(Il Giornale, 20/12/2015) - A parole tutti dicono di voler sconfiggere l'Isis. Apparentemente è da un anno e mezzo, da quando il 29 giugno 2014 il sedicente Califfo Abu Bakr al-Baghdadi annunciò la nascita dello “Stato islamico”, che una coalizione che aggrega una sessantina di paesi bombarda le postazioni dell'Isis. Ebbene come è possibile che, in poche ore furono annientati eserciti forti, come quello di Saddam Hussein e di Gheddafi, mentre non si è ancora riusciti a imporsi su circa 80.000 terroristi? Eppure sarebbe sufficiente bombardare la sessantina di pozzi petroliferi nel territorio occupato dall'Isis a cavallo tra la Siria e l'Iraq, per infliggere un colpo mortale.
La verità è che gli americani si limitano a perseguire e a colpire singoli dirigenti, veri o presunti, dell'Isis, ma non hanno una strategia finalizzata ad abbattere lo “Stato islamico”. È come se volessero limitarsi a un'operazione mediatica che li faccia apparire come impegnati a combattere l'Isis, mentre di fatto mirano solo a sanzionare singoli esponenti dell'Isis per mandare un messaggio a tutti gli altri: “O fate come diciamo noi o vi uccideremo tutti”. È il comportamento che si assume quando vuoi chiarire al nemico che saresti capace ad abbatterlo decapitando il vertice del potere, ma al tempo stesso che sei disposto a convivere con l'entità nemica qualora si comportasse in modo conforme ai tuoi interessi.
La verità è che gli americani sono sotto scacco della Turchia di Erdogan, che è il principale sponsor dello “Stato islamico”, così come lo è dei “Fratelli Musulmani” e di altre sigle del terrorismo islamico. Lo “Stato islamico” non potrebbe sopravvivere 24 ore senza il sostegno della Turchia. Prima ancora della condanna di Putin, la stampa indipendente turca ha denunciato il fatto che il greggio estratto nel territorio occupato dai terroristi dell'Isis viene venduto attraverso la frontiera della Turchia; dalla frontiera della Turchia arrivano le armi destinate ai terroristi islamici; lungo la frontiera della Turchia, in entrata e in uscita, transitano decine di migliaia di terroristi islamici provenienti da ogni parte del mondo, tra cui 6 mila con cittadinanza europea.
Ebbene se è vero che “siamo in guerra”, come dichiarato dal presidente francese Hollande il 13 novembre e dal segretario alla Difesa americano Ash Carter il 10 dicembre, e che questa è la Terza guerra mondiale come detto da Papa Francesco; se è vero che il terrorismo islamico globalizzato è il nemico del mondo intero, dobbiamo prendere atto che la Turchia di Erdogan è il vero burattinaio di questa guerra mondiale.
Così come dobbiamo prendere atto che il comportamento degli Stati Uniti e dell'Unione Europea rassomiglia al comportamento assunto dalla Gran Bretagna e dalla Francia a Monaco nel 1938, quando sottoscrissero un accordo con Hitler e Mussolini dando via libera all'annessione di vasti territori della Cecoslovacchia, rivelatosi la resa fatale che scatenò la Seconda guerra mondiale.
La Turchia di Erdogan, al pari della Germania nazista, ha delle rivendicazioni territoriali in Iraq e in Siria, non avendo mai digerito la spartizione del territorio dell'ultimo Califfato islamico turco-ottomano, dalle cui rovine nacquero gli stati nazionali del Medio Oriente. Oggi Erdogan usa l'Isis per realizzare le sue mire espansionistiche.
Ebbene l'Occidente sappia che, così come fu catastrofica la scelta di scendere a patti con Hitler, prima o dopo sarà costretto a prendere atto dell'errore storico di sottomettersi a Erdogan. Quest'Occidente filo-islamico è arrivato al punto di considerare come nemico la Russia di Putin che condivide con il resto dell'Europa i valori fondanti della comune civiltà cristiana. Così come mentre nella Seconda guerra mondiale l'Occidente non ebbe remore ad allearsi con Stalin, uno dei peggiori tiranni della Storia, pur di sconfiggere Hitler, oggi fa lo schizzinoso con Assad, che non è nemmeno un'unghia di Stalin. Liberiamoci di Erdogan e alleamoci con Putin per sconfiggere il terrorismo islamico prima di ritrovarci succubi dell'islam fuori e dentro casa nostra. Possibile che la Storia non insegni mai nulla?