(Articolo tratto da www.lindipendenza.com) - “La mattina mi sveglio e non so che cosa fare. Mi manca il fatto di potere lavorare”. Sono le tristi parole della ex-consiliere regionale del PDLNicole Minetti, che ora per tirare avanti ha solo i risparmi e la liquidazione di tre anni di duro lavoro nel Consiglio regionale della Lombardia. Rimanendo a Milano ci sono altri casi, come quello di Roberto Formigoni: a febbraio ha perso il posto di presidente della Regione Lombardia e ora sta per perdere quello di commissario generale dell’Expo. Però, il ‘Celeste’ la prende in modo sportivo: “Auguri e figli maschi“. Certo, per lui è facile visto che non è un esodato, ha una sinecura di gran pregio in Parlamento, dove ci ritorna di gran corsa a 66 anni suonati. L’ex-consigliere PDL Mimmo Zambetti, quello che ha fatto franare la giunta del Celeste, è ritornato a casa sua. Quest’ultimo è un vero esodato ma, a suo modo, contento visto che la PM Bocassini l’ha finalmente ‘mollato’ dopo sei mesi di carcerazione preventiva con l’accusa di essere colluso con la ‘ndrangheta e voto di scambio.
Il cambio di governo da Monti a Letta, non ha modificato la maggioranza che rimane identica – PD, PDL e Centristi – meno qualche briciola, come i larussiani riuniti nella formazione Fratelli d’Italia che si sono espressi contro la fiducia.
Il cambio della guardia ha pensionato molti tecnici, senza creare esodati, visto che tutti avevano in portafoglio parecchi incarichi pubblici.
A Palazzo Chigi domenica il primo Consiglio dei Ministri dell’era Letta è iniziato alle ore 13.15 e si è concluso alle 14,00. Giusto il tempo di assegnarsi quelle poche poltrone che si sono appena liberate: a Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri di Filippo Patroni Griffi, di Vice Presidente del Consiglio all’onorevole Angelino Alfano, degli incarichi ai Ministri senza portafoglio a EnzoMoavero Milanesi, gli affari europei, a Graziano Delrio, gli affari regionali e le autonomie, a CarloTrigilia, la coesione territoriale, a Dario Franceschini, i rapporti con il Parlamento e il coordinamento dell’attività di Governo, a Gaetano Quagliariello, le riforme costituzionali, a Cecile Kyenge Kashetu,l’integrazione, a Yosefa Idem, le pari opportunità, lo sport e le politiche giovanili;
Governo che si è presentato in Parlamento per la fiducia, che ha ottenuto con facilità. I nomi erano già stati anticipati da una lettera inviata domenica pomeriggio alla presidenza della Camera:
«Onorevole Presidente,
La informo che il Presidente della Repubblica, con propri decreti in data odierna, ha accettato le dimissioni rassegnate il 21 dicembre 2012 dal Gabinetto presieduto dal senatore professor Mario Monti, nonché le dimissioni dalle rispettive cariche rassegnate dai sottosegretari di Stato.
Avendo io accettato l’incarico di formare il Governo conferitomi in data 24 aprile 2013, il Presidente della Repubblica mi ha nominato, con proprio decreto in data odierna, Presidente del Consiglio dei Ministri.
Con ulteriori decreti in pari data, il Presidente della Repubblica, su mia proposta, ha nominato Ministri senza portafoglio l’avvocato Enzo Moavero Milanesi, il dottor Graziano Delrio, il professor Carlo Trigilia, l’onorevole Dario Franceschini, il senatore Gaetano Quagliariello, l’onorevole Cécile Kyenge, la senatrice Josefa Idem, l’onorevole Gianpiero D’Alia.
Sono stati altresì nominati Ministri:
degli Affari esteri, la dottoressa Emma Bonino; dell’Interno, l’onorevole Angelino Alfano; della Giustizia, la dottoressa Anna Maria Cancellieri; della Difesa, il senatore Mario Mauro;
dell’Economia e delle finanze, il dottore Fabrizio Saccomanni; dello Sviluppo economico, il signor Flavio Zanonato; delle Politiche agricole alimentari e forestali, l’onorevole Nunzia De Girolamo; dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, l’onorevole Andrea Orlando; delle Infrastrutture e dei trasporti, l’onorevole Maurizio Lupi; del Lavoro e delle politiche sociali, il professor Enrico Giovannini; dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, l’onorevole Maria Chiara Carrozza; per i Beni e le attività culturali, l’onorevole Massimo Bray;
della salute, l’onorevole Beatrice Lorenzin.
Firmato: Enrico Letta».
Molto apprezzato il discorso del premier ieri alla Camera, che appena ha accennato al presidenteNapolitano ha subito ricevuto valanghe di applausi dai deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l’Italia, Sinistra Ecologia Libertà, Lega Nord e Autonomie, Fratelli d’Italia e Misto. Unica voce fuori dal coro quella dei M5S, che con Andrea Colletti ha sibilato:
«…noi vi conosciamo, noi sappiamo chi siete ed è quindi inutile mettere delle facce nuove solo per far vedere che è in atto un cambiamento. Quando in una parete c’è la muffa la soluzione è rimuoverla, non passarci sopra una mano di vernice, perché la muffa subito dopo ritorna ancora peggio di prima. E questo siete voi: una mano di vernice su di un muro già irrimediabilmente rovinato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 stelle e di deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
Presidente Letta, questo Governo odora di democristianità, odora di intrecci di comitati d’affari, quali CL e Compagnia delle opere. Visto il Ministro dell’interno che ha scelto o che è stato obbligato a scegliere, possiamo ben dire che questo sembra il Governo della trattativa Stato-mafia, del bavaglio alla magistratura e alle opposizioni politiche (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Questo, siamo sicuri, sarà il Governo del salvacondotto giudiziario a Silvio Berlusconi…»
Apriti cielo. Le truppe cammellate del governo delle larghe intese e dalle ‘grandi pretese’ si sono agitate gridando alla lesa maestà. E’ il gioco delle parti.
Intanto, sono passate quasi sotto silenzio le nomine a ministro di politici in scadenza, come il sindaco di Padova Flavio Zanonato, non più rieleggibile dopo vent’anni quasi consecutivi come primo cittadino della città di sant’Antonio. Santo molto ascoltato anche a Roma, se è riuscito a piazzare in un posto delicato del governo, lo sviluppo economico, uno stimato professionista della politica, diplomato perito apparentemente estraneo al tema, che ha il merito di aver aderito con convinzione al Partito Democratico, come recita il curriculum.
Oppure il caso di Enrico Giovannini, ex-presidente Istat di nomina berlusconiana, in scadenza ad agosto, che la sorte ha voluto ministro del lavoro, tema che ha dimostrato di conoscere bene. La sintesi sulla natura di questo ricambio governativo è stata fatta involontariamente proposta da una deputata grillina. Ad un certo punto del dibattito sulla fiducia alla Camera è intervenuta Emanuela Corda del M5S:“Signor Presidente, al Ministro Lupi, nell’apprendere della sua nomina, ci siamo chiesti per quale motivo lei, deputato e giornalista, sia stato chiamato a ricoprire il ruolo di Ministro dei trasporti e delle infrastrutture. Non ci risulta che lei sia un esperto in materia, né che si sia mai occupato del settore, a parte un incarico nei lavori pubblici a Milano. Dove sono le competenze promesse dal presidente Letta ?” Domanda legittima, da porsi in parecchi casi, senza pretesa di avere una riposta.