Non può e non deve una sentenza determinare le sorti di popoli credenti e affezionati al significato dei simboli religiosi. Il primo tra tutti, il Crocefisso.

Non possono alcuni uomini stabilire cosa deve cambiare nell’intera cultura di un popolo, abolendo, con una sentenza,  l’esposizione del Crocefisso senza conoscere il pensiero della collettività.

Il Crocefisso è il segno della nostra cultura religiosa. Una cultura che non si può cancellare con una decisione  giuridica, tra l’altro disapprovata dalla maggioranza.

Ma con che cosa si vuole sostituire il Crocefisso? Di fatto al posto della Croce si vuole collocare il “niente”.

Al posto del Crocefisso, nello stesso spazio, si vuole posizionare  il “vuoto”.

Bene, questo segno laico che sta bene a qualcuno, offende l’identità della cultura cristiana.

Anche il vuoto è un segno.  Quindi si ritorna al punto di partenza a meno che non si vogliano additare solo i cattolici, volendo così cancellare  i loro segni “camuffando” il tutto sotto la sfera del “rispetto della collettività”.

Quel vuoto che si vuole sostituire al posto del Crocefisso è  un simbolo che turba le coscienze delle gente.

E’ il segno di un laicismo sfrenato che vuole  convertire l’uomo, in modo obbligatorio e indirettamente forzato, al niente allontanando così, in modo lento, il credente dalla  libertà di manifestare serenamente la propria storia religiosa anche con segni e simboli capaci di testimoniare la propria cultura spirituale.

Si intende far crescere le generazioni future lontani dai simbolismi della propria identità religiosa.

Si lede così il diritto alla libertà. Si lede uno dei fondamentali diritti dell’uomo e tra i tanti, il più importante: quello che riguarda il proprio spirito, ossia la parte più intima di sé.

Ma che cosa è il Crocefisso? È un segno capace di esprime la cultura di nazioni cristiane e di quei popoli credenti da sempre in Gesù Cristo nato, morto e risorto per gli uomini.

In tutto questo non vi è nulla di offensivo. In questo non c’è nulla che  possa turbare lo spirito dei non credenti o dei credenti in altre confessioni religiose.

Se questo segno turba i non cattolici, così come si vuol lasciare intendere, allora bisognerebbe chiedersi cosa pensano  gli uomini di altre confessioni  in merito alla presenza dei diversi segni  religiosi, appartenenti alle tante  culture, presenti nel  mondo.

Cosa direbbero popoli di altre confessioni religiose se noi cattolici, presenti nel loro paese, chiedessimo l’eliminazione dei loro simboli dai luoghi comuni?

Meglio non commentare. Tutti sanno cosa succederebbe! Già si registra tanta crudeltà nei riguardi dei cattolici e di altre religioni al sol professare il proprio credo. Immaginiamo se gli stessi chiedessero dei “diritti religiosi” pubblici.

Per ritornare all’Italia e all’Europa o a tutti quei paesi di estrazione cattolica e cristiana, mi chiedo  se sia corretto vietare l’uso del velo alle tante donne islamiche? Anche il velo è un segno e quindi può turbare chi è sempre vissuto, come i popoli europei, distanti dalla cultura dell’islam.

Mi chiedo se sia corretto chiedere ai tanti indiani presenti in Europa l’eliminazione dei loro punti di riferimento religioso.

Eppure, in Italia e in Europa ciò non accade. Ognuno presenta i propri segni religiosi in modo libero mentre solo ai cattolici si chiede di togliere il Crocefisso.

Ma quale turbamento potrebbe provocare il Crocefisso a chi non crede al cristianesimo? Nessuno.

La realtà è che un'altra: si tenta di smantellare ciò che riconduce in modo palese al credo  cattolico.

Il Crocefisso per 2000 anni non ha turbato la sensibilità di nessuno anzi, per ciò che rappresenta,  ha sempre aiutato e confortato la gente.  È il segno che sintetizza l’umanità di Dio, la sua vicinanza con gli uomini ed ancora  il senso dell’uguaglianza , della redenzione  e della vita eterna che non ha fine.

È il segno che insegna a guardare al di là della morte e a fare della stessa il baluardo della porpria vita  ricordando al mondo la resurrezione proprio grazie a Cristo morto in Croce e risorto.

Ed in ogni caso è bene che i nostri amici di altre confessioni religiose imparino ad accettare e a convivere con la cultura del paese che liberamente scelgono come loro dimora.

Trasferirsi in un altro paese significa adattarsi ai nuovi usi, alle nuove tradizioni e alla nuova cultura. Questo significa integrazione. Invece, dall’andamento generale delle cose, il concetto sembra essere ribaltato. È come se gli italiani dovrebbero cambiar cultura per integrarsi alla “novità” rappresentata dai tanti popoli presenti.

Questo è semplicemente assurdo!

I nostri amici di altre confessioni religiose dovrebbero essere orgogliosi di vivere in un paese libero come il nostro  dove è possibile professare in modo sereno, senza alcun vincolo  o limite la propria religione. Cosa che non accade sempre per i cattolici sparsi nel mondo, costretti a subire, in alcuni casi, anche le torture.

Ed invece questa libertà, questa democrazia, sembra invertire il senso delle cose.

Sarebbe il caso che, a breve, un’altra sentenza condanni l’esposizione del “vuoto” perché offensivo nei riguardi di chi si sente legato alla propria cultura, alle proprie origini e alla propria storia che parla di cristianesimo.

Ai nostri amici di altra confessione religiosa, da cattolici non chiediamo l’alienazione dei loro simboli perché chi vive l’esperienza e il profondo significato del Crocefisso non ha paura di essere turbato da niente e da nessuno!