Siamo in guerra. È la terza guerra mondiale. Una guerra finanziaria. Ma anche una guerra relativista. Che sta devastando l’economia reale e ci sta spogliando della certezza di chi siamo. Con l’obiettivo di ridurci a semplici strumenti di produzione e consumo della materialità in un mondo governato dalla dittatura dei poteri imprenditoriali e finanziari, nel contesto di una umanità meticcia azzerando le radici, le identità, i valori, le regole e la civiltà.
E’ una guerra scatenata dalla finanza speculativa globalizzata che, per riciclare una massa di denaro virtuale (titoli derivati, pari a 787 mila miliardi di dollari nel 2011), circa 12 volte il Pil mondiale (Prodotto Interno Lordo, pari a 66 mila miliardi di dollari nel 2011), impone e condiziona il potere politico ovunque nel mondo. La guerra finanziaria, emersa con il tracollo della banca d'affari americana Lehman Brothers il 15 settembre 2008, è già costata ai cittadini americani 7.700 miliardi di dollari (pari al doppio del costo affrontato dagli Stati Uniti nella Seconda guerra mondiale, circa 4 mila miliardi di dollari a valori odierni), mentre ai cittadini dell'Unione Europea è già costata 2 mila miliardi di dollari. Contemporaneamente 30 milioni di persone nel mondo hanno perso il posto di lavoro.
Stiamo subendo un crimine epocale: l’Italia ricca si sta trasformando in italiani poveri. L’Italia vive la più tragica crisi economica recessiva dalla Seconda guerra mondiale. Le imprese, soprattutto le micro, piccole e medie imprese che costituiscono il 97% del nostro sistema produttivo, sono paradossalmente condannate a morte non perché debitrici ma perché creditrici in un contesto dove il principale debitore insolvente è lo Stato. L'economia reale che produce beni e servizi viene devastata e sopraffatta dalla finanza speculativa globalizzata. Gli italiani si impoveriscono sempre più, crescono inesorabilmente i disoccupati, i giovani non hanno accesso al mercato del lavoro e siamo sprofondati agli ultimissimi posti al mondo per tasso di natalità. La pubblica amministrazione, specie ai vertici, resiste inflessibile a ogni cambiamento continuando a fagocitare unitamente allo stato sociale 830 miliardi di euro all'anno, oltre la metà del Pil, ciò che si traduce nell'imposizione agli italiani del più alto livello di tassazione al mondo. La partitocrazia ha tolto agli italiani la sovranità popolare che si esprime nel rapporto fiduciario tra elettore e eletto, mantenendo forte il suo condizionamento sulle sorti dell'economia e della società con bilanci fallimentari e esiti disastrosi. La connivenza tra lo Stato e le Mafie alimenta l’illegalità e la corruzione, blocca lo sviluppo, accresce la povertà, favorisce l’inquinamento dell’ambiente e diffonde il degrado urbanistico. La Magistratura opera in modo arbitrario prevaricando e sostituendosi al potere legislativo e aggredendo con veri e propri colpi di stato giudiziari il potere esecutivo. Le Forze dell’ordine sono abbandonate a se stesse, privandole delle risorse e della tutela legislativa e giudiziaria necessaria per poter adempiere in modo adeguato alla funzione istituzione di garantire la sicurezza dello Stato messa a repentaglio dalla violenza di nuovi terrorismi che si alimentano della crescente e incontenibile rabbia e frustrazione sociale, specie quella giovanile. Quest'Unione Europea dei banchieri e dei burocrati concependo l'euro e la stabilità monetaria come il centro di gravità di tutta la costruzione europea, a prescindere dalle conseguenze sul vissuto delle persone, ci impone un'austerità che sta disgregando l'Unione Europea, alimentando i conflitti tra gli Stati e persino l’odio tra i popoli, riducendo al lastrico i cittadini al punto da aizzarli alla rivolta e, unitamente alla speculazione finanziaria globalizzata che ha disseminato il cancro dei titoli derivati tossici, ci sta spogliando non solo della sovranità monetaria, legislativa e giudiziaria, ma della stessa sovranità nazionale.
Ebbene tutto questo non accade né per caso né è frutto di errori o inesperienza. Si tratta dell'attuazione impietosa e indefessa di una strategia che vuole liquidare gli stati nazionali per fonderli negli Stati Uniti d'Europa con la prospettiva di un Governo mondiale dei poteri imprenditoriali e finanziari forti; così come distrugge il tessuto delle micro e piccole imprese per inglobarle in macro-imprese sottomesse allo strapotere della finanza speculativa globalizzata; scardina il tessuto sociale incentrato sulla famiglia naturale, promuovendo l’ideologia della parità di diritti tra gli orientamenti sessuali, e sulle comunità locali fagocitandole nelle città metropolitane; distrugge la nostra civiltà incentrata sulla centralità della persona come depositario di valori non negoziabili e diritti inalienabili promuovendo il relativismo valoriale e giuridico, per trasformarci in individui atomizzati ridotti a semplici strumenti di produzione e consumo della materialità, con un’identità uniformata e stereotipata in seno a un'unica società e cultura meticcia, senza più la certezza di chi siamo e l’orgoglio delle nostre radici, valori, identità e civiltà, costringendoci ad aderire e ad esaltare al globalismo, all'immigrazionismo, al multiculturalismo e all’islamicamente corretto.
