La situazione economica generale peggiora mese dopo mese, i dati sulla produzione industriale tornata ai livelli del 1990, il tasso di disoccupazione superiore all’11%, il calo dei consumi senza precedenti, il continuo inesorabile aumento del debito pubblico oramai stabilmente sopra i 2.000 miliardi di euro, tracciano le linee di una depressione economica che l’attuale classe politica non è in grado di risolvere.

Anche nel Giappone degli anni ’90 si sperimentò una simile situazione di progressivo deterioramento dell’economia dovuto in larga parte alla bolla sull’immobiliare.

Il 29 dicembre la borsa di Tokyo stabiliva un nuovo record positivo, ma nessuno prevedeva allora che sarebbe stato l’ultimo del Ventesimo secolo.

L’esplosione della bolla provocò un calo della domanda effettiva attraverso la dissoluzione dei valori dei patrimoni azionari, obbligazionari e fondiari. L’indice Nikkei, relativo della Borsa di Tokyo, scese dal suo picco massimo di 38915 alla fine del 1989 al livello minimo di circa 7000 punti nel 2009.

Le banche e le altre corporation finanziarie vennero colpite da forti perdite  patrimoniali, proporzionali alle enormi quantità di denaro prestato al mercato speculativo di immobili e di azioni.

L’ammontare complessivo di valori patrimoniali dissolti per la perdita di capitale nel settore immobiliare e nel mercato finanziario raggiunse l’ammontare di un milione di miliardi di yen verso la metà degli anni ‘90, cifra che corrispondeva a 2,4 volte il PIL. Si trattò di un valore enormemente grande e devastante, se si pensa che la distruzione di capitale avvenuta negli Stati Uniti durante la Grande Crisi dopo il 1929 fu pari a “solo” 1,9 volte il PIL.

Venne dunque ad innescarsi un circolo vizioso costituito da difficoltà delle banche, violento restringimento del credito per le piccole e medie imprese, peggioramento dei livelli occupazionali e delle entrate dei lavoratori, calo della domanda di consumo, diminuzione continua del valore dei patrimoni immobiliari e dei titoli.

Vi sembra una storia già vista?..non ci ricorda la nostra condizione attuale?

All’inizio degli anni ’90 il governo e la burocrazia giapponesi dovettero fronteggiare una situazione inaspettata: la crescita in forte decelerazione, in quanto lo sgonfiamento della bolla speculativa depresse i consumi; inoltre le imprese, avendo un enorme ammontare di capacità produttiva inutilizzata ed in presenza del deterioramento della propria condizione finanziaria, rividero al ribasso i programmi d’investimento.

I problemi più drammatici si trovarono nel settore finanziario: le banche e le numerose compagnie finanziarie (dopo le liberalizzazioni degli anni 80) furono sommerse da un enorme ammontare di prestiti non recuperabili. La stabilità delle banche divenne  a rischio.

La cattiva allocazione del risparmio cominciò ad aggravarsi: da un lato le banche continuarono a concedere crediti ad imprese già indebitate sperando che queste riuscissero a risollevarsi in futuro; dall’altro, in presenza del deterioramento dei bilanci esse diventarono più caute nella concessione di nuovi prestiti, il che penalizzò l’entrata nel mercato e lo sviluppo di nuove imprese .

Le autorità di politica economica scelsero di rilanciare la crescita attraverso una politica fiscale espansiva, ovvero riducendo le imposte.

A partire dal 1992 i governi vararono una serie di piani di rilancio, volti a sostenere la domanda effettiva attraverso l’aumento della spesa pubblica.

La manovra monetaria procedette più lentamente ma nel 1993 diventò finalmente espansiva con un progressivo, lento abbassamento dei tassi che non produsse gli effetti sperati. Solo nel 1998 però, dopo che il PIL aveva registrato un contrazione dell’1,1%, la Bank of Japan decise di procedere  ad una significativa iniezione di denaro pubblico nel sistema bancario e la banca centrale aumentò la liquidità nel sistema economico.

L’enorme stimolo fiscale e il rilassamento della politica monetaria riuscirono ad evitare lo svilupparsi di una spirale deflazionistica, ma non a produrre l’agognato jump-start e ristabilire le condizioni per una ripresa sostenibile dell’economia.

Dunque, tutte insieme fallirono sia le convenzionali politiche fiscali che quelle monetarie gettando i giapponesi nella disperazione e nella depressione. Perché fallirono?

La ragione del loro insuccesso sta nell’eccessiva lentezza d’attuazione; per molto tempo si discusse di come, di quanto, di dove iniziare ad intervenire e nel frattempo la crisi finanziaria diventava crisi economica e reale, sempre più profonda.

Fu a quel punto che  intervenne in qualità di consulente governativo  il Prof. Werner, docente di economia presso la Tokyo University che riuscì a far comprendere ai giapponesi che era necessario aumentare la quantità di moneta in circolazione per finanziare deficit pubblici e sebbene, il suo pensiero non sia stato completamente seguito, per molti anni è rimasto come consigliere del Governo nipponico ed il successo dei suoi libri sono a testimoniarlo.

In un recente articolo, il Prof. Werner, dunque  non un chiacchierone da bar , membro del movimento “Positive money” in Inghilterra che si batte per la creazione di moneta direttamente dallo Stato, ha tracciato quella che potrebbe essere una soluzione tampone per il consolidamento del debito pubblico, senza ricorrere a draconiane misure di austerity.

