di garanzie irrisorie. Poi, si indebitano le famiglie per compare a prezzi gonfiati per 200 che permettono alle imprese di estinguere il debito originario verso le banche, ma segnano un incremento improduttivo del debito privato del settore privato, erodendo il reddito delle famiglie e la loro capacità di spesa. Il fatto che le banche abbiano fornito mutui a basso costo e con minime garanzie alle famiglie, le ha indotte ad indebitarsi sempre più, convinte che l’investimento immobiliare fosse sicuro e remunerativo (in effetti i prezzi hanno continuato a salire vertiginosamente….fino al crack!). Il debito è aumentato ma non per creare ricchezza, ma solo per acquistare un “asset improduttivo”, la casa. Diverso sarebbe stato se piuttosto che finanziare l’immobiliare, il settore bancario avesse investito sulla produzione di acciaio, carta, vetro, macchinari. In quel caso l’investimento avrebbe portato ad un aumento della produzione, quindi dell’occupazione e della ricchezza del sistema. Ciò avrebbe indotto un incremento della domanda di beni e servizi di cui in parte avrebbe potuto giovare anche l’immobiliare, certamente a prezzi inferiori rispetto a quelli determinati dalla bolla.

Il punto chiave da capire è che la creazione di moneta non può essere demandata al settore bancario, ma deve tornare allo Stato; oggi a causa del comportamento delle banche ci ritroviamo con un debito complessivo spaventoso, che erode il reddito dei cittadini a causa degli interessi sullo stesso che rappresentano un costo improduttivo per il sistema generando maggiori costi e perdita di potere d’acquisto per i cittadini.

L’aver considerato il sistema bancario come fosse un qualsiasi altro settore industriale è stato un errore fatale: aver permesso alle banche commerciali di creare moneta dal nulla sotto forma di depositi bancari sta portando l’economia reale al collasso a causa di un livello d’indebitamento fuori controllo. Oggi il 90% della moneta è creata come debito dalle banche commerciali mediante prestiti e mutui.

Avere da un lato liberalizzato il sistema bancario e dall’altro averlo garantito dal rischio di fallimento, ha permesso alle banche d’incrementare il credito del 8-10% l’anno, finanziando principalmente il settore immobiliare, finanziario e del credito al consumo. Solo il 10% è stato destinato a finanziare l’economia reale, quella che produce ricchezza ed occupazione.

E’ tempo di cambiare; di tornare ad un robusto controllo del settore bancario operato dallo Stato per mezzo della Banca d’Italia. Ciò non significa necessariamente “nazionalizzare” il sistema bancario, ma far si che possa essere parte di un processo di sviluppo organico di un paese finanziando ed operando in modo “responsabile” il settore industriale e produttivo, evitando di produrre inutili bolle speculative (come quella immobiliare).