Di fronte a questa crisi epocale che minaccia l'esistenza stessa dell'Italia come Stato, degli italiani come Nazione, dei Comuni come ambito territoriale primario e dei cittadini come persone, il movimento “Io amo l’Italia” si assume la responsabilità storica di promuovere la missione finalizzata a salvare gli italiani e far rinascere l'Italia, chiamando a raccolta tutti gli italiani di buona volontà che condividono una corretta rappresentazione della realtà della crisi, i valori non negoziabili che sostanziano l’essenza della nostra umanità, gli obiettivi che ci consentiranno di riscattare la nostra sovranità e salvaguardare la nostra civiltà.
Io amo l’Italia, nella consapevolezza che oggi sussiste una straordinaria e urgente opportunità di riunire gli italiani che soffrono per la chiusura delle imprese, la perdita del lavoro, la diffusione della povertà, lo scollamento della famiglia e l’assenza di un futuro per i giovani, che sono delusi e disorientati dal fallimento della partitocrazia e dal venir meno dello stato di diritto, che si sentono angosciati e sopraffatti dall’invasione di immigrati e dalla proliferazione delle moschee, promuove una mobilitazione popolare all'altezza della sfida epocale, per aggregare il consenso degli italiani perbene, di buon senso, moderati, pragmatici, liberi e orgogliosi. Io amo l’Italia è favorevole a collaborare per il successo della comune missione con tutti i soggetti politici che condividono i tre punti qualificanti del progetto di salvezza degli italiani e rinascita dell'Italia che si ispira a un principio fondamentale:
Salviamo i tanti piccoli che fanno grande l’Italia, perché la realtà storica, sociale e imprenditoriale conferma che in Italia piccolo è bello, buono e di successo. Quindi salviamo i piccoli imprenditori, i piccoli comuni, la famiglia naturale, i valori tradizionali, il patrimonio ambientale e culturale. E’ la scelta del localismo che consentirà all’Italia di poter riemergere nel globalismo senz’anima, sottomesso agli interessi materiali dei poteri imprenditoriali e finanziari forti.
1) Riforma dello sviluppo: No all’euro, abbattere i costi dello Stato, tassa unica al 20% e libertà agli imprenditori
Il nostro obiettivo primario è il riscatto della sovranità monetaria, legislativa, giudiziaria, popolare, istituzionale e nazionale sottratta o violata dall'Unione Europea, dalla Banca Centrale Europea, dal Fondo Monetario Internazionale, dalla partitocrazia e dall'oligarchia della Pubblica amministrazione. Concretamente significa innanzitutto uscire dall’euro e affrancarci dalla dittatura dell’Unione Europea dei banchieri e dei burocrati.
Noi crediamo che il rilancio dell'economia nazionale possa e debba realizzarsi mettendo gli imprenditori, specie i micro, piccoli e medi imprenditori che sono il fulcro del nostro sistema produttivo, nella condizione ottimale per assumersi il ruolo di protagonisti dello sviluppo in un contesto dove il ruolo dello Stato e delle istituzioni sarà di definire e far rispettare le regole che garantiscono l'interesse nazionale e perseguono il bene comune. A tale fine si deve abbattere drasticamente il costo dello Stato eliminando le istituzioni e gli enti non più necessari, quali Senato, Province e Regioni, o deleteri quali municipalizzate e parificate, per consentire il drastico abbattimento delle tasse fino a ridursi a una tassa unica del 20% da corrispondere direttamente al Comune.
2) Riforma dello Stato: Federalismo dei Comuni autonomi e Repubblica presidenziale
Prendendo atto che la realtà storica dell’Italia evidenzia che da sempre sono i piccoli che fanno grande l’Italia, sia che si tratti di imprenditori o di Comuni, e scegliendo una filosofia di vita che mette al centro la qualità della vita della persona e non la quantità delle risorse dello Stato da parte di individui ridotti a strumenti di produzione e consumo, noi consideriamo che i Comuni debbano diventare il fulcro della riforma dello Stato, rapportandosi direttamente con uno Stato più autorevole, efficiente e solidale grazie al sistema istituzionale della Repubblica presidenziale dove il capo dello Stato, al pari dei sindaci, ha il potere esecutivo di governo del Paese, è eletto direttamente dai cittadini con il voto di preferenza, ha il vincolo di mandato, la responsabilità civile e penale per gli atti commessi nel corso del suo mandato.
