E "aridaje" con l'islamofobia, che poi significa solo paura dell'islam, mentre invece si insiste nell'attribuirgli il significato di "miso-islamismo", parola che non esiste ma che comincerò ad usare e che meglio indicherebbe l'odio per l'islam. La paura dell'islam , così vicino nella struttura del suo pensiero "supremazista" (o "suprematista") al nazismo, anche in riferimento all'odio predicato dal loro profeta Maometto contro gli ebrei, da sterminare definitivamente prima del giorno del giudizio, ritengo renda ragionevole ed opportuna l'islamofobia, da intendersi, sia chiaro, come ragionevole preoccupazione per la pericolosità della dottrina dell'islam politico, non come odio contro le persone.
Opinione, questa mia, condivisa coraggiosamente da amici musulmani su FB, che rischiano non poco, esponendosi così. Tra islamismo e nazismo i punti di contatto come entrambi sapete, sono storicamente accertati e concretamente rappresentati, oltre che dalle intese politiche, dalla vicenda della 13a Waffen "Freien Arabien", e dalla preoccupante analogia di concatenazioni ideologiche, violente, antiebraiche, (la "soluzione finale", a ben vedere, non l'hanno inventata i nazisti), antidemocratiche e discriminanti. Mi viene il dubbio che chi si accanisce contro l'islamofobia non si renda conto di "accarezzare (inavvertitamente beninteso) il basso istinto nazista" di qualcuno.
Ora,bloccato temporaneamente l'esodo dei migranti dalla Libia, quelli fra noi che mai si sono battuti a favore dei poveri senzatetto e senza lavoro di casa nostra, si preoccupano con accenti drammatici della sorte dei migranti trattenuti in Libia. Dobbiamo preoccuparci per la diminuzione dei flussi migratori? Dobbiamo preoccuparci del fatto che gli scafisti faranno meno affari? Dobbiamo preoccuparci del fatto che meno migranti salgono su gommoni fatti apposta per affondare a poche miglia dalla costa, meno saranno gli annegati? Dobbiamo preoccuparci perché certe ONG (certe, non tutte) dovranno limitare i loro loschi traffici, già all'attenzione della magistratura? Dobbiamo preoccuparci perché l'assurdità e i costi di un'accoglienza incontrollata e allo sbando non arriveranno a far scoppiare in Italia una guerra tra poveri? Dobbiamo preoccuparci dei centri di accoglienza "disumani" in Libia, o non piuttosto offrire azioni di tutela dei diritti umani, evitando che il mercato di esseri umani cambi solo destinazione, aiutando quindi i libici nella gestione di centri, che già hanno il merito di evitare decine di migliaia di annegamenti in mare?
Se ci sta a cuore veramente il "bene comune", quello degli italiani non è da trascurare, credo, e tra terremoti, alluvioni, frane, disoccupazione, corruzione e suicidi per motivi economici, i 5 miliardi di euro già spesi per 500.000 migranti, avrebbero potuto alleviare, in parte, le condizioni di 5.000.000 di italiani poveri. E ci sarebbe un discorso non secondario di abbandono di immensi territori in Africa (ora meta di colonizzazione economica cinese), dove vengono lasciati i vecchi, le donne e i bambini a morire, mentre baldi giovani africani maschi di 25-30 anni sbarcano sulle nostre coste al grido guerresco di "Allah Akbar!". Ma sappiamo cosa vuol dire, quel grido, al di là della traduzione letterale? E' un campanello d'allarme e anche se solo un migrante su mille seguisse il precetto jihadista dell'islam finiremmo per condividere con questi fanatici la responsabilità di nuovi lutti, lacrime e sangue di cui anche noi dovremmo rispondere, per aver fatto entrare altri jihadisti in casa nostra.
Intanto la Cina preme sull'Africa e ci costruisce intere città, e l'Africa, preme sull'Europa, ma nulla è casuale e occhiuti interessi economici e politici ci giocano alla grande, riducendoci ad insignificanti pedine sulla scacchiera di piani altrui. L'Italia ha fatto per l'accoglienza, credo, molto di più degli altri paesi europei, e di questo certo non ci dobbiamo vergognare. Ci dovremmo invece vergognare da morire qualora scoprissimo che il nostro governo si è prestato ad un'operazione falsamente umanitaria sotto cui si sono occultati manovre e interessi poco onorevoli. Che, peraltro, stanno emergendo. Su questo il Papa farebbe meglio a risparmiarsi non poche parole.