(lindipendenza.com) - L’affermazione è di un deputato torinese. L’argomento è il solito, la legge elettorale. Sono ben 222 gli emendamenti presentati in Senato al ddl Malan di riforma della più detestata legge elettorale italiana di sempre, il Porcellum. “Attenti che alle porte del Parlamento c’è Grillo che come un avvoltoio è pronto ad azzannare la preda” avverte il deputato del FLI Scanderebech, dopo aver annusato aria di melina, con il pericolo di ritrovarsi a Natale, insieme con il panettone, ancora il vecchio Porcellum. “Il vero motivo per cui non si troverà la quadra sulla legge elettorale è dovuto al fatto che il PD e il PDL non possono permettersi l’inserimento della preferenza come metodo democratico ed unico per rispettare in pieno la volontà popolare in quanto subirebbero una rivolta interna dei propri parlamentari. Infatti, il PD ha la maggioranza dei parlamentari che non ritornerebbe in Parlamento in quanto sul territorio il partito dispone di eletti più radicati come i sindaci e i consiglieri regionali. Il Pdl versa in una fase di crisi sia di consenso che di leadership, i suoi parlamentari tornerebbero a casa perché assenti completamente sul territorio’‘ ,dichiara Deodato Scanderebech, in una nota riportata dalla agenzia ASCA.

Ieri nella 1° commissione Affari costituzionali hanno iniziato l’illustrazione delle 222 proposte di modifica, bisognerà attendere settimana prossima per le votazioni. Su tutto questo aleggia il fantasma del voto siciliano, con l’idea espressa dal presidente Vizzini che comunque tutto dipenderà dal tipo di risultato del voto del 28 ottobre in Sicilia. Allora, pare che a tutti i partiti non rimanga altro da fare che assumere una andatura lenta e circospetta, con i leader sotto coperta a trafficare.

Intanto, c’è Calderoli, che si agita e scrive ai senatori della Lega per spiegare i suoi 16 emendamenti che riguardano: la soglia minima per il premio di maggioranza che la Lega Nord pone a quota 40%, la riduzione della dimensione delle circoscrizioni, la preferenza unica e richiede che la coalizione depositi il programma di governo contestualmente al deposito del contrassegno.

Il PD non è certo da meno, con 60 proposte, con i tecnici che si ritrova ha sparato una serie di maxi emendamenti che solo a leggerli ci vogliono due persone, per darsi il cambio. Anche l’UDC con 30 proposte si è difesa bene, seguita a ruota dell’IDV. La parte del leone l’ha fatta il PDL.
Tra le novità più eclatanti proposte dal PDL, a firma Quagliariello e Gasparri, c’è l’introduzione della figura del “Candidato leader” di partito al quale ” è data la possibilità di essere candidato in tutte le circoscrizioni nella lista delle preferenze”.

I due esponenti PDL chiedono l’inserimento di un nuovo comma, il 4° comma-sexies, con il quale ogni lista potrebbe designare, all’atto della presentazione, un Leader, che può essere candidato in tutte le circoscrizioni, forse per fare in modo che possa raccogliere preferenze, dimenticandosi che esiste già la figura del Capo-coalizione, che non è stata soppressa. Meglio averne due o tre in una coalizione, che uno solo, visto quello che è successo a Bossi e Berlusconi nell’ultimo anno.
Grandi manovre anche sulle quote di sbarramento per l’accesso al riparto dei seggi: si distingue la Lega con Calderoli che, dopo aver visto i dati dei sondaggi, chiede di abbassare il limite nazionale dal 5% al 4%, e la quota del 7% al 6% in 5 circoscrizioni.

Diversi interventi chiedono per il Senato di ridurre la dimensione delle circoscrizioni, che nel testo base coincidono con le regioni, ad esempio, la Lombardia da sola vale quasi 10 milioni di cittadini, dovrebbe essere divisa in 10 circoscrizioni, quella del Veneto in 5 e così via. Altre manovre riguardano le sottoscrizioni, le famose firme per presentare le liste, che tanti problemi hanno creato alle ultime regionali a Roma come a Milano. Il senatore repubblicano Del Pennino e il larussiano Milone propongono particolari regimi di esenzione. Il cuore del problema è il premio di maggioranza: il PDL e la Lega Nord propongono un tetto del 55% dei seggi complessivi. Altri emendamenti sono per stabilire una quota minima necessaria per l’assegnazione del premio alla coalizione, con diverse proposte presentate da vari senatori, tra il 40% e il 45%. Qui si sono distinti soprattutto i senatori del PDL, con una quota minima del 42%, seguiti da Rutelli che propone il limite minimo del 45% di voti raccolti per avere diritto al premio. In pratica vuol dire che il premio del 12,5% in seggi, tanto discusso in questi ultimi sei mesi, non verrà mai assegnato, vista la consistenza dei partiti attuali.

Alla fine si potrebbe avere un proporzionale puro, complicato e appesantito da tanti arzigogoli e incerti meccanismi.