3) Società: più figli italiani per salvaguardare la nostra civiltà sia dal colonialismo economico cinese sia dall’invasione degli immigrati e la sottomissione all’islam
Per noi è prioritario porre un argine al suicidio-omicidio demografico che ha fatto precipitare l’Europa, in particolar modo l’Italia, agli ultimi posti al mondo per tasso di natalità. Io amo l’Italia promuove la natalità tra gli italiani, sostenendo la famiglia naturale e incentivando la maternità, favorendo la cultura della sacralità della vita dalla nascita, all’intero corso dell’esistenza fino alla morte naturale, contrastando l’aborto, disabili potremo salvaguardare la nostra civiltà che si sostanzia della certezza di chi siamo, del nostro essere persone con radici, fede, valori, identità e civiltà, del nostro essere famiglia naturale come pilastro della costruzione sociale, del nostro essere comunità locale che ha la sua autonomia nel contesto dello Stato nazionale e delle organizzazioni internazionali. La salvaguardia della nostra civiltà significa concretamente contrastare le ideologie del relativismo, dell’europeismo, del globalismo, dell’immigrazionismo e del multiculturalismo.
Nella condivisione dei tre punti qualificanti del progetto politico, i singoli soggetti politici potranno esprimere delle posizioni anche differenziate che possono legittimamente raccogliere il consenso degli italiani che vi si riconoscono, concependo questa pluralità d'espressione come un arricchimento, senza tuttavia tradursi in un contenitore al cui interno si ritrova tutto e il contrario di tutti. Ad esempio, se l’adesione al progetto politico comporta che tutti i soggetti politici condividono la critica all'euro e a questa Unione Europea così come condividono la tutela della sovranità monetaria e nazionale, taluni potranno manifestare l'auspicio che la Banca Centrale Europea, attraverso la modifica dei Trattati, emetta moneta e garantisca il debito sovrano degli Stati diventando prestatore di ultima istanza, mentre altri potranno manifestare il convincimento che si debba uscire subito dall'euro e da questa Unione Europea.
Noi italiani ci troviamo di fronte a un bivio che c’impone una scelta storica: o ci rassegniamo alla strategia criminale che sta trasformando l’Italia ricca in italiani poveri, accettando la perdita totale della nostra sovranità per confluire negli Stati Uniti d’Europa e in prospettiva essere sottomessi al Governo mondiale dei poteri imprenditoriali e finanziari forti, oppure promuoviamo il riscatto della nostra sovranità monetaria, legislativa, giudiziaria e nazionale affrancandoci sia da questa Unione Europea assoggettata a banchieri e burocrati sia da questa globalizzazione appiattita sulla sola dimensione materiale della modernità.
“Salviamo gli italiani” è l’appello alla mobilitazione nazionale per riscattare i nostri diritti inalienabili alla vita, alla dignità e alla libertà, chiarendo che per noi la persona, la famiglia naturale, la comunità locale, i valori non negoziabili, le regole fondanti della civile convivenza e il bene comune vengono prima della moneta, delle banche, dei mercati, del profitto, del debito e del Pil. Su un piano più generale noi scegliamo la qualità della vita che soddisfa intimamente consentendo ciascuno di noi di sentirsi pienamente realizzato a casa propria e in seno ai propri cari, rispetto alla vita parametrata dalla quantità di beni e servizi che si producono a prescindere dall’impatto sul vissuto e nella quotidianità delle persone.
Il successo della comune missione “Salviamo gli italiani” potrà avverarsi se riusciremo a creare una rete dei cittadini che amano l’Italia e scelgono di impegnarsi per assicurare a se stessi e ai propri figli una “casa comune” dove ciascuno di noi si sente pienamente se stesso. Questa rete nell’attuale contesto di crisi profonda impone lo stato d’emergenza chiamando alla mobilitazione i quattro principali protagonisti della salvezza degli italiani e rinascita dell’Italia:
1) Gli imprenditori, a partire dai micro, piccoli e medi imprenditori che rappresentano il 99% del sistema produttivo e circa il 70% del Pil ma sono quelli più vessati dal fisco e abbandonati dalle istituzioni.
2) Le famiglie che sono il fulcro del sistema sociale, la cellula che consente la rigenerazione della vita e la trasmissione della nostra civiltà, assicurando la solidarietà e la protezione dei più bisognosi al punto da emergere come il vero ammortizzatore sociale.
3) I sindaci che sono gli unici pubblici amministratori rappresentativi della comunità locale e del territorio, in quanto radicati nel territorio ed eletti direttamente con il voto di preferenza e con il vincolo di mandato. I sindaci devono diventare la base e il fulcro della riforma dello Stato che mette al centro i Comuni finanziariamente e amministrativamente autonomi.
4) Le forze dell’ordine che svolgono una funzione vitale per la sicurezza e la stabilità della società, presupposto indispensabile per il rispetto dell’ordine costituito, delle leggi dello Stato e delle regole fondanti della civile convivenza, garantendo il contesto che consente la crescita sociale, lo sviluppo economico e il traguardo del bene comune.