(Il Giornale, 18 ottobre 2017) - Nella Bologna dove le forze dell'ordine presidiano la Basilica di San Petronio per prevenire possibili attentati islamici a causa della presenza di un dipinto di Giovanni da Modena che ritrae Maometto all'Inferno, lunedì 16 ottobre le forze dell'ordine sono dovute intervenire in gran numero per impedire l'assalto dei teppisti dei cosiddetti «centri sociali» ad una sala convegni in cui ho presentato il mio libro «Maometto e il suo Allah».

Ai miei incontri pubblici c’è sempre una discreta presenza delle forze dell’ordine. Ma questa volta sono rimasto incredulo per l’imponente dispositivo di sicurezza: sei blindati della polizia con decine di poliziotti in tenuta antisommossa bloccavano dai due lati la strada. Una decina di carabinieri in divisa e agenti della Digos in borghese presidiavano l'accesso alla sala della conferenza. In lontananza una cinquantina di militanti del sedicente «Coordinamento Antifascista Murri - Nodo Sociale Antifascista Bologna», esibendo uno striscione con la scritta «Contro ogni fascismo», protestavano contro la mia presenza. Nel loro sito avevano denunciato «l’ennesima messinscena fascista alla sala Marco Biagi del Baraccano con la Lega Nord che organizza un’iniziativa di presentazione del libro «Maometto e il suo Allah», ultima «opera» di Magdi Cristiano Allam, «giornalista», che da quando si è convertito al cristianesimo ha preso posizioni sempre più vicine a quelle dell’estrema destra xenofoba (…) Tutti coloro che portano avanti questi pensieri non devono avere più alcuno spazio nel Quartiere Santo Stefano, a Bologna e in qualsiasi altra città d’Italia. Diamo appuntamento per un presidio creativo (…) per far capire a Magdi Cristiano Allam e a tutti i razzisti e fascisti che non possono continuare a fomentare odio indisturbati nel nostro quartiere».

Mentre iniziava la mia conferenza dal «presidio creativo» degli antifascisti di professione è stata lanciata una bomba-carta contro i poliziotti. L'incontro pubblico si è comunque svolto normalmente con la sala piena di cittadini interessati ad approfondire la conoscenza di Maometto. Mi domando come sia possibile che dei sedicenti antifascisti siano, in generale, pregiudizialmente contrari alla libertà d'espressione di tutti coloro che non la pensano come loro. E come sia possibile che, in particolare, possano schierarsi anche violentemente contro chi, in modo fondato e argomentato, rappresenta correttamente la realtà del fondatore dell'islam che ha dato vita all'ideologia più autoritaria e violenta della storia dell'umanità.

La protesta dei sedicenti «antifascisti» è sopraggiunta tre giorni dopo la contestazione a Sacile del cosiddetto «imam di Pordenone», che mi ha screditato e diffamato dandomi del «falso», che «mente sull’islam» e «diffonde odio contro l’islam tra gli italiani». Ricordiamoci che la strage dei vignettisti di Charlie Hebdo il 7 gennaio 2015 si consumò in un clima d'odio fomentato dai «musulmani moderati» della Grande Moschea di Parigi e dell’Uoif, che nel 2007 intentarono un processo contro il settimanale satirico e che già nel 2011 portò alla devastazione della sua sede con il lancio di bottiglie molotov.

Dobbiamo essere consapevoli che sui fondamentali dell'islam, tra cui primeggia il divieto assoluto di criticare Allah e Maometto, tutti i musulmani la pensano allo stesso modo anche se, per opportunità, taluni si limitano a condannare lasciando che siano altri a uccidere il «nemico dell'islam».

Oggi più che mai è evidente che il futuro della nostra civiltà laica e liberale dipenderà dalla salvaguardia della facoltà di dire la verità in libertà sull'islam, senza alcun pregiudizio nei confronti dei musulmani come persone. Ecco perché  dobbiamo esercitare il diritto e il dovere di rappresentare correttamente la realtà di Allah, di Maometto, del Corano e della sharia. Qualora dovessimo rinunciare per paura, nessuno di noi potrà più essere se stesso dentro casa nostra, compresi gli antifascisti di professione che alleandosi con il fascismo islamico si rivelano la punta dell'iceberg della decadenza della nostra civiltà.

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