Buongiorno amici. Come tutti voi mi pongo degli interrogativi sulla realtà del “nuovo Coronavirus”: la nostra vita è seriamente in pericolo o stiamo subendo una reazione sproporzionata da parte del Governo? 

Chiariamo che i Coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la Sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e la Sindrome respiratoria acuta grave (SARS). Un nuovo Coronavirus (nCoV) è un nuovo ceppo che non è stato precedentemente mai identificato nell'uomo. In particolare quello denominato SARS-CoV-2 (precedentemente 2019-nCoV), non è mai stato identificato prima di essere segnalato a Wuhan, Cina, a dicembre 2019.

Chiariamo che il nuovo Coronavirus ha provocato una “epidemia”, cioè una patologia che si diffonde in un territorio più o meno vasto ma circoscritto, colpisce un numero di persone contenuto, si estingue dopo una durata variabile. Ma è chiaro che il nuovo Coronavirus non ha causato una “pandemia”, che è un’epidemia che si diffonde in una zona molto più vasta in diverse aree del mondo, ha un’elevata trasmissibilità nella specie umana, viene a contatto con popolazioni che precedentemente non avevano contratto quell’infezione, provocando un numero di vittime più elevato per la mancanza di difese immunitarie adeguate negli individui.

L’ha confermato ieri il Direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreysesus, precisando che “non possiamo parlare ancora di pandemia ma solo di epidemia", perché “anche se l'allerta è alta, non c'è ancora una diffusione del Coronavirus su larga scala a livello mondiale”. 

Al momento questa è la realtà del “nuovo Coronavirus” a livello mondiale: i contagiati sono 79.553, di cui 77.150 in Cina; i morti sono 2.628 di cui 2.495 in Cina; i guariti sono 25.160. 

I ricercatori dell'Organizzazione Mondiale della Sanità hanno detto che "in Cina la diffusione del Coronavirus ha raggiunto il suo picco tra il 23 gennaio e il 2 febbraio. E da allora ha cominciato a diminuire in maniera consistente". Significa che questa epidemia tende a scomparire.

Ad ora in Italia i morti risultati positivi al nuovo Coronavirus sono 7, il più giovane aveva 62 anni e il più anziano 88, con un’età media di 76 anni, tutti affetti da gravi patologie. Nessuna di queste morti può essere imputata direttamente al nuovo Coronavirus. 

Ha oggettivamente ragione Giuseppe Ippolito, Direttore scientifico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, nel precisare che “Il nuovo Coronavirus non è una malattia mortale”. E ha ragione Maria Rita Gismondi, Direttore responsabile di Macrobiologia Clinica, Virologia e Diagnostica Bioemergenze, il laboratorio dell’Ospedale Sacco di Milano, quando dice “a me sembra una follia. Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale. Non è così», indicando dati incontrovertibili: “Durante la scorsa settimana la mortalità per influenza è stata di 217 decessi al giorno! Per Coronavirus 1”.

I dati attestano che dei circa 650 mila italiani che muoiono ogni anno, mediamente ogni giorno 638 muoiono per malattie del sistema cardiocircolatorio, 483 per i tumori, 2 per l’influenza. 

Le pandemie sono ben altro. La peste nera, diffusasi nel 1300, causò la morte di 20 milioni di europei, un terzo dell’intera popolazione dell’epoca. Nel Novecento, in concomitanza con la Prima Guerra Mondiale, il virus della “Spagnola” provocò almeno 25 milioni di morti, forse 50 o addirittura 100 milioni, pari al 3 o al 6 per cento della popolazione mondiale dell’epoca. Nel 1957 l’influenza Asiatica causò circa 2 milioni di morti. Nel 1968 l’influenza di Hong Kong, un tipo di influenza aviaria simile all’Asiatica, in due anni uccise circa 2 milioni di persone.

Cari amici, ricapitolando: il nuovo Coronavirus è un ceppo di una famiglia di virus noti, ciò che agevola sia la cura sia l’individuazione di un vaccino; ha finora provocato 2.628 morti ed è in fase calante. La realtà che stiamo subendo è pertanto definibile “epidemia” ma non “pandemia”. Ecco perché considero sproporzionata la reazione del Governo italiano, che per certi versi ha alimentato un terrorismo psicologico che si manifesta, ad esempio, nel fare incetta di amuchina e mascherine, nell’assalto ai negozi alimentari per fare scorte di cibo immaginando che siamo prossimi alla reclusione coatta in casa. 

È da irresponsabili diffondere la paura tra gli italiani. Ed è un atto criminale segregare decine di migliaia di cittadini in aree circoscritte, danneggiare pesantemente diversi settori produttivi costringendo imprenditori, liberi professionisti e lavoratori a sospendere la loro attività. Chiediamo che questo comportamento cessi immediatamente. Il sospetto è che con il pretesto di una prevenzione comunque gestita malamente, il Governo stia perseguendo finalità politiche sulla nostra pelle, per recuperare credibilità in un contesto di conflittualità intestina e di paralisi operativa in cui si dimostra incapace di assumere decisioni che si traducano nel bene degli italiani.