Werner ha scritto un paper  molto originale in cui spiega che la soluzione a tutta la crisi del debito dell'eurozona è semplicemente far comprare il debito pubblico da parte delle banche di ciascun paese ad un costo concordato molto basso tipo l'1.5%. Non occorre altro, basta solo che le banche abbiano accesso a fondi all'1% (cosa che già peraltro c’è oggi) per cui guadagnino qualcosa e hai risolto il problema del BTP per ora. Lo Stato di fatto garantisce le banche (Unicredit, Intesa, Mps…) e quindi, se il Governo avesse un deficit di 60 miliardi l'anno ad esempio, sarebbe sufficiente si facesse prestare i soldi dalle Banche Commerciali all'1.5%. Come fare un mutuo a 20 anni all'1.5%. Fine. Sarebbe un modo “elegante” per l'Italia per aggirare tutti gli ostacoli legali e i trattati e di finirla con la storia dei BTP che costano il 5% l'anno, lo "spread" e la maledetta austerità e la mattanza fiscale!!

Quali sarebbero i vantaggi per uno Stato di prendere soldi in prestito dalle banche commerciali?

Innumerevoli; in primo luogo, i costi di finanziamento sarebbero molto più bassi dei tassi pagati attualmente sul debito pubblico; in secondo luogo, tali interessi sarebbero fissi e ben definiti per un determinato arco temporale; inoltre, il settore bancario avrebbe modo di produrre utili modesti ma costanti nel tempo; ancora, il finanziamento restando vincolato alle banche commerciali di ciascun Paese, non andrebbe a gravare in alcun modo sui contribuenti di altre nazioni e ciò renderebbe questo sistema ben più attraente dell’attuale impianto europeo dell’EFSF o degli Eurobond.

Soprattutto, con tassi d’interesse inferiori al tasso d’inflazione si riuscirebbe gradualmente a ridurre il debito pubblico!!

Ripetiamo per la milionesima volta che tutto questo sistema è realizzabile poiché le Banche Commerciali al pari delle Banche Centrali, possono creare moneta dal nulla: non sono intermediari che raccolgono i risparmi e li investono, come insegnano nelle università, ma creano danaro a costo zero e lo prestano, al punto che oggi, circa il 95% della moneta è creata dal credito commerciale e solo il 5% dalle banche centrali!!

Questa cosa già avviene in parte, ed il seguente grafico testimonia che ad oggi, solo il 30% del debito pubblico è in mano a privati.

Se poi si verifica la quota detenuta dal sistema bancario di debito pubblico di Stati non della zona Euro, quanto sopra riportato risulta ben più evidente.

 

Ad esempio si osserva che quasi il 90% del debito giapponese,  ben superiore al nostro, è in mano al sistema bancario ed il Giappone , il paese con il QI medio più alto del mondo, ha visto le recenti elezioni del 6 dicembre concentrarsi sulle strategie di politica monetaria, sulla posizione del partito di opposizione di obbligare la Bank of Japan a stampare moneta in modo serio per far risalire l'inflazione da -0.5% al 2% e far scendere lo Yen.

Quello che ha proposto Shinzo Abe è più o meno identico a quello che qui si scrive a sfinimento  e cioè:
1) sostituire i titoli di stato, che costano interessi, con la moneta che non costa niente;
2) aumentare i deficit pubblici, perché implicano più moneta per le famiglie e imprese.

“Prenderemo al più presto tutte le misure necessarie a livello fiscale e monetario per fermare la deflazione”, ha dichiarato recentemente Abe, che ha ribadito più volte la volontà di non incrementare la pressione fiscale. “Convinceremo la banca centrale (la Bank of Japan, Boj) a comprare i bond". Su questa piattaforma  il centro-destra di Abe ha stravinto.
L'elezione in Giappone è la  prova che questa politica fiscale e monetaria, che Io Amo l’Italia propone ed è risultata vincente, è l’unica in grado di riportare crescita e benessere nel Paese.
Spiegare come realmente stanno le cose, che ci sono alternative alla dittatura tecnocratica della UE, BCE, FMI è fondamentale per informare le persone che esiste una possibilità di rinascita economica e culturale del Paese.

Purtroppo la situazione in Italia è drammatica; non esiste la conoscenza e consapevolezza su come realmente funzioni l’economia, la moneta ed il debito; ad esempio, basta andare sul sito di “Fermare il declino” di Oscar Giannino per rendersi conto che c’è gente istruita, colta, che ha studiato ma non ha capito nulla. Zero. Tabula rasa su moneta, debito, economia.

Sono zucconi,  ortodossi, ragionano con le curve IS-LM, assumono che le banche commerciali siano semplici intermediari finanziari, quando invece creano moneta (il 90% della moneta in circolazione viene creata dal credito commerciale!!),… non capiscono l'economia e ragionano dentro i parametri della UE, della Troika e del Fondo Monetario e di Monti. Sono prigionieri dei quello che leggono su Repubblica, Corriere e Sole24ore. I loro manifesti elettorali sono terribili nell'ignoranza che dimostrano su come funziona, secondo la loro ottusa visone, il sistema monetario, il debito pubblico e l'economia. E' deprimente,  constatare la chiusura mentale di tanti  che per la propria professione e lavoro, sarebbero nella posizione migliore per capire cosa fare per l'economia.

Il Giappone è padrone della sua moneta, così come gli USA, la Cina, la Corea, la Turchia, la UK,..noi dobbiamo tornare padroni della nostra moneta per affrancarci dalla dittatura finanziaria globale!! Vie di mezzo non ce ne sono!!

Viva l’Italia.

Viva Io Amo l’Italia.