Intervista a Magdi Cristiano Allam, Europarlamentare, Presidente di IO AMO L'ITALIA, collaboratore della Corsia dei Servi.

1. Da dove trae origine la crisi della politica italiana?

Innanzitutto da una profonda crisi dei valori, che ha portato a mercificare il potere e a gestirlo in modo consociativo, a mettere al centro la moneta, a considerare che il profitto costi quel che costi sia l’unica ragione per la quale oggi ci si debba impegnare in politica ma anche in economia: questo ha finito per svilire i partiti che oggi si sono spogliati di contenuti valoriali e identitari al punto che i singoli politici potrebbero tranquillamente stare in un partito o in un altro senza che questo comporti alcun imbarazzo. L’apice di questo relativismo e di questo trasformismo si è avverato lo scorso Novembre quando i tre principali partiti presenti in Parlamento (il Pdl, il Pd e l’Udc) hanno deciso di sostenere il medesimo governo, quello presieduto da Mario Monti che è l’incarnazione dei poteri finanziari forti; così facendo hanno di fatto auto-commissariato la politica, il Parlamento, spogliato di contenuti la stesa democrazia (Mario Monti è un personaggio che non è stato eletto dagli italiani, non risponde del proprio operato agli italiani). Se noi dovessimo oggi recuperare la politica intesa come servizio alla collettività dovremmo sicuramente ripartire dai valori, dalla centralità dei valori e della persona.

2. Quali sono i pericoli maggiori per l’uomo e la nostra società?

Oggi il pericolo maggiore così come lo evidenzia ripetutamente Benedetto XVI è la dittatura del relativismo che ci porta a perdere la nozione stessa di verità. Il relativismo è un male ideologico che offende innanzitutto la ragione prima ancora che la fede perché ci vieta di usare la ragione, di fare riferimento a parametri valutativi e critici e mette sullo stesso piano tutto e il contrario di tutto, tutte le religioni, tutte le culture, tutti i valori, finendo per legittimare ciò che è esattamente agli antipodi di ciò che sostanzia l’essenza della nostra comune umanità e civiltà. Affrancarci dalla dittatura del relativismo è il passo fondamentale per recuperare innanzitutto l’umanità che è in ciascuno di noi, in ciascuna persona, e riuscire di conseguenza ad avere un riferimento di certezza che corrisponde alla verità, che ci consenta di avere la certezza di chi siamo come persona, di chi siamo come vita, di chi siamo come famiglia, uscendo fuori da quell’arbitrio che oggi ci impone di declinare tutto al plurale proprio perché non sappiamo più chi siamo.

3. Quali sono le soluzioni per uscire dalla crisi economica e di valori in cui siamo sprofondati?

Noi viviamo in un mondo dove la globalizzazione è tale in realtà solo nella sua dimensione materiale ma che non abbraccia la dimensione spirituale della modernità e il tracollo della banca d’affari americana Leman’s Brother il 15 settembre 2008 ci ha fatto scoprire la presenza in un circuito finanziario parallelo di un ammontare di titoli derivati (ribattezzati brutalmente titoli spazzatura) che supera dodici volte tanto il valore del Pil di tutti i paesi del mondo messi insieme; quindi c’è in circolo un tumore finanziario che è oramai incontrollabile; al tempo stesso noi prendiamo atto del fatto che in questa Europa, avendo attribuito la prerogativa dell’emissione della moneta solo alla banca Centrale Europea (che anche se è un istituto di diritto pubblico è un ente privato perché i proprietari della BCE sono dei banchieri privati), l’emissione di moneta da parte dei banchieri privati produce per loro in automatico una fonte di lucro, mentre l’acquisto da parte nostra della moneta (perché noi acquistiamo la moneta) produce per noi in automatico una fonte di debito: questi due fattori, la globalizzazione dei titoli spazzatura, di denaro virtuale che non ha corrispettivo in beni e in servizi prodotti,  e questo meccanismo perverso per cui per ripianare i debiti noi ci indebitiamo ulteriormente, rappresenta il nodo da cui dobbiamo uscirne;  l’unica via seria, concreta d’uscirne è il recupero della nostra sovranità monetaria, cioè attribuire allo Stato la prerogativa di emettere direttamente la moneta a credito (cioè una moneta in cui non c’è un sovrappiù tra il valore reale e il valore nominale della moneta) per mettere lo Stato nella condizione di ripagare i propri debiti (a cominciare dai 100miliardi di euro contratti nei confronti delle imprese) per favorire il rilancio dello sviluppo.

