Dove scompare la speranza scompare la paura. Noi abbiamo paura perché abbiamo ancora qualche speranza. Tuttavia dobbiamo vincere la paura e reagire positivamente, finché siamo capaci. E attenzione: nel bene come nel male, la paura genera furore; il furore soffoca la paura, che pure fu una delle sue cagioni. E si combatte.

Non dobbiamo arrivare al punto di non ritorno equivalente alla “atarassia” -in senso negativo- cioè all’autismo, alla indifferenza e passività totali.

 

Non di rado le verità sintetiche desumibili dai fatti, demoliscono e superano le teorie analitiche anche le meglio intenzionate.

 

Senza la ripresa della nostra sovranità nazionale: economica, monetaria e politica, non c’è la nostra sopravvivenza. Decidiamoci. E per deciderci basti il domandarsi non quanto ci potrà costare liberarci dell’ “euro” bensì quanto ci costa tenercelo ancora. E quanto ci sia già costata questa avventura folle, in confronto ai “benefici” = e quali giammai essi sarebbero stati? Liberiamoci dell’ “euro” prima che questo disastro degeneri in tragedia.

 

Io sarò tutto, meno che esperto di macro-economia (peraltro, dobbiamo proprio anche a presunti, sedicenti esperti “economisti” -ai quali ingenuamente avevamo affidato o per dir meglio abbandonato i nostri destini- l’essere nelle attuali condizioni).

Così tento di sintetizzare.

In generale, e nelle circostanze ordinarie che sono la maggior parte, si ha che la ricchezza -specialmente quella “monetaria”- non si crea e non si distrugge (salvo che in ambito delle guerre, e anche in tali circostanze non sempre ciò accade).

 

La ricchezza si limita a cambiare Padrone.

Riprendiamoci la sovranità nazionale e ritorniamo padroni della nostra ricchezza.

 

L’ ho già detto e scritto, ma con la mia solita caparbietà lo voglio ripetere.

L’ “euro” è una creatura nata senza un Padre certo (= uno Stato sovrano) e senza una Madre legittima (= una Banca Nazionale pubblica). E dato questo fondamentale, insanabile vizio d’origine, è destinato alla grama esistenza e alla precoce morte comune a pressoché tutte le creature bastarde.