Sempre più spesso si ascoltano in televisione,sui giornali, alla radio, racconti e testimonianze su come fosse coinvolgente ed appassionante l’aver potuto vivere per una intera generazione il periodo che va dal 1950 al 1963 che vide l’Italia crescere e consolidarsi come realtà moderna ed industriale.

Per rendersi conto dell’entità di tale cambiamento è sufficiente dare un’occhiata ai principali parametri economici riportati nella tabella qui sotto, dai quali si può notare come durante quegli anni indicatori importanti come il Pil e i consumi crebbero all’anno in media del 7,5%, gli investimenti industriali del 15,6% mentre le importazioni e le esportazioni addirittura del 25,92% e del 23,46% (con un forte incremento soprattutto nell’intervallo tra il 1958 e il 1963).

 

Il ricordo di quegli anni stride assai con la realtà attuale, fatta di disoccupazione, perdita di fiducia, precarietà, paura per il futuro.

Durante il periodo antecedente la seconda guerra mondiale lo sviluppo del sistema economico italiano era stato frenato da vari fattori come la sovrappopolazione rurale, la chiusura relativa dei mercati esteri e la scarsa dotazione di materie prime.

Fu grazie al superamento di questi scogli, al contributo delle politiche monetarie (ovvero deficit di bilancio monetizzati dalla Banca d’Italia) ed economiche dello Stato e all’iniziale impulso degli aiuti provenienti dal Piano ERP, che l’Italia poté uscire dal periodo di stagnazione economica successivo alla seconda guerra mondiale ed intraprendere il suo percorso di sviluppo.

La politica creditizia posta in essere in quel periodo, attraverso la concessione di prestiti a tasso agevolato, contributi a fondo perduto, agevolazioni fiscali e incentivi all’esportazione, aveva lo scopo di aiutare la crescita delle imprese. I risultati non furono del tutto soddisfacenti ed ebbero natura sostanzialmente transitoria, non riuscendo ad imprimere una reale innovazione nei cicli di produzione, amministrazione e vendita delle imprese.

Il sovrappopolamento rurale divenne un vantaggio per le imprese: i continui flussi di lavoratori dalle campagne alla città e il conseguente trasferimento di una gran parte della manodopera dal settore agricolo a quello industriale permisero alle aziende di poter contare stabilmente su di un’ampia offerta di lavoro a basso costo.

Anche la presenza di organizzazioni come la CECA pose le basi per una futura convivenza pacifica all'interno dell'Europa in quanto le fu affidato il coordinamento della produzione di carbone e acciaio dei vari paesi, in particolar modo quella del Bacino del Ruhr, che era stata oggetto di numerosi conflitti. La Ceca favorì i paesi aderenti attraverso la vendita delle materie al di sotto del prezzo di mercato e l'abolizione di tutti i dazi doganali dei relativi settori.

Ciò produsse un sistema economico che potè in gran parte svilupparsi senza fare un ricorso sistematico al debito ( come accade oggi), basato invece sulle capacità imprenditoriali, che attraverso l’autofinanziamento, reperivano le risorse necessarie all’attività industriale.

Questo sistema subì una frenata allorquando, intorno agli anni ‘60 si raggiunse un equilibrio di piena occupazione e ci fu per la prima volta un eccesso di domanda di lavoro specializzato; i sindacati poterono rafforzare la loro posizione riuscendo ad ottenere forti aumenti salariali che si tradussero immediatamente in un aumento dei prezzi di vendita, indebolendo così quello che era stato uno dei vantaggi competitivi dell’economia italiana durante quegli anni. Infatti i salari contenuti, insieme ai prezzi moderati delle materie prime, avevano consentito agli imprenditori di poter vendere i loro prodotti a prezzi minori di quelli stranieri e ottenere allo stesso tempo i profitti da reinvestire nel sistema produttivo.

Questo è quello che si trova sui libri di storia economica, ma noi andiamo un po’ oltre ed analizziamo il contesto monetario in cui detto miracolo ebbe luogo.

A tal proposito è utile osservare il seguente grafico che riporta il cambio della Lira, della nostra amata Lira, nei confronti del Dollaro Usa:

 

Fonte: Cobraf

Possiamo quindi analizzare quattro distinti momenti nella storia economica del nostro Paese dall’immediato dopoguerra ad oggi:


1) 1950-1971 miracolo economico, periodo "d'oro" in cui :
i) tutte le valute erano agganciate all'oro tramite il dollaro;
ii) la lira fluttuava però verso marco, franco, sterlina, franco svizzero…;
iii) il Governo faceva finanziare i deficit con moneta dalla Banca d'Italia più che con titoli di debito.