Questo per quello che attiene la parte finanziaria ed economica dove noi dobbiamo al tempo stesso individuare delle direttrici di sviluppo diverse prendendo atto, il caso Fiat lo evidenzia, che un modello di sviluppo perseguito dal dopoguerra ad oggi è fallito (cioè quello dell’industria pesante, quello di un manifatturiero che oggi noi non possiamo più perseguire perché la concorrenza sleale da parte di chi non è vincolato al rispetto dei diritti fondamentali della persona non vive all’interno di una democrazia sostanziale fa si che noi non siamo competitivi). Ebbene l’alternativa che io propongo si fonda su tre T: turismo, terra e tecnologia, dove noi andiamo a valorizzare ciò che il buon Dio ci ha dato (siamo il Paese più bello che c’è al mondo), ciò che l’ingegno degli italiani è riuscito a creare (abbiamo il 70% del patrimonio culturale mondiale), ciò che gli italiani hanno dimostrato di saper produrre sul piano dell’eccellenza, del made in Italy.

Per quello che concerne invece un’altra crisi che è di natura sociale, la questione demografica è fondamentale. L’Italia è precipitata agli ultimissimi posti al mondo per tasso di natalità, quindi noi dobbiamo porre fine a questo suicidio/omicidio demografico sostenendo la famiglia naturale, sostenendo la maternità, incentivando la natalità e combattendo tutto ciò che è in contrasto con la cultura della vita: l’aborto, l’eugenetica, l’eutanasia, il matrimonio omosessuale, garantendo la stabilità lavorativa soprattutto ai giovani affinchè possano essere rigeneratori di vita.

4. Qual è lo stato di salute dell’Europa?

L’Europa è oggi una realtà che è appiattita sul dio denaro, che considera l’euro come l’apice dell’unificazione dell’Europa; è un’Europa che ha un deficit di democrazia sostanziale perché l’istituzione che rappresenta l’organo esecutivo, la Commissione europea, è al tempo stesso anche organo legislativo (l’istanza legislativa in Europa nasce all’interno della Commissione europea) . La commissione europea è formata da 40000 burocrati che non sono stati eletti dai popoli, non rispondono del loro operato a nessuno e che perseguono gli interessi delle grandi lobby finanziarie, industriali, imprenditoriali globalizzate; il fatto che l’80% delle nostre leggi nazionali sia la trasposizione delle direttive emesse dalla Commissione Europea (che poi passano sicuramente al Parlamento Europeo che le vaglia: le può approvare o bocciare ma non decide quali leggi possano essere fatte) evidenzia il forte limite sul piano della sovranità legislativa in cui noi oggi viviamo. È un’Europa relativista, è un’Europa che ci dice che noi dobbiamo a tutti costi legittimare il matrimonio omosessuale perché questo farebbe parte di una civiltà a cui noi dovremmo aderire, è un’Europa che ha legittimato l’islam come religione, che favorisce la diffusione delle moschee. È un’Europa che odia se stessa, è un’Europa che si vergogna delle proprie radici giudaico/cristiane, è un’Europa che tende a contrastare il cristianesimo e quindi è un’Europa da riformare profondamente. La nostra missione è quella di dare un’anima all’Europa partendo dal mettere al centro le radici, la fede, i valori, l’identità, le regole e una nozione di civiltà che riassuma questo patrimonio.

