Ci siamo arrivati; forse c’è un provvedimento che accelererà la fine di questo maledetto Euro!! E’ di qualche giorno fa lo studio condotto da Nomisma in cui si riprende l’idea di un prelievo forzoso del 10%  (leggasi patrimoniale) sugli investimenti finanziari, lasciando per il momento fuori dal computo per la base imponibile, gli immobili.

Avevamo già accennato a questa proposta avanzata nello scorso ottobre dal FMI; il documento nel quale era  inserita l’idea  è il Fiscal Monitor dell’Ottobre 2013, un testo di circa 106 pagine dove a pagina 49 si trovava il suggerimento in tema di  tassazione del FMI:

Ebbene, dopo aver spremuto all’inverosimile lavoratori ed imprese, dopo aver artificialmente sottratto moneta al sistema economico riducendo il credito bancario al settore privato (famiglie ed imprese), dopo aver indotto il Parlamento nazionale a legarsi il cappio al collo inserendo in Costituzione il Fiscal Compact e la folle idea del pareggio di bilancio, ora stanno programmando di raschiare il fondo del  barile attraverso  la patrimoniale sui depositi. E se la proposta andrà avanti, state pur certi che il 10% non sarà sufficiente!

Lo studio di Nomisma  evidenzia quanto segue

 ““Si stima che la ricchezza liquida delle famiglie italiane – al netto di attività reali, titoli di stato e partecipazioni in società di persone – sia pari a circa 2.400 miliardi. Si può, inoltre, stimare che Il 47,5% di questo ammontare, ovvero 1.130 miliardi, sia posseduto dal 10% più ricco delle famiglie italiane – si legge nell’editoriale della newsletter di dicembre di Nomisma scritto da Modiano e dal capo economista Sergio De Nardis -. Un prelievo una tantum del 10% su questa fascia darebbe luogo a un gettito di entrate per lo stato di 113 miliardi di euro, 7 punti percentuali di PIL, da distribuire a favore delle famiglie più povere e delle imprese”.

Inoltre secondo gli autori, “se questa tassa sul patrimonio venisse pagata in quattro rate annuali di 28 miliardi, il bilancio pubblico potrebbe fornire uno stimolo equivalente nell’arco di un quadriennio all’economia, modificandone il sentiero di crescita. Gli effetti positivi sul PIL deriverebbero dal fatto che il trasferimento di risorse a favore delle famiglie disagiate e delle imprese stimolerebbe aumenti di domanda (interna ed estera) largamente superiori alla contrazione dei consumi a cui andrebbe incontro il decile di famiglie più ricche”.

Quello che appare evidente è il tentativo di creare un flusso di reddito da destinare alle fasce più deboli della popolazione ed al settore economico, ma l’entità di questo è decisamente insufficiente. Infatti, se ogni anno lo Stato “preleva “ dal settore privato circa 40 miliardi (grazie all’avanzo primario di bilancio) ed il settore creditizio riduce il credito di altri 60, al sistema Famiglie-Imprese vengono a mancare  circa 100 miliardi l’anno che non possono essere compensati con una patrimoniale del 10% sulle attività finanziarie il cui contributo sarebbe di soli 28 miliardi (la tassa patrimoniale  dovrebbe essere di almeno il 30%!). Dunque così com’è, questa patrimoniale risulterebbe inutile e vessatoria.

Inoltre, non si comprende come dovrebbe avvenire tale redistribuzione a favore dei più disagiati; se attraverso assegni e sussidi, tagli alle imposte, buoni famiglia,reddito di cittadinanza … insomma le idee sono al momento abbastanza confuse. Il modo in cui questa “ricchezza “sarà poi ripartirà è determinante:

infatti una cosa è tagliare le imposte alle imprese ed  ai lavoratori e quindi rimettere in moto il ciclo produttivo-industriale, altro è garantire un reddito minimo con cui sopravvivere ma che non produce effetti positivi duraturi  sul sistema economico industriale  (reddito di cittadinanza  su cui, per inciso, siamo convintamente contrari). 

La nota interessante di questo ragionamento basato sull’applicazione di una “patrimoniale” sui redditi più alti sulla base della ricchezza finanziaria, genera  una serie di conseguenze.

In primo luogo, l’applicazione dell’imposta (per il momento è allo studio un’aliquota del 10%, ma dovrà essere  molto superiore alla fine) porterà una diminuzione di ricchezza delle fasce più agiate, paragonabile a quella che si determinerebbe uscendo dall’Euro e tornando alla Lira.

In secondo luogo, nulla impedisce  al Governo d’istituire nuove tasse e  balzelli anche sulle rendite immobiliari che per il momento sono fuori dalla ipotesi di patrimoniale. Quindi la Patrimoniale al quadrato!! Roba da matti!!

Parliamoci chiaro, la ricchezza finanziaria degli italiani è comunque destinata a ridursi, sia restando nell’Euro che uscendo da questo  per tornare alla Lira, con la leggerissima differenza che nel primo caso, saremo sempre ostaggio della Troika,dei  mercati e delle banche (quindi oggetto di tasse, patrimoniali e imposte di ogni genere), mentre tornando alla nostra valuta nazionale potremmo immettere nel circuito economico moneta per 150-200 miliardi di euro al fine di far ripartire l’economia, senza patrimoniale ed anzi riducendo sensibilmente le imposte a carico delle famiglie e delle imprese.

La ricchezza degli italiani è oggi tra le più alte come si evince dal seguente grafico:

L’Italia ha un economia depressa, ma ha ancora una ricchezza finanziaria di circa 8400 miliardi. Questo dato sconta però il fatto che è misurata in Euro, una valuta che non riflette l’economia italiana e dunque sovrastimata probabilmente di un 20-30%.

La rottura dell’Euro ridimensionerà il valore esterno della ricchezza finanziaria, ma anche restando nell’Euro questa andrebbe comunque a ridursi considerevolmente se l’economia reale sottostante si sgretola come sta avvenendo oggi. Si ridurrà comunque, dentro o fuori dall’euro.

Per fare un esempio di quanto fittizia ed effimera sia la ricchezza finanziaria, è sufficiente  pensare al piccolo crollo delle quotazioni del mercato immobiliare che rappresenta una quota considerevole della ricchezza degli italiani; quanti  oggi riuscirebbero a vendere gli immobili di proprietà ad un prezzo soddisfacente, maggiore od uguale al prezzo d’acquisto? Neppure le banche sembrano più intenzionate ad accettare indiscriminatamente immobili a titolo di garanzia per prestiti, mutui, finanziamenti.

Per concludere, se questa proposta di patrimoniale andrà avanti, il sostegno all’Euro, anche delle classi più agiate verrà meno e ritengo probabile una accelerazione della sua fine. Ogni soluzione per restare nell’Euro costerà molto cara, ben più del 10% ipotizzato da Nomisma e  dal FMI; l’unica via di salvezza del nostro Paese è uscire da questa truffa chiamata Euro e tornare ad essere padroni del nostro destino.

Uscire dall’euro, liberarsi dalle sue sovrastrutture significa poter realizzare politiche espansive, monetizzando il deficit ( senza pagarvi interessi), ridurre le imposte nella misura di 150 miliardi di euro, sottrarsi al ricatto dei mercati finanziari e dello spread eliminando l’emissione dei BTP.

Non possiamo e non dobbiamo arrenderci a questo sistema finanziario truffa, che impoverisce l’economia reale a favore della rendita bancaria.