(Il Giornale, 14 agosto 2015) - Oggi parteciperò a una manifestazione a Tirrenia per raccogliere le firme per il referendum contro la costruzione di una nuova moschea a Pisa. È un mio contributo per sconfiggere il vero nemico che ci ha dichiarato guerra nel nome dell'islam. Quando lo scorso anno a Sousse, un terrorista islamico tunisino dell'Isis massacrò 45 turisti che prendevano il sole sulla spiaggia, il governo tunisino ordinò la chiusura di 80 moschee definendole “covi del terrorismo”. Ebbene se sono gli stessi governi musulmani a ammonirci che le moschee possono essere “covi del terrorismo”, non possiamo comportarci come se fossimo più islamici degli islamici, continuando ciecamente a concedere le moschee ai militanti islamici.

E sarebbe ora che anche chi ci governa la smettesse di inseguire la chimera delle moschee promotrici di un “islam moderato”. Quando nel 2003, da musulmano partecipai alla preghiera collettiva nella Grande Moschea di Roma, l'imam invocò l'aiuto di Allah per annientare i nemici dell'islam; dopo aver pubblicato le sue dichiarazioni su “Repubblica”, il ministro dell'Interno Pisanu decise la sua espulsione dall'Italia. Non è affatto vero che se le moschee sono grandi con cupola e minareto, se vengono gestite da paesi o movimenti “moderati”, allora potremo essere tranquilli che ci garantiranno un “islam moderato”. La verità è che c'è un solo islam perché c'è un solo Corano e c'è un solo Maometto.

Proprio da Pisa emerge l'errore di limitarci ad espellere i singoli terroristi, come si è deciso di fare con il tunisino Bilel Chihaoui, che voleva certamente morire da “martire” forse perpetrando un attentato contro la Torre di Pisa, immaginando che più terroristi vengono espulsi e più garantiamo la sicurezza dell'Italia. È un'illusione paragonabile a chi somministra un analgesico a un malato di tumore, preoccupato di sedare il dolore senza occuparsi della radice del male. La politica portata avanti dal ministro degli Interni Alfano è sbagliatissima. Innanzitutto perché non ha capito o fa finta di non capire che i singoli terroristi islamici sono solo la punta dell'icerberg. Limitarsi a scalfire la punta dell'icerberg senza scardinare l'iceberg, non ci salverà dalla catastrofe. Nel caso specifico l'iceberg è una “fabbrica del terrore” che parte dalla predicazione d'odio nelle moschee e nei siti dove si propaganda la guerra santa islamica, pratica il lavaggio di cervello che trasforma i fedeli in robot della morte, porta all'arruolamento e quindi all'addestramento alle armi, culmina nel perpetramento dell'attentato terroristico. Quindi, se ormai sono tanti i terroristi che vengono arrestati, significa che l'Italia è pesantemente infiltrata dal terrorismo islamico, ciò che dovrebbe indurci a dichiarare, così come ha fatto correttamente la Francia, che siamo in guerra, e che quindi dobbiamo combattere per scardinare l'iceberg, per annientare la “fabbrica del terrore”.

In secondo luogo Alfano sbaglia a immaginare che per sconfiggere i terroristi tagliagole, quelli che sgozzano, decapitano, massacrano e si fanno esplodere, dobbiamo affidare la nostra sorte ai terroristi islamici taglialingue, quelli che ci hanno imposto di sospendere l'uso della ragione per legittimare l'islam a prescindere dai suoi contenuti, concedendo quindi loro sempre più moschee. Affidare anche a Pisa la nuova moschea ai militanti islamici dell'Ucoii, legati ideologicamente ai Fratelli Musulmani e finanziati dal Qatar, significa passare dalla padella alla brace.
Infine: che senso ha innalzare il livello d'allerta nei nostri porti quando continuiamo a tenere incondizionatamente spalancate le frontiere, facendo entrare centinaia di migliaia di clandestini senza documenti e senza identificarli? Solo un cieco ostinato non vede che i terroristi islamici entrano indisturbati e sono grati all'Italia fintantoché li lasceremo scorazzare a loro piacimento. Ma è ovvio che il giorno in cui dovessero decidere di colpirci, avranno solo l'imbarazzo della scelta. Dire no alla moschea a Pisa e alle moschee in Italia è il nostro contributo per vincere la guerra scatenata nel nome dell'islam.