Buongiorno amici. Sedici anni dopo, l'Occidente non ha ancora imparato la lezione dell'11 settembre 2001. Il più clamoroso e più sanguinoso attentato terroristico della storia contemporanea non ci ha insegnato ciò che è l'essenza della guerra scatenata da cellule di aspiranti suicidi-omicidi votati al martirio per conquistare il Paradiso di Allah. 

Ad oggi chi è preposto a gestire la sicurezza in Italia, in Europa e in Occidente non ha capito che l'arma vera del terrorismo islamico non sono le bombe, i Kalashnikov o le cinture esplosive, ma è il lavaggio di cervello che trasforma le persone in robot della morte. Ci si limita a ricercare, arrestare, espellere potenziali terroristi colti in flagranza di reato. Che significa limitarsi a interagire e a scalfire la punta dell'iceberg senza rimuovere l'iceberg, che è la fabbrica del terrorismo dove si pratica il lavaggio di cervello attingendo a piene mani da ciò che Allah prescrive nel Corano e da ciò che ha detto e ha fatto Maometto. 

Fino a quando non si avrà l'onestà intellettuale e il coraggio umano di prendere atto che il nemico da combattere è l'islam come religione e non i musulmani come persone, l'Occidente sarà destinato a perdere la guerra scatenata dal terrorismo islamico ormai autoctono ed endogeno. 

Le due Torri gemelle abbattute e i tremila morti hanno raggiunto l'obiettivo di radicare in noi la paura di guardare in faccia la radice del male: l'islam. Ecco perché ad oggi il terrorismo islamico è vincente e noi siamo perdenti. La nostra sconfitta non è di natura militare perché l'obiettivo del terrorismo islamico non è militare, ma è di natura ideologica perché di fatto ci stiamo sottomettendo all'islam legittimandolo come religione pur essendo del tutto incompatibile con le nostre leggi laiche, con le regole su cui si fonda la civile convivenza, con i valori che sostanziano la nostra civiltà, a partire dalla sacralità della vita di tutti, la pari dignità tra uomo e la donna, la libertà di scelta personale.