La scorsa settimana si è svolto un incontro dal titolo “La sostenibilità del debito pubblico” promossa dalla società di gestione AcomeA  e dalla Fondazione Corriere della Sera .

Erano presenti economisti del calibro di:

  •  Paolo Manasse, professore di Macroeconomia e Politica Economica Internazionale presso l’Università di Bologna;
  • George Papaconstantinou, ex ministro delle Finanze della Grecia (2009-2011);
  • Lucrezia Reichlin, Direttore del dipartimento di Economia della London Business School, è stata Direttore Generale della ricerca presso la BCE;
  • Guido Tabellini, professore di Economia Politica ed ex rettore dell’Università Bocconi;
  • Charles Wyplosz, professore di Economia Internazionale presso il Graduate Institute di Ginevra.

Si è parlato di sostenibilità del debito pubblico, in modo particolare di quello italiano e delle possibili strade per “abbatterlo”.

Le alternative poste sul tavolo sono state quattro:

1 – ristrutturazione del debito stile Grecia (ovvero default parziale);

2 – promuovere la crescita economica attraverso l’allentamento degli attuali vincoli di bilancio europei e individuare ricette di politica economica mirate a promuovere lo sviluppo;

3 – rinunciare a riforme strutturali e proseguire nelle piccole manovre di aggiustamento di bilancio, fintanto che il mercato accetterà questa situazione;

4 – uscita dall’euro, ritenuta una soluzione praticabile solo dal Prof. Tabellini.

La questione è stata dibattuta e la sintesi unanime cui si è giunti è che se si vuole restare nell’euro, senza avere la possibilità di creare moneta, con crescita economica zero, il default è inevitabile, fisiologico.

Riproponiamo un grafico che sintetizza bene le grandezze in esame: tasso d’interesse sul debito e crescita economica dell’Italia.

Ogni anno  il debito pubblico italiano cresce, sia che l’economia vada bene, sia che vada male del 3,4%, cioè di 70 miliardi.

Non c’è comunque di che preoccuparsi; il buon Renzi tornato dal suo tour europeo ci salverà.

Vediamo come potrebbe essere raccontata la fiaba renziana:

la Merkel, sensibile al fascino dell’Ologramma, decide che l’Italia e gli italiani  meritano di essere aiutati, permettendo la realizzazione di deficit del 5 forse anche 6% l’anno. L’economia potrebbe risollevarsi un pochino, l’inflazione crescere di qualche punto percentuale, ma i  titoli del debito pubblico italiano (BTP), che oggi quotano 125, potrebbero rapidamente perdere 40, 50 punti base.

Chi detiene oggi i BTP? Le banche italiane ne hanno circa 450 miliardi ed una perdita di 40 punti base dei loro corsi genererebbe perdite di almeno 80/100 miliardi di Euro.

Ciò tuttavia non sarebbe un disastro dal momento che la BCE potrebbe intervenire direttamente od indirettamente salvando il sistema bancario nel suo complesso.

L’effetto secondario di un allentamento delle politiche di austerity, sarebbe la ripresa dei consumi, dunque delle importazioni ed il conseguente peggioramento della nostra bilancia commerciale. E questo automaticamente significa una crescita del debito estero .

Detto debito verrebbe automaticamente finanziato tramite TARGET2 da Germania, Olanda, Lussemburgo, che verrebbero dunque a ritrovarsi in una situazione simile a quella precedente la salita al potere di Monti del 2011.

Proprio nel novembre 2011 venne imposta l’austerity al solo scopo, non di migliorare i conti dello Stato, ma di ridurre il deficit estero dell’Italia permettendo ai paesi del Nord Europa di riavere indietro i loro crediti.

Compreso ciò, credete ancora alle favole di Renzi e dei media? Pensate davvero che i tedeschi siano disposti a finanziare all’infinito i nostri acquisti?

In realtà, dopo il suo tour europeo, l’Ologramma ha di fatto conseguito un inasprimento e non un allentamento dei vincoli sui conti dell’Italia, come sottolinea anche “Repubblica.it” : “La novità passata sottotraccia nel vertice appena concluso è che la proposta del governo di rinviare il pareggio di bilancio per ora è stata respinta. Addirittura i leader, incluso il premier Matteo Renzi, hanno dato il loro "endorsement" (appoggio, approvazione) a un documento ufficiale che raccomanda all'Italia di fare l'opposto di ciò che aveva chiesto: il pareggio già l'anno prossimo, non nel 2016. Quella raccomandazione contiene una sorpresa importante, perché è più intransigente persino di quanto suggerito dalla Commissione europea. Quest'ultima aveva chiesto all'Italia il due giugno: "Nel 2015 (bisogna, ndr) rafforzare in modo significativo la strategia di bilancio per garantire le esigenze di riduzione del debito". Quel testo ora è stato inasprito e ieri i capi di Stato e di governo hanno dato il loro "endorsement" al più alto livello politico-legale in Europa. Il testo ora recita: "Nel 2015 (...) Il Consiglio raccomanda all'Italia di garantire le esigenze di riduzione del debito e così raggiungere l'obiettivo di medio termine (il pareggio di bilancio strutturale, ndr)". Non solo. Si chiede anche di "assicurare il progresso" verso il pareggio già nel 2014. In sostanza si chiede una maggiore correzione dei conti già quest'anno e si respinge la richiesta di slittamento del pareggio per il prossimo.”

Spiace riconoscerlo, ma siamo davvero in mano a  dei traditori della Patria, indifferenti alle sofferenze indotte artificialmente a tutto un popolo, alla sua economia e corresponsabili di questa logorante, lunga ed inarrestabile depressione.

Non c’è via d’uscita restando nell’euro.