Molto spesso si dibatte della concreta possibilità da parte dell’Italia ed anche di altri paesi di abbandonare l’euro per tornare alle proprie valute d’origine.

Per carità però, non ditelo in giro…sareste additati nella migliore delle ipotesi di essere pericolosi reazionari, nazionalisti,utopisti.

La realtà è però proprio questa: uscire dall’Europa sarebbe una benedizione!!

Infatti, se guardiamo con attenzione le tabelle ed i dati che fornisce l’Ufficio Studi della Banca d’Italia, noteremo delle interessanti situazioni.

Dati Europa

I dati sono tanti, ma concentriamoci in primo luogo sull’Italia. Come spesso capita, i dati più interessanti sono sempre quelli che in qualche modo vengano occultati con sapiente maestria. Ricaviamoci un dato che non c’è espresso in tabella, ovvero la spesa per interessi (disavanzo pubblico + avanzo primario).

Abbiamo dunque rispettivamente per gli anni 2011, 2012, 2013 una spesa per intereressi pari al 4,9%,5,5%, 5,6% (circa 75 miliardi l’anno). Se poi consideriamo il fatto che tale percentuale è espressa su previsioni di PIL ottimistiche ed irrealizzabili, ci rendiamo conto di come in realtà probabilmente ci ritroveremo a spendere per interessi una percentuale almeno pari all’ 8-10% del PIL.

Il tutto realizzando avanzi primari di bilancio e dunque tassando e tagliando la spesa pubblica.

Non male come risultato!!

Il debito pubblico, ovviamente, salirà!!

Standing ovation per Monti e la sua Bocconi Band.

Inutile dirvi di guardare la sezione dove sono USA, UK,Giappone e Canada dove si vede che non gli passa neppure per l’anticamera del cervello di fare politiche depressive e criminali come quelle che stiamo realizzando in Italia (mi pare che il Giappone abbia un debito leggermente superiore al nostro, quindi questi giapponesi sono dei folli a continuare a spendere? Oppure i pazzi li abbiamo in casa?)

Si potrebbe proseguire ancora ma ritengo sia interessante volgere l’attenzione sulle ultime due statistiche ovvero, il saldo delle partite correnti e la posizione netta sull’estero.

Ebbene, osservando queste due colonnine con un minimo di senso critico, si noterà come nella “realtà” esistono già due Europa:

  • una formata da Germania, Paesi Bassi, Belgio, Finlandia ed Austria che esporta ed arricchisce il proprio saldo verso l’estero (ovvero entra moneta nel sistema);

  • un’altra Europa formata da Italia, Francia, Spagna, Grecia, Portogallo ed Irlanda, che ha un saldo verso l’estero negativo (ovvero esce altra moneta dal sistema famiglie-imprese).

Il perdurare di squilibri nei saldi delle partite correnti genera una condizione d’instabilità nel sistema nel suo complesso, poiché vi saranno nazioni sempre maggiormente esportatrici ed altre sempre più votate alla sola importazione (cioè vi saranno costanti flussi monetari in uscita che dovranno essere rimpiazzati da immissioni di valuta da parte dello Stato o del settore bancario).

Non lo dico io, ma J.M.Keynes, che seppur sopravvalutato come economista, aveva però ben compreso già il secolo scorso i rischi cui si sarebbe esposto il sistema economico se non si fossero previsti meccanismi di riequilibrio dei saldi delle partite correnti. Ovviamente nessuno gli diede credito.

Pensare di riuscire a far convivere realtà così profondamente differenti all’interno di una unica “camicia di forza” quale è l’Euro è un errore colossale ed oramai, anche se in ritardo, la verità sta venendo a galla.

Non c’è altra via che separare queste due Europa, legate solo da una valuta che sta fiaccando l’economia reale dei paesi in deficit estero a tutto vantaggio dei paesi maggiormente “virtuosi” (l’ultimo dato del PIL greco a – 7% ci dà l’idea di quanto siano sbagliate le cure proposte dalla BCE, UE,FMI).

Questa differente capacità di riportare in equilibrio il sistema comporta anche il fatto che le tensioni sui titoli di stato di queste nazioni siano ben superiori a quelle della Germania, obbligando i Paesi già in difficoltà, a pagare interessi più alti sottraendo risorse al sistema economico (la Germania all’ultima asta si finanzia a tassi negativi, noi paghiamo in media non meno del 4%).

Ma insomma non ci vuole poi molto a capire che così non va: il Giappone ha un debito pubblico del 236% del PIL (noi solo del 126);

il Giappone paga interessi sui titoli di stato dell’1% (noi paghiamo invece il 5% se va bene);

il Giappone ha debiti del settore privato pari al 167% del PIL (noi abbiamo debiti privati del 127%);

il Giappone ha una posizione netta verso l’estero positiva per il 54% del PIL (noi abbiamo un deficit verso l’estero del 20% del PIL);

Il Giappone ha lo Yen, noi purtroppo abbiamo l’Euro;

il Giappone crescerà di un + 2,2% di PIL (l’Italia farà -2,3%).

Occorre tornare padroni della nostra moneta, artefici del nostro destino, slegarci da questa Europa che sin dall’inizio è stata un vero e proprio tranello ai danni del nostro Paese e della nostra industria.