Cari amici buona domenica. Così come il velo obbligatorio per le donne musulmane è il simbolo della loro sottomissione alla “dittatura islamica”, la mascherina obbligatoria per tutti i cittadini è il simbolo della nostra sottomissione alla “dittatura sanitaria”. 

Il velo obbligatorio identifica la donna musulmana come un essere antropologicamente inferiore, oggetto sessuale che vale la metà dell’uomo. 

La mascherina obbligatoria identifica tutti noi come antropologicamente mutati, trasformati da persone naturalmente sane con cui interagire per soddisfare l’istinto alla socialità che è il fondamento della vita, dello sviluppo e della civiltà, in potenziali untori da tenere a distanza e da temere, promuovendo la nostra disumanizzazione, radicando in noi il terrore di una morte perennemente in agguato, sfociando nel rifiuto di mettere al mondo dei figli e nell’inarrestabile impoverimento delle famiglie, culminando nella barbarie dell’arbitrio, della violenza e della sopraffazione.

La “dittatura sanitaria” si sostanzierà di una triade: la mascherina; l’applicazione sul cellulare per il tracciamento a distanza; il vaccino. Tutti obbligatori. Per chi ha superato i 65 anni si aggiunge l’obbligo di restare a casa, con orari prestabiliti dell’ “ora di libertà” per andare a fare la spesa e passeggiare all’interno di uno spazio delimitato. Infine per tutti coloro che manifesteranno sintomi rapportabili al virus, scatterà l’obbligo dell’internamento negli ospedali o nei reparti sigillati dove è molto più facile contagiarsi, ammalarsi e morire.

Cari amici mobilitiamoci per liberarci dalla “dittatura sanitaria”, promossa da veri o presunti scienziati sicuramente ideologizzati e politicizzati, fatta propria da governi asserviti alla “dittatura globalista” che prefigurano un “Nuovo Ordine Mondiale”. Mobilitiamoci per salvaguardare la nostra umanità, salvare la nostra civiltà, riscattare la nostra amata Italia, promuovere la cultura della vita incentrata sulla persona depositaria di valori inalienabili, con il diritto alla salute mai disgiunto dal diritto al lavoro e più in generale ad essere pienamente se stessi. I malati vanno doverosamente curati e le persone a rischio vanno comprensibilmente tutelate. Ma la stragrande maggioranza della popolazione sana sia lasciata libera di vivere naturalmente, civilmente, felicemente. Mobilitiamoci per tramandare ai nostri figli e nipoti una “casa comune” dove non venga mai meno il loro diritto insopprimibile alla vita, dignità e libertà.