(Il Giornale, 1 Maggio 2017) - Lo scandalo, vero, verosimile, presunto o falso della collusione tra le Ong e gli scafisti ci fa toccare con mano come la nostra Italia possa essere additata come la “Repubblica della denuncia”. Ormai in Italia tutti denunciano tutto. La denuncia è diventata lo sport preferito dopo il calcio. 

I magistrati, formalmente indipendenti, denunciano il malaffare della politica intesa in senso lato. I magistrati, di chiara nomina politica, denunciano i loro colleghi non allineati. I partiti campano e ingrassano speculando sulla denuncia, a prescindere che siano di destra, di centro o di sinistra. Il Governo un po' governa e molto denuncia, immagina che per consolidare e perpetuare il potere è preferibile cimentarsi sul terreno della denuncia, prediligendo gli avversari che si sostanziano di denuncia. I mezzi di comunicazione di massa sono il “Tempio della denuncia”, dove solo esperti archeologi di quella che un tempo si chiamava la “notizia”, che consta di dati oggettivi e di fatti obiettivi, riescono a raccapezzarsi e orientarsi tra il vero e il falso. 

I cittadini sopravvivono alle mille sofferenze quotidiane abbuffandosi di denuncia. Al punto che affiora un dubbio di per sé inquietante: gli italiani sono ancora capaci di intendere e di volere? Com’è possibile che ogni giorno i governi detentori del Potere promuovano l’auto-invasione da parte di migliaia di clandestini e gli italiani si limitano a denunciare la falsità della tesi ideologica della “accoglienza”, ma concretamente subiscono la più imponente operazione di sostituzione etnica della Storia contemporanea e non reagiscono?   

Dobbiamo prendere atto che prima ancora della crisi dei valori, c'è una crisi della ragione. Abbiamo trasformato la nostra Italia in una “terra di nessuno”, finendo per essere percepita una “terra di conquista”. Siamo arrivati persino a odiare noi stessi, accordando agli stranieri ciò che non è consentito agli italiani. 

Nel 2006 pubblicai il libro "Io amo l'Italia", che aveva come sottotitolo: "Ma gli italiani la amano?". Oggi la domanda, ancor più preoccupante, che rivolgerei è: "Ma gli italiani amano se stessi?". Com'è possibile che si destina un fiume ininterrotto di denaro per la “accoglienza” dei clandestini e per concedere la priorità agli immigrati residenti nell'accesso ai servizi sociali gratuiti, quando ci sono 7,5 milioni di italiani poveri? Com'è possibile che ci sia stato un colpo di stato finanziario nel 2011 che ha sospeso la democrazia sostanziale e che il Potere ignori spudoratamente l'esito del referendum sulla riforma costituzionale del 2016, e gli italiani subiscano tutto pur denunciando tutto?

La denuncia emerge come una necessità vitale per fagocitare la rabbia e metabolizzare la frustrazione. La verità è che solo grazie alla denuncia che il Potere riesce a imporre agli italiani di tutto e di più. La denuncia è la droga più potente e più letale. Liberiamocene, riscattiamo l'informazione corretta, riscopriamo la certezza di chi siamo, recuperiamo la cultura della proposta e della costruzione di un'alternativa al degrado che ci ha portato a negare la verità e a perdere il sano amor proprio.

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