5. Come descrivere il futuro dell’Europa e dell’Italia che ci attende?

Il futuro è nelle nostre mani: dipende da noi. Quindi prima di domandarci che cosa potrebbe accadere qualora lasciassimo l’Italia e l’Europa nelle mani degli altri, dobbiamo domandarci che cosa vogliamo fare noi affinchè il futuro dell’ Italia e dell’Europa corrisponda a ciò che ci sentiamo dentro, a ciò che noi desidereremmo che fosse. È la ragione per la quale ho deciso nel2008, poco dopo il mio battesimo, di impegnarmi in politica perché ho ritenuto che fosse arrivato il momento di compiere un passaggio dalla testimonianza attraverso la parola e la scrittura, a una testimonianza attraverso le opere, attraverso le opere buone. Per me la politica è questa: oggi ho scelto di impegnarmi per le prossime politiche nazionali partecipando da solo alle prossime elezioni in quella che ho definito una sana follia nella consapevolezza che ci vorrà un miracolo perché questa missione possa avverarsi, possa produrre un esito positivo, ma credo fermamente nella possibilità di farcela perché ci troviamo a vivere una situazione di estrema precarietà sul piano economico/finanziario, sul piano della tenuta dello Stato e delle sue istituzioni, sul piano sociale. Vogliamo promuovere una riforma della cultura politica, vogliamo promuovere un nuovo modello di sviluppo, un nuovo modello di Stato, un nuovo modello di società, partendo dal basso: vogliamo ribaltare la piramide che oggi vede i cittadini all’ultimo grado, all’ultimo anello in cui subiscono le decisioni della Commissione europea e della BCE, dello Stato, della Regione e della Provincia… e quando si arriva all’ambito dove il cittadino vive, all’ambito dei comuni, si scopre che non ci sono più risorse, non ci sono più soldi e che tutto viene imposto dall’alto. Noi proponiamo il federalismo dei comuni: vogliamo che ai comuni venga attribuita la prerogativa di gestire le proprie risorse, di amministrare la comunità locale, attraverso una drastica riduzione dei costi dello stato (abbattendo gli organismi intermedi, cioè le Provincie e le Regioni), quindi con uno Stato che si interfaccia direttamente con i comuni;  vogliamo abbattere drasticamente le tasse, affinchè gli imprenditori possano disporre delle risorse necessarie per essere loro i veri protagonisti dello sviluppo; così come vogliamo affermare in Italia il primato dell’interesse nazionale degli italiani cioè gli italiani devono essere favoriti e avvantaggiati in tutto ciò che serve a consentire loro di vivere dignitosamente, liberamente, di essere pienamente se stessi qui in questa casa comune degli italiani che è l’Italia.

È una proposta che possiamo definire sicuramente rivoluzionaria a partire dalla sovranità monetaria ma dove noi sappiamo di corrispondere alle istanze reali e concrete degli italiani di oggi ma soprattutto alle istanze dei nostri figli e dei nostri nipoti.

6. Oggi la gente è nauseata dalla politica e dai politici: come convincere le persone di buona volontà a mobilitarsi per la costruzione di una reale migliore società?

Dobbiamo spiegare agli italiani che autoescludersi non significa non avere nulla a che fare con la politica; l’orientamento a non andare a votare è sbagliato perché noi comunque subiremo le conseguenze di chi andrà al potere: se chi andrà al potere sarà esattamente chi noi denunciamo e chi a causa del quale scegliamo di non andare a votare, sarà un danno e una beffa. Noi dobbiamo andare a votare e dobbiamo promuovere noi un percorso che corrisponda alle nostre aspettative, ed è la ragione per cui IO AMO L’ITALIA ci sarà alle prossime elezioni come autentica alternativa sia a questa partitocrazia che si è auto screditata e che ha svenduto l’Italia, ma sia anche ad un’opposizione demagogica che si limita a distruggere ciò che oggi rappresenta una cultura politica e una classe politica ma vuole essere anche un’alternativa alla tentazione di non partecipare al voto. È fondamentale che gli italiani sappiano che nel 2013 esiste un’alternativa che è concreta, che è propositiva anche se è ambiziosa, anche se è espressione di chi ha il coraggio di volare alto (l’acronimo di IO AMO L’ITALIA non a caso è ALI) dove noi vogliamo adottare quella che De Gasperi definì l’opera dello statista che guarda alla prossima generazione rispetto all’opera del politico che guarda alla prossima elezione!

La partitocrazia difenderà fino all’ultima goccia di sangue il proprio potere, le proprie prerogative: cercheranno di fare una legge elettorale che salvaguardi questo loro potere, in particolare il potere della finanza speculativa che oggi sta scardinando l’economia reale e mettendo in difficoltà l’istituto della famiglia che sorregge l’economia reale in Italia (in Italia al 97% le imprese sono micro/piccole/medie imprese che si reggono sulla famiglia).

Io ho deciso di scendere in campo con la convinzione di rappresentare le istanze vere e profonde degli italiani; non sono interessato al potere ma voglio cambiare l’Italia e sono consapevole che ciò sarà possibile solo se saremo in tanti a volerlo: non esistono i salvatori della patria, è un momento in cui solo se gli italiani si convincono che devono rimboccarsi le maniche e fare ciascuno la propria parte a partire dalla consapevolezza della realtà, allora sarà davvero possibile ottenere un avvenire migliore e  tornare ad essere protagonisti del nostro futuro!