2) 1971-1981, periodo "d'argento" in cui :
i) le valute si erano sganciate all'oro e gli USA stampavano troppi dollari (8 volte il consentito) per pagare i  deficit della guerra del Vietnam e le politiche di welfare;
ii) la lira fluttuava ancora  verso marco, franco, sterlina, franco svizzero...;
iii) il Governo faceva finanziare i deficit con moneta dalla Banca d'Italia più che con titoli di debito pagando tassi d’interesse inferiori all’inflazione (repressione finanziaria);

3) 1981-2001, periodo "di bronzo" in cui :
i) le valute erano sganciate all'oro e gli USA continuavano  a stampare dollari per pagare i  deficit e creavano inflazione in tutto il mondo, ma meno che nel periodo 1971-1981;
ii) la lira fluttuava però verso marco, franco, sterlina, franco svizzero;
iii) il Governo non poteva più far finanziare i deficit con moneta dalla Banca d'Italia e doveva emettere BTP sul mercato accettando di pagare i tassi di mercato più alti del tasso d’inflazione;

4) 2001-2012, periodo "del carbone", in cui :
i)...gli USA stampano dollari per pagare i  deficit pubblici senza freni;
ii) la lira NON fluttua più verso marco, franco, fiorino, franco svizzero..c’è l’Euro che ci inchioda;
iii) il Governo NON PUO’ PIU' far finanziare i deficit con moneta dalla Banca d'Italia e deve emettere BTP sul mercato accettando di pagare i tassi di mercato maggiori del tasso d’inflazione.

In altre parole, oggi abbiamo invertito tutti e tre gli elementi del sistema monetario che avevano fatto ricca l'Italia durante il miracolo economico.

Inoltre, non si può comprendere il miracolo economico italiano senza considerare anche il contesto normativo  su cui poggiava il regime degli scambi internazionali.

Detto contesto poggiava sul protezionismo europeo,ovvero i Paesi europei  erano in pratica obbligati a comprare beni e servizi per l'80% dentro la UE e quindi, compravano molto anche dall'Italia.

L’eliminazione della legge della preferenza comunitaria nel 1973, ha segnato il punto di svolta per l’avvio di una progressiva deregolamentazione negli scambi internazionali. Anche per i lavoratori, oltre che per le imprese, fintanto che resse il protezionismo  essi vissero in una sorta di paradiso, perchè non soffrivano la concorrenza di centinaia di milioni di turchi, polacchi, cinesi, indiani, egiziani, messicani, giapponesi, coreani, taiwanesi.

Dal 1973 in poi, le cose cambiarono notevolmente come testimoniano anche i numerosi lavori del più grande economista del secolo scorso,il premio Nobel Maurice Allais che ha scritto invano libri su libri e articoli su articoli  per mostrare che dal 1973 in poi la disoccupazione in Europa è raddoppiata ; fino ad allora era stata sul 5% per 20 anni, ma una volta aperto il mercato europeo ad importazioni a basso costo l'occupazione e i salari europei ovviamente hanno sofferto.

Attualmente ci troviamo dunque in una situazione in cui:

a – la Moneta elettronica e cartacea viene emessa dalle Banche Centrali e dal sistema bancario senza alcuna riserva di valore;( creata dal nulla)

b – tale emissione di Moneta è volta al finanziamento di crescenti deficit sia di bilancio che esteri, come nel caso degli USA favorendo la formazione di debiti colossali;

c – la Globalizzazione selvaggia ed indiscriminata ha travolto sia le imprese che i lavoratori dei paesi occidentali a vantaggio di quelli asiatici e sudamericani.

Imporre  ora l'Euro, cioè una valuta a cambio fisso con Germania, Olanda, Austria e Finlandia, Spagna,Grecia,…solo in Europa, va contro la realtà e la natura.

L'euro avrebbe senso  se:

i) l'America agganciasse il dollaro al petrolio, all’ oro o ad  un altro paniere di materie prime, ii) smettesse di stampare dollari per coprire i deficit,

iii) gli altri paesi adottassero cambi fissi anche loro e  si mettessero barriere protezioniste.

Imporre l'Euro invece solo in Europa, nel mezzo di un America che stampa dollari per coprire i deficit e nel mezzo della Globalizzazione sfrenata, vuole solo dire stritolare i paesi come la Spagna o l'Italia, a beneficio di altre economie.

Siamo caduti in un tranello ma possiamo uscirne fuori: questa globalizzazione condurrà alla completa distruzione del nostro tessuto industriale e sociale.

Abbiamo bisogno di una nostra moneta, della possibilità di decidere quanto e come spendere.

Continuando di questo passo non andrà in default il debito pubblico, ma ci andranno gli italiani:  noi non lo possiamo accettare!

La Sovranità monetaria è solo il primo passo.

Viva l’Italia.

Viva Io Amo l’Italia.