Per una volta, lasciamo da parte il debito pubblico fuori controllo, le politiche masochiste del Governo, il terrore per un’inflazione che non c’è e non ci sarà, la disoccupazione galoppante  e le entrate fiscali e contributive in diminuzione.

Tutti obiettivi perfettamente realizzati dal Governo “made in Bocconi” in pochissimi  mesi!

Parliamo invece di come il Governo Monti ha deciso di disincagliare i crediti della Pubblica Amministrazione (PA) verso il sistema imprenditoriale italiano.

E’ fatto notorio che molte aziende, specialmente di piccole e medie dimensioni, versano in gravi difficoltà finanziarie anche  a causa di crediti non pagati dalle aziende pubbliche, per un importo che in realtà nessuno è in grado di definire con esattezza, ma il cui ordine di grandezza può essere stimato in alcune decine di miliardi di euro.

Il meccanismo messo a punto dal Governo è molto complesso, lungo e come vedremo tra breve creerà non pochi problemi alle imprese creditrici. Ma andiamo con ordine.

Il 22 maggio 2012 il Governo, le Associazioni industriali e l’ABI firmano un protocollo per lo smobilizzo dei crediti (Nuove misure per il credito alle PMI: smobilizzo dei crediti vantati dalle imprese nei confronti della Pubblica Amministrazione). L’accordo prevede un plafond iniziale di 10 miliardi, l’onerosità della soluzione creditoria per le aziende oltre ad una serie di misure operative per realizzare gli obiettivi stabiliti.

Entro il termine del mese di ottobre 2012, la PA dovrà aver individuato l’esatto ammontare sia dei crediti dovuti, sia dei creditori, redigendo una lista ed inviandola al Tesoro il cui compito sarà quello di provvedere ad emettere  i titoli di pagamento a favore delle imprese creditrici.

Il problema che rende tragicomica tutta la complessa procedura risiede nell’accordo stipulato con l’ABI, che relativamente alle procedure di smobilizzo del credito verso le imprese, dispone quanto segue :

8. Possono accedere ai finanziamenti del plafond “Crediti PA” , le PMI operanti in Italia, così come definite dalla normativa comunitaria Potranno accedere ai finanziamenti del plafond “Progetti Investimenti Italia”, le PMI operanti in Italia, così come definite dalla normativa comunitaria, appartenenti a tutti i settori.
9. Le PMI, al momento di presentazione della domanda, non dovranno avere posizioni debitorie classificate dalla banca/intermediario finanziario (di seguito, banca) come “sofferenze”, “partite incagliate”, “esposizioni ristrutturate” o “esposizioni scadute/sconfinanti”, né procedure esecutive in corso.
10. Per le imprese che presentino esposizioni scadute/sconfinanti” da oltre 90 giorni (e fino a un massimo di 180 giorni) la banca può valutare la realizzazione dell’operazione, tenuto conto degli impatti e dei vincoli regolamentari, qualora il ritardo di pagamento dell’impresa sia imputabile al mancato incasso dei crediti vantati nei confronti della PA per i quali l’impresa richiede l’attivazione del plafond di cui al presente accordo.

Fonte: Linkr.com

Sembra un assurdo ma è così: si evince chiaramente che se l’impresa è segnalata in Centrale Rischi a qualunque titolo, il ricorso alla procedura per il pagamento del credito verso la PA non può essere avviato. Quindi non recupereranno un euro!

Se poi, è proprio il mancato pagamento di tale credito ad aver determinato lo stato di sofferenza dell’impresa, il buon esito del  suo recupero è rimesso alla valutazione delle banche che decideranno caso per caso.

In pratica, lo Stato non farà niente per coloro che versano in reale stato di necessità.

Una impresa che magari, in condizioni di mancanza di liquidità, abbia dato fondo alle sue linee di credito per pagare dipendenti e fornitori sconfinando  per un periodo di soli 90 giorni, vedrà gravemente compromessa la capacità di esigere il pagamento del credito dalla PA.

Ma che riforme sono!!

Dove vogliamo andare guidati da questo Governo Brancaleone in grado di partorire simili aberrazioni logiche, prima ancora che tecniche!

E’ necessario ora più che mai cambiare rotta; non abbiamo alcuna speranza di uscire dalla crisi fino a che al timone ci saranno questi “professori”.

Esiste una soluzione al problema? Certo.

La  nostra soluzione è semplice: i 50, 70 miliardi di crediti vantati nei confronti delle PA andrebbero direttamente “accreditati” dal conto del Tesoro a quello delle imprese creditrici, senza se e senza ma.

Per far ciò è però necessario riappropriarsi del diritto di emettere moneta attraverso la Banca Centrale, potendo così immediatamente far fronte alla mancanza di liquidità del sistema economico.

Dobbiamo continuare a lottare perché la menzogna non l’abbia sulla Verità, perché la persona e la famiglia tornino al centro del sistema, perché lo Stato torni ad essere per il popolo e non il contrario.