(Comunicato stampa di Io amo l'Italia) - È inammissibile che le professioni vengano mortificate; è inammissibile che la scuola venga mortificata; è inammissibile che la cultura, la tecnologia e la scienza vengano mortificate.

La sola idea di portare l’orario dei professori da 18 ore settimanali a 24 è priva di ogni logica costruttiva nell’ottica di un servizio di qualità o addirittura di eccellenza, così come di dovrebbe garantire, mortifica la classe docente, gli alunni, i genitori e il futuro tutto. Questa la verità.

“Io amo l’Italia” non ci sta ai tagli che il governo intende praticare nel mondo della scuola poiché quello è il mondo del futuro dove, invece, bisognerebbe investire anche per stare al passo con gli altri paesi europei che destinano una buona parte della loro ricchezza in cultura, tecnologia, innovazione e scienza.

“Io amo l’Italia”  è vicina ai professori, alla scuola, all’Università agli studenti e alle loro famiglie perché i giovani hanno tutto il diritto di crescere culturalmente per essere punto di riferimento e perno di quella identità culturale che qualcuno vorrebbe oscurare.

Noi non ci stiamo e siamo convinti che l’Italia non ci sta perché l’Italia è degli italiani; di tutti ma in modo particolare dei giovani, di coloro che sentono forte la voglia ed il desiderio di crescere in modo autentico e concreto.

A nessun bambino, a nessun ragazzo che studia deve essere precluso il diritto di formarsi. Nessuno può e deve essere considerato un numero. I professori devono trasferire entusiasmo e positività. Non possono e non devono essere mortificati da uno Stato che li fa quasi sentire in debito nonostante la loro grande opera meritoria di trasferire gli alti contenuti umani e scientifici giorno dopo giorno e spesso in condizioni poco favorevoli se già si considera il numero di studenti per classi che può arrivare fino a 35.

Già lo Stato, purtroppo, aumentando il numero di studenti per classi, ha dato avvio ad una cultura di massa che mortifica e non privilegia.

Adesso si vorrebbe, addirittura aumentare il numero delle ore dei docenti. Bene ciò non è possibile e lo Stato, uno Stato che conosce bene i suoi cittadini e le sue professionalità dovrebbe sapere, ed il fatto che lo ignori o che non lo conosca è grave, che un professore non lavora solo 18 ore alla settimana. Lo Stato sa bene che il professore deve formarsi e quindi studiare, preparare le lezioni, correggere i compiti a casa, preparare schede di valutazione, partecipare agli incontri scuola famiglia, ai collegi e ai consigli, accompagnare gli alunni nelle visite didattiche, svolgere ore di supplenza non più a pagamento e così via.

Sommando tutti questi impegni altro che 24 ore!

Il  futuro non si cambia con le chiacchiere. Il futuro si cambia con la cultura con la capacità di comprendere chi siamo e dove vogliamo andare.

Ai giovani questo diritto non può e non deve essere negato.

Azzerare, livellare, abbassare il tenore dell’identità culturale, della conoscenza umanistica, tecnologica e scientifica è l’errore più grave che uno Stato possa commettere perché piegherebbe i cervelli a se stessi, dando a pochi la capacità di emergere.

Tutti, invece, hanno il diritto di esprimersi e di contribuire con la propria idea, con la propria cultura, con la propria identità, alla crescita morale culturale e spirituale della nostra Italia.

Io amo  l’Italia dice basta alla cultura degli sprechi e dei tagli ma a quella degli  sprechi e dei tagli veri  perché ci sono settori  in cui, forse, si potrebbe dare una stretta ma altri invece, come la scuola e l’istruzione in genere dove non solo non si deve tagliare ma si deve investire.

Noi, accanto alla gente, accanto alla classe dei docenti e al mondo degli studenti, chiediamo a questo Stato di regalare al futuro, la formazione vera; che lo faccia oggi, però, altrimenti domani sarà senza futuro.

Solo nel presente, infatti, si ha la grande possibilità di progettare, se pur per grandi linee, il domani.