“Non licet esse christianos” (non è lecito essere cristiani). Queste parole sono fuse a rilievo nel bronzo della prima porta del Duomo di Milano, presso il lato settentrionale della facciata. Gli altorilievi della porta celebrano l’editto di Costantino del 313 dopo Cristo. Ma il motto sopra citato ricorda il parere contrario del Senato romano alla proposta dell’imperatore Tiberio, che chiedeva la legalizzazione, come diremmo oggi, del nuovo culto che andava diffondendosi nell’impero, propagandosi dall’Est verso i Balcani, il Nord Africa, l’Asia. E ovviamente, nella stessa Roma. 

Era il 35 d.C. Le persecuzioni anti-cristiane dovevano continuare per quasi tre secoli prima che l’imperatore Costantino, rendesse lecito qualsiasi culto religioso. Queste le motivazioni dell’Editto, per quanto riferito da Lattanzio, e riportate sulla porta del Duomo:

“Quando noi, Costantino Augusto e Licinio Augusto, felicemente ci incontrammo nei pressi di Milano, e discutemmo di tutto ciò che attiene al bene pubblico e alla pubblica sicurezza, questo era quanto ci sembrava di maggior giovamento alla popolazione, sopratutto che si dovesse regolare le cose concernenti il culto della divinità, e di concedere anche ai cristiani, come a tutti, la libertà di seguire la religione preferita, affinché qualsivoglia sia la divinità celeste possa essere benevola e propizia nei nostri confronti e in quelli di tutti i nostri sudditi. Ritenemmo pertanto con questa salutare decisione e corretto giudizio, che non si debba vietare a chicchessia la libera facoltà di aderire, vuoi alla fede dei cristiani, vuoi a quella religione che ciascuno reputi la più adatta a se stesso”.

Parole di straordinaria saggezza, nonché acume politico. Innovatrici, comunque, e anzi rivoluzionarie. Soprattutto pensando a quelle zone del mondo in cui, quel grande “pronunciamento di civiltà” è ancora ignorato oggi, 1700 anni dopo la sua emanazione, per l’intolleranza di certe religioni, e di certe ideologie politico-religiose, pervicacemente contrarie ai diritti umani, così come sono stati riconosciuti dall’Occidente, sulla base di un pensiero e una composita cultura plurimillenaria.

E pare impossibile che a ciò si possa sostituire la supremazia intollerante di una religione violenta ed oppressiva, in grande espansione. Ma la minaccia è purtroppo reale.

“Non licet esse christianos”. L’intuizione dell’artista che incluse quel pronunciamento nella sua opera, fa sì che quelle parole sulla porta di bronzo reiterino un monito, quanto mai attuale. Le persecuzioni, infatti, continuano. E pure in casa nostra. Basta pensare a quanti, fra noi, sono inseguiti da “fatwe” di condanna. E sono costretti a vivere sotto protezione, nel “libero”, civile Occidente.

Rifletto su questo, mentre osservo il grande Duomo gotico di Milano, che, non si dimentichi, fu capitale dell’Impero romano di Occidente, dal 286 al 402 dopo Cristo. La prossima apertura dell’ “Anno Costantiniano”, per ricordare l’Editto del 313 d.C. riporta al centro di un percorso storico, posto sotto il segno dell’innovazione e della Civiltà Europea, questa città. Città in perenne metamorfosi, ma che  racchiude i semi incorruttibili, forse solo trascurati o sottovalutati, che ha saputo “produrre” nella storia e che ancora possono germinare e dare frutti.

Oltre mille anni dopo l’Editto, iniziò la costruzione del Duomo, nel 1386. Dopo più di sei secoli l’opera non è del tutto terminata. E rimango perplesso ad osservare quello che  la gente frettolosa e il turista in comitiva guarda, e non vede. Ci sono 3400 statue, 700 altorilievi, 131 guglie, migliaia di immagini colorate nelle vetrate dei finestroni. Pensate quanta storia, quanta arte prodotta in sei secoli di lavoro da scultori, non sempre noti, da artigiani, da geniali architetti, da ignoti operai di eccezionale abilità. E quanta fede, quanto pensiero, quanta scienza, quanta poesia, quanti significati, quanta cultura cristiana nella cattedrale, che, se non è la prima per ampiezza in Italia, è comunque la prima per volume. Un colossale “accumulo” armonico e geniale, di bellezza e di spirito, espresso tramite materia forgiata in modo sublime. Ho cercato nelle librerie un’opera che illustri questa immensa produzione statuaria. Introvabile. E pochissimi la cercano. Mi dicono: occorre cercare nelle più importanti biblioteche. Ma nulla di simile è in commercio. Questo mi dà l’amara impressione del disinteresse, dell’oblio, dell’ignoranza montante, circa le nostre radici,la nostra essenza, la nostra identità. Mi pare, persino, l’assenza  della più “normale”e ovvia curiosità. Ci sono, ad esempio molte statue che rappresentano soldati romani. E’ ragionevole supporre, penso, ma non ne ho conferma, che alcune rappresentino i più noti fra i martiri e i santi della Legione Tebana. Quella decimata, per insubordinazione, presso Agaunum. Un clamoroso caso di “obiezione di coscienza”, che vide vittime i legionari imperiali presumibilmente reclutati a Tebe, in Egitto, paese in cui i cristiani, a quanto si constata ancor oggi, non hanno mai smesso di soffrire soprusi. Di quei legionari, dispersi in vari zone al di qua e al di là delle Alpi, alcuni furono presenti a Milano: S.Alessandro, S.Fedele, S.Vittore, ad esempio. Saranno loro, quelli rappresentati da quelle statue? La gente guarda, ammira talvolta, spesso non vede. Né si pone nemmeno interrogativi di questo genere, credo. Questa immensa testimonianza di fede e cultura, sotto il cielo di Milano, sembra ignorata, obliata, incompresa, negletta.

” Non licet esse christianos”. Questo sembra dirci la realtà di oggi, con quell’antico pronunciamento, abrogato a Milano nel 313, ma reiterato nei fatti da forze oscurantiste e totalitarie, di cui peraltro la storia finirà, prima o poi, come nel passato, per fare giustizia. Ripartiamo da quel monito. E riscopriamolo in positivo, facendo in modo che le celebrazioni dell’ “Anno Costantiniano”, che inizierà il 6 dicembre 2012, rilancino, partendo proprio da Milano, l’enorme patrimonio di civiltà, di cultura e di libertà dell’Occidente, di cui il grande Duomo è segno e simbolo ineguagliabile.