Esito delle elezioni 2013. Timori diffusi non preannunciavano nulla di buono. I dati, a sorpresa, sono andati ben oltre le previsioni. Per alcuni in senso positivo, per altri negativo. Con il solito coro contro gli italiani ingovernabili, che ricadono sempre negli stessi errori, che non sanno risollevarsi da un atteggiamento da “pecoroni”, opportunisti, qualunquisti, incapaci di scelte responsabili e lungimiranti.

Lo stesso Monti, se ben ricordo, poco prima delle elezioni, aveva detto che “il problema sono gli italiani”. E già: infatti pare proprio che gli italiani abbiano dimostrato che non avevano voglia di farsi abbindolare da lui una seconda volta, non essendo nemmeno responsabili della prima. Della quale erano invece responsabili i maggiori partiti, di governo e d’opposizione,che hanno subito un secco ridimensionamento. E ciò non ostante la tenaci tifoserie degli uni e degli altri, i radicati settarismi, gli apparati interni pronti ad ogni difesa delle proprie più indecorose mancanze, ma tenacemente accaniti contro le altrui. Incapaci come sempre di rinnovarsi e, per giunta impreparati a reggere lo scossone che si sono presi.

Un’altra prova che gli italiani sono sempre meno “ingabbiati” dai partiti: ecco qual è il problema, prof. Monti e signori della casta dalle opime prebende. Proviamo ad analizzare la "botta"dell’esito elettorale.

  1. Il primo dato (il voto di protesta, unito al crescente astensionismo) è l'esito che ha avuto il colpo di stato "Napolitano-Monti-governo tecnico" sulla democrazia in Italia. Da ciò sconcerto, frustrazione, disorientamento dell'elettorato, sfiducia persino nelle più alte cariche istituzionali. E a preparare una simile sfiducia avevano invero già da lungi contribuito decenni di partitocrazia e “spartitocrazia” indecorosa.
  2. L'euro: gli elettori, come tanti altri cittadini europei, hanno cominciato a capire la "truffa-euro". Quindi ribellione, rabbia, rifiuto dell'impoverimento del paese e della crescente disoccupazione. 
  3. L'Unione Europea, fondata sullo strapotere delle banche (BCE in primis), governata più dalla speculazione (i "mercati") e dall'asse egemonico franco-tedesco, che da quell'assurdo giuridico -istituzionale che è il governo della UE, autentico vulnus alla democrazia dell'intero continente. E quindi anche dell'Italia, anche se troppi non riescono a vedere quanto i problemi politici interni dell’Italia, provengano proprio dall’Europa. Ma l’elettorato, che ha cominciato a capire, ha di fatto espresso sfiducia verso tutti i livelli istituzionali. Italiani ed anche europei. 
  4. L'appoggio dei "grandi partiti" di destra e di sinistra al Governo del "tassator scortese" Monti ha screditato le maggiori formazioni politiche e ulteriormente ridotto numericamente le piccole. Il "Movimento 5 Stelle" parrebbe costituito per due terzi di transfughi della destra e per un terzo della sinistra. E la confluenza in un unico movimento dirompente fa scricchiolare ancor di più la vecchia divisione ideologica fra destra e sinistra, sostituita da istanze popolari polarizzate su bisogni condivisi, domanda di onestà e di giustizia, rifiuto del malaffare e di certo “cattivo esempio” che vien dall’alto. Anche se alla protesta non pare corrispondere ancora una congrua, convincente, articolata e strutturata proposta. E le diverse anime del movimento non giovano alle esigenze di orientamento unitario e concretezza.
  5. L'erosione ed il decadimento generale in Italia e in Europa di un substrato culturale-civile-identitario ed etico, toglie forza e spessore ad una risposta civica e popolare alla crisi manovrata dai poteri finanziario-speculativi, nonché da aggregazioni di potenti lobbies che puntano ad un nuovo ordine mondiale. Con connesse politiche immigratorie verso l'Europa (fonte anch'esse di squilibri sociali) nonché processi di de-industrializzazione a danno dell'Italia. Dalle indubbie e irrinunciabili radici culturali comuni del vecchio continente , non pare sempre discendere una riconoscibile e chiara “base ideale”, che sia in qualche misura la “piattaforma” di una riconoscibile identità civile, seppur aggiornata, di questa Europa, ostaggio di egemonie, speculazioni, manovre di poteri sempre più individuabili, ma ad oggi scarsamente arginabili.

Per tornare ai fatti di casa nostra, dobbiamo dire che gli italiani in queste elezioni si sono dimostrati assai meno "pecoroni" di quello che si vuol far credere. Sta montando la rabbia: e le elezioni così frettolosamente convocate, hanno avuto lo scopo di evitare che la rabbia raggiungesse ben altri livelli. Quindi attenzione ai "manovratori": chi sono e dove stanno, anche se poco in Italia. E, più forte di tutto, ci sembra di cogliere una drammatica invocazione equamente indirizzata verso tutti i protagonisti di questa stagione politica. Cioè sia verso i grilli parlanti, spesso inascoltati, sia verso i grilli urlanti, utili per rovesciare il tavolo, ma attesi alla prova dei fatti. Che dovranno essere, e con urgenza, concreti. Salvo tornare, e presto, alle urne.