L'attacco dei terroristi islamici al cuore dell'Europa, a Bruxelles, come a Parigi pochi mesi fa, dimostra chiaramente che i nostri governi non sanno difenderci, forse non possono o forse addirittura subiscono gli eventi per scopi certo non facilmente decifrabili. Il sospetto non è così campato in aria: anni di invasione agevolata, assistita e incentivata di finti profughi, di clandestini e di sedicenti rifugiati politici, mescolati a migliaia di autentici disperati, mentre il terrorismo islamista continua, anno dopo anno, a colpire ovunque e anche nei paesi "accoglienti"dell'Europa, ci fanno pensare o a sesquipedali incongruenze politiche, o forse a qualcosa di peggio.
Sembra quasi che i governi ci vogliano succubi di un incerto e pericolante progetto sovranazionale, cui sembrano asserviti, proni, forse venduti. Mentre la democrazia in Europa è ridotta ai minimi storici, i cittadini disorientati e avviliti non capiscono più dove i governi li vogliano condurre, e perché. Guardatevi attorno: non è mai stata così grande la distanza fra popoli e governi. La gente si sente insicura, minacciata nei beni, nel lavoro, nella convivenza sociale, nella salute, nella vita. Nessuno si sente più sicuro nemmeno in casa propria. E se va in piazza, al mercato o in metrò, spera in cuor suo di poter tornare a casa senza danni.
Una sola cosa comincia ad apparire chiara: la gente ha capito che si deve difendere da sola, da qualsiasi tipo di minaccia, anche se ancora non sa come. Come sempre, però, la necessità aguzza l'ingegno e fra non molto cominceremo ad accorgercene, credo. Si vive in una condizione di guerra diffusa, contro la delinquenza, contro una politica assurda e oppressiva, contro il terrorista "della porta accanto". Nessuno vorrebbe la guerra. Ma c'è. Anche la nostra Costituzione ammette che la difesa della patria è sacro dovere del cittadino. Ma anche la legittima difesa della mia vecchia pellaccia consunta è un mio sacro dovere. La guerra ce la stanno facendo: o la subiamo da imbecilli o ci difendiamo. Sono certo che c'è gente d'ogni età, ovunque in Europa, che si sta organizzando, in proprio, non certo alla luce del sole, perché è evidente che non si può e non si può farlo sapere. Altri attendono, inerti, il destino.
Ma a molti non piace l'idea di veder le donne oggetto di molestie di massa o di essere fatti a pezzi dall'esplosione di un islamista kamikaze, o di essere decapitati, o sottomessi alla nuova barbarie che circola per l'Europa. Il governo minimizza. Dice: “Dobbiamo battere il terrorismo con la cultura”. Giusto: ma per portare avanti questa "battaglia" culturale dobbiamo essere vivi, meglio se sani e soprattutto liberi. Con la testa ben attaccata al resto del corpo. Far cultura da morti, o ridotti al rango di "sottomessi", penso sia disagevole, e di scarsissima efficacia.
Gli islamici non perdono tempo in chiacchiere e ammazzano. Non gli interessa morire: la loro è un'ideologia politico-religiosa di morte. Purtroppo si giovano della protezione e della connivenza delle comunità di appartenenza. Salah Adbelslam ha trovato per ben quattro mesi comodo rifugio nella grossa comunità magrebina di un popoloso sobborgo di Bruxelles, quasi una enclave islamica delle dimensione di una città.
Il mondo musulmano cosiddetto moderato è solo una speranza, con scarso fondamento. Se ci fosse si sarebbe fattivamente opposto, non a parole, al terrorismo stragista. Se ci fosse avrebbe "battuto un colpo" forte, chiaro, sincero ed efficace. Cionondimeno non voglio nemmeno escludere del tutto che da qualche parte esiste una pallida ed evanescente forma di islam moderato.
Ma stare ad aspettare che si materializzi ed agisca a nostra difesa, è perlomeno imprudente. Basta. Chi il coraggio non ce l'ha, non se lo può dare. Ma chi ha cuore e intelletto, li usi. Soprattutto si ricordi che deve avere "la testa sulle spalle". E conservarla al suo posto. Aguzziamo l'ingegno. A buoni intenditori.