Domani sono in radio, a Radio 24, credo tra le 12 e le 13. La trasmissione si intitola “Il Treno Va”. Parlerò dei re Magi e de Le mille e una notte. Il motivo per cui questi due temi sono stati accomunati e che si parla dell’Oriente: Gianluca Nicoletti finge di intervistare persone sull’Orient Espress, il mitico treno che da Parigi andava alla città che si chiama Istanbul e che nel mio cuore resterà sempre Costantinopoli: tra i disperati difensori di quell’assedio ci fu anche uno dei miei antenati. Cambiare il nome di un luogo è un tale gesto di violenza che è giusto riconoscerlo. 

Dato che Radio 24 è l’ultima che ancora mi accoglie non ho specificato cosa accomuna queste due scelte. Solo S. Matteo parla dei Magi: non sono tre e non sono re. Sono Magi: persone che hanno una tale conoscenza da trascendere la materia, e sono il simbolo della sapienza, mentre i pastori sono il simbolo della semplicità, essendo queste due strade, e solo queste, l’assoluta sapienza e l’assoluta semplicità, quelle che conducono a Dio. I Magi, non sono tre, ma portano tre cose, oro, incenso e mirra. Per questo motivo nel Medioevo si stabilì il loro numero, decidendone anche il nome. I Magi vanno a portare il loro omaggio alla sacralità di Cristo, e qui arriviamo a “Le mille e una notte”, alla normale assoluta violenza che regna dove Cristo non c’è, dove non è arrivato o dove è stato cacciato. 

La “cornice” de “Le mille e una notte” è la storia terribile di un re che per aver subito l’affronto di un tradimento, uccide donne innocenti una dopo l’altra. Una donna molto saggia e molto astuta lo spinge a rimandare l’esecuzione lasciando in sospeso fiabe bellissime. Alla fine il tiranno si rasserena e smette di uccidere, smette cioè di esercitare il suo arbitrio assoluto e totale su persone che altro non dovevano fare che subirlo, la cui innocenza è un particolare irrilevante. Shahrazade vivrà lieta e serena come sposa di un pluriomicida, i cui crimini resteranno impuniti: le madri della fanciulle uccise che vorranno ricordare le loro creature lo faranno di nascosto, soffocando i loro lamenti, i padri non chiederanno giustizia perché le figlie non erano persone ma cose, esattamente come il concessionario che ci ha venduto l’auto non ce ne chiede conto dopo che l’abbiamo distrutta in un incidente. 

Era nostra: una proprietà. Basta quest'unico esempio a capire l’enorme importanza di quella Nascita, cui i Magi resero omaggio e che permise di infrangere l’idea aberrante che la vita possa essere soppressa per capriccio, che osò affermare che tutti siamo figli di Dio. Ci sono nazioni, ogni giorno di più, in cui questa affermazione può essere punita con la morte, perché nell'islam noi non siamo figli di Dio, ma suoi servi. Padre Nostro è blasfemia.

Quindi buon Natale a tutti, con tutto il cuore, e che sia un Natale vero.

Se posso dare un consiglio questa notte a mezzanotte andiamo tutti a messa. Anche se siamo liberi pensatori andiamoci lo stesso, in nome di tutti coloro che non ci possono andare, perché i cristiani sono il gruppo confessionale più atrocemente perseguitato. In nome dei morti e dei  perseguitati andiamo a messa questa notte. Non andranno a messa i servi filippini (la parola servo è stata ben pesata, servo nel senso di individuo malpagato e disprezzato) che servono in Arabia Saudita, dove la messa è vietata, e nel caso può essere punita anche con la morte. Non andrà a messa la signora Asia Bibi, in prigione da cinque anni in Pakistan per una falsa accusa di blasfemia, in attesa della sua esecuzione, tra l’indifferenza generale di tutti, incluse le massime gerarchie cattoliche che fanno encicliche sull’ambiente, che sono molto contente delle cifre folli spese da una società molto laica per proiettare pappagalli e scimmie su San Pietro. Non andranno a messa i cristiani perseguitati del Pakistan e della Siria, mentre ci andranno quelli del Kenya e della Nigeria, anche se rischiano la vita, anche se sanno che è possibile che la chiesa verrà sprangata dall’esterno  per essere poi data alle fiamme.

Quindi andiamoci noi.

E Pace in terra agli uomini di buona volontà