(Il Giornale, 7 giugno 2015) - Attenzione: i giovani musulmani nati in Italia ci amano a tal punto che vogliono islamizzarci. Da italiani sfruttano abilmente quanto di meglio offrono le tecniche di persuasione, mentre da musulmani perseguono l’obiettivo di convertirci all’islam.

Dobbiamo ringraziare i “Giovani Musulmani d’Italia” che ieri a Crema hanno svolto un convegno dal titolo “Integrazione? No, grazie! Convivenza pacifica”, costrigendoci a prendere atto che sono loro stessi a dirci che l’islam è incompatibile con la nostra civiltà.

Sul loro profilo Facebook si dà ampio spazio alla campagna “Sorridimi”, che consiste, ad esempio, nel preparare il pranzo domenicale alla mensa " Pane quotidiano" di Biella, con un menù a base di “un buon cous cous e tanti sorrisi sinceri”; o scendere nelle piazze di Alba regalando il sorriso e organizzando “laboratori religiosi e culturali che hanno attratto moltissimi cittadini dando l’opportunità di far conoscere il vero volto dell’islam!”. Da un altro post emergono le divisioni e le lacerazioni interne sul tema dell’identità: “Oggi è il 2 Giugno, festa della Repubblica italiana. Come Giovani Musulmani ci uniamo al clima di festa e felicità per questa importante ricorrenza nella vita del nostro paese. Fieri di essere italiani e di vivere in un paese libero. Il nostro pensiero oggi va anche a tutti quegli uomini e quelle donne che coraggiosamente si battono ogni giorno per libertà, è il caso di molti paesi aldilà del Mediterraneo dove ancora c'è dittatura e violenza”. Habib Kurtishi commenta: “L’Islam non ha questa festa. Anche se viviamo in Italia ciò non vuol dire di unirci alle loro festività. Non credo loro si unirebbero a noi nel Ramadan”. Ayoub Dafir, giustifica il terrorismo islamico: “Volevo solo dire che per me è giusto combattere contro l’ingiustizia. Solo che non capisco perché quando sono i musulmani a combattere per difendersi vengono chiamati terroristi”.

Nel profilo Facebook di “Italian Dawah Network” si vedono dei giovani musulmani davanti al Duomo di Milano con una maglietta che reca al centro un cuore con dentro la scritta in arabo “Mohammad”, ovvero Maometto, e sopra si legge in inglese “Chi ami?”. Il loro referente è Usama El Santawy, cittadino italiano di origine egiziana, responsabile della comunità islamica di Cinisello Balsamo, che il 29 agosto 2014 disse: “I musulmani vengono umiliati, quindi non ci si deve stupire se 50 italiani vanno a combattere nelle file della resistenza alle dittature sanguinarie”; chi parte per combattere dittature come quella di Assad “è da onorare, anche se oggi dicendo queste parole sembra di giustificare il terrorismo”; “A me non piace minimamente il sistema democratico in quanto in esso non trovo né la giustizia e neanche l’uguaglianza”.

Dobbiamo bloccare subito questi giovani musulmani italiani che accettano la modernità e la libertà nei limiti che consentono loro di islamizzarci. Chiariamo loro che il rispetto delle leggi, la condivisione dei valori e l’adesione all’identità italiana sono vincolanti pena la perdita della cittadinanza.