Sviluppo urbanistico e grattacieli in Italia ed Europa: Linee guida per il futuro
Quale forma dare al volto futuro delle nostre città? Sviluppo orizzontale o verticale? Cattedrali di edifici sviluppati in altezza vicini tra loro o ampi spazi occupati da unità abitative assimilabili a tranquillizzanti villette? Un argomento, quello dello sviluppo urbanistico, che evoca il tema della qualità della vita, della tutela dell’ambiente e del risparmio energetico.
Ne hanno parlato i relatori del convegno “Lo sviluppo urbanistico in Italia e in Europa. Sì o no ai grattacieli?”, promosso del gruppo Eld del Parlamento europeo, che si è svolto a Milano venerdì 21 giugno 2013 presso la Sala Convegni “Verità e Libertà” di via Benedetto Marcello, 26.
“Essendo io nato e cresciuto a Il Cairo in Egitto, città abitata da più di 20 milioni di abitanti, ho sviluppato un’avversione per i contesti caotici, preferendo una dimensione abitativa a misura d’uomo” ha dichiarato l’europarlamentare Magdi Cristiano Allam, che ha presieduto il convegno. “Credo che nel caso della mia città natale, - ha aggiunto Allam - sarebbe stato più ragionevole proiettare lo sviluppo urbanistico orizzontalmente, disponendo degli spazi illimitati e inabitati del deserto. Faccio un altro esempio: il centro di Dubai ha una serie di grattacieli in gran parte disabitati, mentre uscendo dalla città si stende il deserto. Non sarebbe stato più ragionevole bonificare il deserto e favorire lo sviluppo demografico per salvaguardare meglio la qualità della vita?”
“Personalmente non vivrei mai in un grattacielo, - ha concluso il suo intervento Magdi Cristiano Allam - che concepirei come una prigione dorata. In Italia la maggior parte della popolazione vive in piccoli centri, dove l’identità è molto forte e tende invece ad essere più elastica man mano che la città cresce di dimensioni e si disperde. Tuttavia mi rendo conto che in una metropoli lo sviluppo verticale può rappresentare una soluzione per la densità abitativa e meno inquinante rispetto a un modello urbanistico diverso”.
Le provocazioni di Allam sono state accolte dall’architetto Roberto Zino, docente universitario e membro del team di progettisti di Palazzo Lombardia, convinto sostenitore del grattacielo, che ha fatto notare di quanto “la costruzione di un grattacielo ha costi inferiori rispetto alla bonifica del deserto. È anche un edificio più ecologico grazie alle tecnologie attuali. Di più, in un grattacielo si possono attivare meccanismi virtuosi di basso consumo energetico. Un esempio è rappresentato dall’ascensore, che in un grattacielo diventa un mezzo di trasporto a basso consumo di energia sfruttando il sistema dei contrappesi”.
“Lo sviluppo di un’urbanistica fondata sul grattacielo – ha concluso Zino – consentirà un risparmio significativo di territorio per riservarlo alla produzione agricola”.
Sulla stessa sponda di Zino si è tenuto l’architetto Joseph di Pasquale, docente di Tecnologia dell'Architettura al Master in architettura del Politecnico di Milano: “I numeri sono incontrovertibili. Abbiamo 147 milioni di kmq di terre emerse, 20milioni di kmq coltivabili, 4.3 milioni kmq di aree urbanizzate. Nel 2050 la popolazione urbanizzata passerà al 70% contro il 30% del 1950 e la popolazione rurale passerà al 30% contro il 70% del 1950.”
Questo il concetto fondamentale da cui è partito Di Pasquale: “La densità genera identità, la rarefazione genera abbandono.” Da qui la necessità di “densificare periferie che sono poco vivibili. La pianificazione è inutile: serve densificare”.
“Il grattacielo, che non è nient’altro che un edificio a torre, è un’invenzione italiana – ha precisato Di Pasquale. Basti pensare al Torrazzo di Cremona, il più alto e antico edificio al mondo in mattoni, o a San Gimignano, la città delle torri”.
Il grattacielo, dunque, per Di Pasquale è retaggio della tradizione italiana e rappresenta un mezzo, insieme alla densificazione delle aree urbane, per contrastare il degrado e l’abbandono sociale vissuto in tante periferie. Largo allora ai grattacieli, puliti, economici e “identitari”.
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