Ormai siamo prossimi alla resa dei conti per la nostra povera Italia. Non che nel resto del mondo l’economia proceda ad ampie falcate, ma solo noi e pochi altri paesi siamo davvero alle corde. In ossequio ai dettami della Troika, dal Novembre 2011, una serie di Governi (Monti, Letta, Renzi) che lavorano contro l’interesse generale del Paese, stanno lentamente distruggendo l’economia e lo stato sociale, creando sempre maggiori sacche di povertà. La situazione sta diventando insostenibile e non occorre essere degli abili analisti per rendersene conto. Tuttavia, al fine di chiarire meglio come e perché si giungerà ad un finale drammatico per l’Italia, proveremo a spiegare concetti e sviluppi futuri sulla base di grafici e semplici calcoli. Per comprendere esattamente a che livello di depressione è la nostra economia, realizzeremo uno studio comparandola agli USA, ovvero uno Stato sovrano che controlla, al contrario dell’Italia, la propria valuta e politica monetaria.

Seguendo il raffronto tra la situazione dell’economia USA e quella italiana, ci renderemo conto del perché siamo destinati al default od una colossale patrimoniale per adempiere fino in fondo le direttive della Troika, costi quel che costi. Per gli Stati Uniti invece, la soluzione sarà una nuova e forse stavolta finalmente differente politica monetaria espansiva, che realizzi il cosiddetto “QE for the people”, come illustrato in una lettera firmata da decine di economisti qualche mese fa.

Dunque , per gli USA oggi ci troviamo nella seguente condizione: l’ultimo dato riguardante l'inflazione è MOLTO NEGATIVO. Segnando un -0,2% indica una deflazione in linea con la diminuzione delle vendite e dei consumi negli USA. La deflazione porta ad una diminuzione dei redditi e dunque ad un maggior peso della componente debitoria sui cittadini. Questo, inevitabilmente ridurrà il PIL e nuovamente il debito privato tornerà a creare problemi. Già oggi, gli USA per avere 2,8 dollari di ricchezza in più (PIL), devono indebitarsi per 4,3; è una condizione insostenibile già adesso; ma se la situazione come riteniamo, dovesse peggiorare allora sarebbero guai seri.

Quindi sulla base di una riduzione del reddito nominale per gli USA, fondamentalmente legato alla diminuzione dei consumi e delle vendite, il peso del debito privato tornerà presto nuovamente insostenibile.

Per quanto riguarda l’Italia, la condizione reale dell’economia può essere rappresentata dal seguente grafico:

Ora sulla base dei dati contenuti nel DEF 2015, il Governo ha dichiarato un obiettivo di crescita in termini nominali pari all’1,6%.

Alle condizioni attuali, con l’euro svalutato a 1,12 contro il dollaro, il prezzo del petrolio intorno ai 60 $ e rispettando le imposizioni della Troika, questo comporta che il debito privato (famiglie ed imprese) dovrà crescere nell’anno 2015, almeno dell’ 1,15%.

In altri termini, significa che famiglie ed imprese, al fine di aumentare il proprio reddito di 1,6 euro dovranno indebitarsi per 1,15 euro. Nella realtà, il credito non solo non si espanderà dell’1,1% ma di fatto continuerà a contrarsi  in media dell’ 1,6% secondo la Banca d’Italia); avremo come risultato finale, al termine del 2015, un nuovo calo del PIL nominale pari a circa -1,3%. Altro che il +1,6% previsto nel DEF del Governo Renzi!!

Non esiste ripresa, non ci sarà nessuna riduzione della disoccupazione, creazione di nuova ricchezza e tutto nonostante il QE di Draghi, l’euro svalutato, il basso prezzo del petrolio, l’Expo, il Jobs Act e le altre inutili riformette renziane.

Purtroppo, a causa dell’inutilità di un Governo da operetta, il debito pubblico fuori controllo è giunto alla soglia dei 2.200 miliardi di Euro, su cui si pagano interessi pari al 4,6% del PIL. Restando nell’Euro, sotto il commissariamento della UE e della BCE, avremo una duplice scelta a disposizione: dare un default sul debito pubblico, come minimo dell’ordine del 30% oppure adottare una qualche forma di patrimoniale per un equivalente ammontare.

Si salvi chi può!