A pochi giorni dalla morte di Sharon, vorrei ricordare “lo sgombero” dei coloni di Gaza.

Ora tutti, da Kerry alla Norvegia,  chiedono, ma il termine corretto è pretendono,  lo “sgombero” dei “coloni” da Giudea e Samaria, normalmente indicate come Cisgiordania.

Aritmetica spicciola, contro una cultura di morte.

Ho nella memoria i soldati israeliani che strappano dei contadini alla loro terra. I contadini quella terra l’hanno dissodata, coltivata, resa fertile, è la loro terra, era già dei loro padri, moltissimi di loro sono nati lì. I contadini cercano di aggrapparsi alle loro case ed ai loro campi. Molti, tutti, sono in lacrime, ma i soldati israeliani non si fermano. Veramente anche molti dei soldati sono in lacrime, perché sono tutti israeliani, quelli che i soldati israeliani stanno strappando alla loro terra, in molti casi alla terra dove sono nati.

Sono altri israeliani, i coloni di Gaza, che lì, a Gaza, lasceranno le loro sinagoghe, perché siano date alle fiamme e i loro cimiteri perché siano profanati. I coloni israeliani a Gaza fornivano, se non mi ricordo male, 22000 posti di lavoro ai palestinesi e fino a che c’erano fisicamente loro e i loro campi verdi e le loro viti sulle zone confinanti a Israele, non ci potevano stare le rampe dei missili Qassam, così come nella città israeliana di  Sderot , normalmente colpita da migliaia di questi missili, magari stavano un po’ meglio. I coloni sono cattivissimi e per il fatto di avere coltivato i pomodori meritano di morire, loro e i loro bambini. Anche se fosse vero che quella terra non è la loro, insisto col dire che coltivare pomodori non mi sembra un crimine così assoluto da giustificare la morte di bambini. E invece no:  è un’umiliazione intollerabile per i palestinesi che qualcuno coltivi i pomodori,  sulla “loro” terra, un’offesa assoluta. Secondo me se dopo che ti hanno violentato la madre te la bruciano con cherosene, quella è un’offesa, eppure non esiste un terrorismo armeno, ed è giusto così perché il terrorismo contro civili, tutti colpevoli, chi capita capita, è un crimine assoluto,  ingiustificabile, imperdonabile, quello sì paragonabile al genocidio, un minuscolo campo di sterminio portatile. . Se ti hanno bruciato il tempio senza fare uscire i monaci, quella è un'offesa, eppure non esiste un terrorismo tibetano.  Quindi mi pare dimostrato che la causa del terrorismo sia appartenere ad una cultura di morte: se non appartieni ad una cultura di morte il terrorismo contro civili e soprattutto civili bambini non si forma, indipendentemente dall’offesa subita. Se si appartiene ad una cultura di morte anche coltivare viti è una condanna a morte.

Da quando i coloni hanno lasciato Gaza il conflitto arabo israeliano ha causato ai palestinesi circa 5000 morti, incluso il migliaio di morti dell’operazione piombo fuso. Per carità, capisco che ogni vita è preziosa, che ognuno di loro è stato compianto e che se uno di loro fosse stato un mio parente di primo grado ne sarei stata molto addolorata, ma ora il mio discorso era un altro: perché si usa il termine massacro o genocidio per 500 morti l’anno?  Perché la vita è sacra ed ogni morto è una tragedia. Giusto allora è il caso di piantarla con il terrorismo. Se la  vita è sacra, una vita spenta è una vita e 5000 vite sono 5000 vite e non un genocidio.  Basta con il terrorismo verbale. 5000 morti in 10 anni, fa circa 500 morti l’anno, che sono più o meno la cifra di morti che la barriera difensiva, meglio nota come il famigerato muro, risparmia ogni anno. 500 morti sono una cifra più piccola del numero di impiccati ufficiali in un unico anno di quel gioiello di paese che si chiama Iran, eppure non mi pare di aver sentito la parola genocidio.

Un’ultima considerazione: Ariel Sharon fece sgomberare i coloni di Gaza nella speranza di una pace che non venne perché Hamas non accettò nemmeno di sedersi al tavolo. La speranza era ragionevole: c’erano Bush e Sharon, loro forse avrebbero potuto farcela.

Se quei coloni fossero rimasti dove erano, il mondo avrebbe risparmiato 5000 morti palestinesi (oltre che migliaia di missili su Sderot, morti e feriti,  in costante vivere nel terrore, nella paura, nel rumore delle sirene seguite dall’esplosione e anche se quel missile è caduto “solo” su un campo, un giardino, una stanza in quell’istante vuota la vostra vita quel giorno è stata spezzata dalla paura. I morti e i feriti dei missili Qassam sparati non per distruggere chi ti sta sparando addosso, ma a caso, dove capita capita, per la sola gioia di distruggere, uccidere dilaniare,  però sono israeliani, quindi non contano. Oramai prendiamo atto che degli israeliani non gliene importa un fico secco a nessuno, e contiamo solo i palestinesi)

Se i coloni fossero rimasti dove erano avremmo risparmiato 5000 morti palestinesi e 22000 posti di lavoro sempre palestinesi.

Domanda 1: perché Kerry , la Norvegia e tutto il mondo civile (questo blog fa parte dell’incivile) ritiene irrinunciabile ripetere lo stesso errore con la Cisgiordania?

Domanda 2: ma la vita sacra in Iran mai?

Domanda numero 3: ma gli attivisti della pace, la parola Siria l’hanno cancellata?

Gli stramaledetti pacifisti che da  anni creano una cortina fumogena a protezione dei massacri islamici, lo sanno che ogni anno 100.000 cristiani vengono massacrati per la loro fede? E come in ogni guerra a ogni morto corrispondono venti feriti. Questa è la regola più o meno standard. Quindi per ogni morto ci sono innumerevoli pestaggi, donne stuprate, ragazzine rapite, case e imprese dati alle fiamme, animali da fattoria rubati o uccisi.

Qualcuno lo ha detto al ridicolo movimento pacifista, incluso quello particolarmente ridicolo che alligna tra oratori e chiese, che per ogni palestinese ucciso in quanto viene loro negato il diritto elementare di uccidere impunemente israeliani e tirare missili sulla loro terra ci sono 200 cristiani massacrati per la colpa di aver recitato il Padre Nostro?