Sono andato a vedere. Le migliaia e migliaia di cittadini milanesi, di cui si favoleggia, a sfilare non c'erano. Lungo il percorso, ad assistere ad una sorta di corteo folcloristico e propagandistico, c'erano tantissimi spettatori, certo più numerosi dei manifestanti, prevalentemente gente a passeggio nel pomeriggio del sabato. Ma a sfilare erano non 80.000 (ma dove ?), forse 25.000, al 90 % stranieri.
Una sfilata folcloristica, con gruppi in costume che ballavano e cantavano, con cartelli di promozione turistica, del tipo " Visit Sri Lanka"...e simili. Fotografatissime le giovani e statuarie ballerine sudamericane, con copertura tessile ridotta al minimo sindacale. E quelle danzanti epidermidi hanno del tutto oscurato le cupe e velate musulmane, coperte da capo a piedi, con i loro incomprensibili cartelli in arabo, alla faccia della comunicazione interculturale e dell'integrazione.
Centri sociali, cooperative, associazioni, e gruppi politici opportunamente integrati e rimpolpati da numerosi soggetti di pelle scura, innalzavano il cartello "Nessuno è illegale". Tante bandiere rosse, un po' di falci e martelli, bandiere arcobaleno e tante bandiere nazionali dei gruppi e delle rappresentanze di comunità straniere, provenienti da varie città d'Italia e non solo da Milano e relativo Hinterland. Una trentina di portabandiera dell'A.N.P.I , fra i quali improbabili "partigiani africani" con abiti tradizionali, hanno esibito la loro mesta e stanca presenza. Qualche accenno di “Bella ciao”, scaturito qua e là si spegneva nel disinteresse e nel rimbombo di tamburi e ritmi afro-caraibici.
Più della metà degli sfilanti veniva da fuori Milano. Forte l'espressione dell'orgoglio nazionale e identitario dei gruppi stranieri d'ogni continente, sottolineato dalle bandiere nazionali e dall'abbigliamento, talvolta d'ispirazione militaresca, con banda musicale marciante in file perfette. Curiosamente in una manifestazione per l'integrazione e l'accoglienza dei migranti s'è visto tanto orgoglio identitario e nazionalistico esibito e poco o nulla l'altro aspetto, quello dell'integrazione, o della fusione interetnica, e dell'accoglienza. Gli italiani c'erano, ma non apparivano, superati da un esotismo spesso caotico e separato per provenienze. Fra tante identità, marcatamente distinte, evidenti e separate, un'identità italiana risultava evanescente o non pervenuta. Non vorrei esagerare, ma l'impressione è questa: a Milano l'Italia non c'era. Forse nemmeno Milano.