L’hanno aggredito in dieci e l’hanno picchiato selvaggiamente perché si è rifiutato di pregare Maometto e rispettare il ramadan.
La vittima è Sherif Azer, 54 anni, un cristiano copto di origini egiziane molto conosciuto nella comunità africana anche per il suo impegno come coordinatore di “Io amo l’Italia”, l’associazione di Magdi Cristiano Allam. L’uomo si trovava in corso Giulio Cesare, proprio a poca distanza dalla sede dell’associazione, quando è stato avvicinato da un gruppo di islamici. Dalle parole si è passati rapidamente ai fatti e Azer è stato aggredito e picchiato con una catena di ferro, calci e pugni. Un episodio sul quale sta cercando di fare chiarezza la Digos.
Tutto è successo giovedì pomeriggio. Azer stava passeggiando sul marciapiede di corso Giulio Cesare, all’altezza dell’incrocio con corso Brescia, quando è stato avvicinato da un gruppetto di quattro extracomunitari, molto probabilmente anche loro egiziani. Difficile dire se i quattro lo conoscessero, se siano stati “attirati” dal crocifisso che porta al collo o da qualche altro particolare. Quello che è sicuro è che subito gli hanno chiesto se rispettava il ramadan e se pregava Maometto. Azer ha spiegato di essere cristiano, poi ha intuito che era meglio allontanarsi. Poco dopo però il gruppetto si è ripresentato, decisamente più numeroso: una decina di persone, di cui una armata di una pesante catena di ferro, che l’hanno aggredito e colpito fino a quando il 54enne non è riuscito a rifugiarsi in una vicina carrozzeria. Da qui è stato lui stesso a chiamare il 113 ma quando le volanti sono arrivate sul posto gli aggressori si erano già allontanati. Mentre gli agenti della Digos cominciavano le indagini per individuare i responsabili del pestaggio, Azer veniva accompagnato al pronto soccorso del San Giovanni Bosco dove i medici lo curavano per le ferite alla testa e a braccia, mani e costole. Per lui una prognosi di dieci giorni.
Sulla vicenda è intervenuto anche il capogruppo di Fratelli d’Italia in Comune, Maurizio Marrone: «Auspico una sollecitudine del sindaco e del presidente del consiglio comunale a esternare la solidarietà della Città pari almeno a quella già dimostrata nei confronti dei ragazzi gay aggrediti al Valentino. Simili episodi non possono essere tollerati, soprattutto in una città che sta inaugurando la prima moschea ufficiale».
Sherif Azer parla con voce forte e calma. Non ha intenzione di farsi intimorire, né di nascondersi. Al contrario, ieri è stato lui stesso a tornare in corso Giulio Cesare nel tentativo di trovare e segnalare alla polizia i suoi aggressori.
Aveva mai visto i suoi aggressori?
«No, era la prima volta che li vedevo. Erano circa le 16 quando queste quattro persone mi hanno avvicinato in corso Giulio Cesare. Mi guardavano male, poi in arabo mi hanno chiesto se pregavo Maometto e se rispettavo il ramadan».
La discussione è degenerata immediatamente?
«No. Quando ho capito che volevano solo attaccare briga mi sono allontanato e ho fatto vedere il crocifisso che porto al collo per far capire loro che sono un cristiano e che per questo motivo non potevo rispettare le loro richieste. Sembrava tutto finito ma poco dopo li ho visti tornare. Con loro c’erano altre cinque-sei persone, una delle quali aveva in mano una catena di ferro di quelle che si usano per le moto. Hanno cominciato a colpirmi con la catena, con calci e pugni mentre uno di loro mi urlava “Ti ammazzo cristiano di merda”. Nella colluttazione mi hanno anche strappato il crocifisso, che ho poi ritrovato in terra. Per fortuna sono riuscito a scappare e mi sono chiuso dentro un’officina lì vicino. Loro non mollavano ma quando hanno visto che stavo telefonando al 113 si sono finalmente allontanati».
Aveva mai ricevuto minacce o subito altre aggressioni?
«Solo un paio di anni fa, sempre durante il ramadan, un musulmano mi aveva visto mangiare un panino in via del Carmine. C’era stata una discussione, io mi ero spaventato e anche in quel caso avevo chiamato la polizia. Lui poi si era scusato ma in quel caso non c’era stata nessuna aggressione fisica».
Da oggi il suo atteggiamento cambierà?
«Non mi fanno paura e non mi nasconderò. Io amo il prossimo, a prescindere dalla sua religione, e chiedo solo di essere rispettato».
Una presa di posizione del sindaco e delle altre istituzioni per condannare l’aggressione a Sherif Azer e riportare la legalità a Porta Palazzo. E’ questa la richiesta di Magdi Cristiano Allam, giornalista e scrittore egiziano naturalizzato italiano e presidente del movimento “Io amo l’Italia”.
«Quello che è successo è un fatto sconvolgente - spiega - per diversi motivi. Come prima cosa non è accettabile che nel centro storico di Torino bande islamiche aggrediscano un cittadino solo perché non rispetta il ramadan. Ed è sconvolgente anche il silenzio delle Istituzioni che auspico intervengano prendendo provvedimenti al più presto». Magdi Cristiano Allam dimostra poi di conoscere piuttosto bene la realtà di Torino, probabilmente anche grazie al fatto che la sede piemontese della sua associazione si trova proprio in corso Giulio Cesare. «Occorre intervenire al più presto per il riscatto di Porta Palazzo, un quartiere dove ormai vige la Sharia islamica e il rischio del ripetersi di fatti simili a quello di giovedì aumenta di giorno in giorno».
In Italia attualmente si contano circa 40mila cristiano copti, la maggior parte dei quali si trova a Torino, Milano e Roma. Anche per questo Magdi Cristiano Allam avanza una proposta ben precisa: «Chiedo al sindaco di Torino Piero Fassino, al presidente della Provincia di Torino Antonio Saitta e al presidente della Regione Piemonte Roberto Cota di intervenire subito per condannare il vile attacco a un cittadino italiano cristiano copto nel centro di Torino e per assumere tutti i provvedimenti politici e amministrativi per prevenire il ripetersi di simili attentati di stampo terroristico. In particolare - prosegue - il sindaco Fassino venga a Porta Palazzo ad incontrare la comunità copta per dimostrare con i fatti come non sia tollerabile che a Torino i cristiani vengano perseguitati dagli islamici come se si trovassero in Egitto».
