Sono moltissime le parrocchie che in questo periodo organizzano la tradizionale “Sagra del Rosario”, il 7 ottobre. Ho voluto fare un sondaggio tra preti e fedeli sul perché di questa festa della Madonna del Rosario, e il risultato è stupefacente: uno su 100 mi ha dato una risposta vicina alla verità storica.

Significa che anche nella Chiesa cattolica ormai si sono cancellate le radici popolari della fede e delle devozioni che traggono origine da eventi storici. Il fatto è emblematico di come non solo le istituzioni culturali laiche stiano procedendo alla cancellazione delle radici cristiane della nostra Italia e dell’Europa tutta, ma anche le istituzioni ecclesiastiche procedono alacremente per la loro auto dissoluzione.

A dimostrazione di queste affermazioni sono due episodi che mi sono capitati di recente. Il primo, durante un incontro internazionale di frati francescani durante il quale conversando con un frate minore sulla storia della difesa dell’Europa dagli eserciti turchi, mi disse che San Giovanni di Capestrano (vittoria di Belgrado), San Lorenzo di Brindisi (vittoria di Alba Julia in Ungheria) e altri santi francescani, la Chiesa di oggi non li avrebbe canonizzati. Ricordo che sono i frati che hanno fermato l’avanzata degli eserciti turchi nel cuore dell’Europa e senza dei quali oggi l’Europa sarebbe tutta musulmana. Forse il giovane frate teologo col quale interloquivo era convinto della bontà dell’essere un frate musulmano, invece che francescano. Meno male che al giovane frate teologo è sfuggito il beato Marco d’Aviano, vittoria sui turchi a Vienna. La sua figura poco ricordata in Italia, invece si studia a scuola in Austria e nell’Europa dell’Est. Papa Pio X firmò il decreto d’introduzione della causa di beatificazione e il 27 aprile 2003 è stato beatificato in Piazza s. Pietro a Roma, da papa Giovanni Paolo II. Forse al frate francescano minore era sfuggita la notizia perché il beato era frate francescano sì, ma cappuccino.

Il secondo episodio, proprio in questi giorni conversando con una maestra elementare, cattolica praticante,  della vecchia generazione. La quale faceva un parallelo tra la difesa dell’Europa cristiana dall’invasione musulmana dei secoli scorsi, e il terrorismo islamico di oggi. Per la signora sono da mettere sullo stesso piano. Sempre guerre sono! Il buonismo ha messo radici dentro alla Chiesa e ai suoi adepti in modo così profondo da cancellare addirittura la verità storica degli avvenimenti. Veramente sconvolgente, e la dice lunga sulla profezia di Gesù, quando domanda ai suoi apostoli se alla sua venuta sulla terra troverà ancora la sua fede, i suoi credenti. Povero piccolo gregge!

A questo punto ho deciso di mettere mano agli archivi storici per divulgare un po’ di conoscenza sulle nostre radici. Vi propongo il risultato di tale ricerca, con l’augurio che la Madonna del Rosario ancora oggi pregata da milioni di credenti con la corona del rosario, ci aiuti, e illumini i nostri pastori sul come manifestare la loro fede e comunicarla al loro gregge.

SAN PIO V  E  IL ROSARIO. LA SALVEZZA DELL’EUROPA CON LA PREGHIERA ALLA VERGINE LAURETANA. 

DAL LIBRO “I PAPI E LA SANTA CASA” di Padre Arsenio d’Ascoli

San Pio V aveva messo sotto la protezione della Vergine di Loreto l’esito della grande battaglia che le Nazioni cristiane combattevano contro i Turchi, che stavano facendo per mare gli ultimi sforzi per aprirsi un varco nel Mediterraneo Occidentale e colpire al cuore la Chiesa Cattolica. Il Santo Pontefice aveva ordinato preghiere continue nella Santa Casa di Loreto, per tutto il periodo dell’ultima grande crociata.

Se la gloria militare della battaglia di Lepanto si riverbera sulla leggendaria figura di Don Giovanni d’Austria, la vittoria fu solo il risultato della preghiera fiduciosa di San Pio V. Egli odiava la guerra, ma l’amore verso la Chiesa in pericolo lo faceva così parlare ai Cardinali riuniti in Concistoro, il 2 aprile 1566: “Mi armo contro i Turchi, ma in ciò mi può giovare solo la preghiera”. Il Papa per le strade di Roma, a piedi nudi, andava in processione per piegare la bontà di Dio verso la sua Chiesa; nello stesso tempo però preparava le armi e alzava torri di vedetta lungo tutta la costa del mare di Roma.

Il 25 maggio 1571 veniva sottoscritta a Roma la “Lega Cristiana”. Marcantonio Colonna, comandante della flotta pontificia, venne a Loreto con la sposa per mettere nelle mani di Maria la sorte della guerra.

La flotta cristiana salpò dai porti d’Europa e, dopo 20 giorni di navigazione, fu in vista della flotta nemica, forte di 300 navi. Don Giovanni d’Austria con un Crocifisso in mano girò di nave in nave, bello e luminoso in volto come l’arcangelo della vittoria; infuse ardore e coraggio e issò lo stendardo del Papa e la bandiera della spedizione su cui dominava l’immagine della Vergine. Fu per tutte le navi un segnale di preghiera.

Era quello un momento particolarmente solenne. Dietro a loro l’Europa e il Papa erano in ansia. La Vergine di Loreto, invocata con l’ardore dei figli, prese parte alla battaglia gigantesca. Verso mezzogiorno del 7 ottobre 1571 cominciò la furibonda mischia. Alle cinque di sera la battaglia era finita.

San Pio V stava esaminando con diversi prelati il movimento del tesoro pontificio. Tutto d’un tratto, quasi mosso da un impulso irresistibile, si alzò, si accostò a una finestra fissando lo sguardo verso l’oriente come estatico; poi ritornando verso i prelati, con gli occhi brillanti d’una gioia divina: “Non occupiamoci più d’affari - esclamò - ma andiamo a ringraziare Dio. La flotta cristiana ha ottenuto la vittoria”. Congedò i prelati e andò subito in cappella, ove un Cardinale accorso al lieto annunzio lo trovò immerso nel pianto della gioia.

La notizia ufficiale giunse con un certo ritardo per una tempesta di mare che costrinse il messo di Don Giovanni d’Austria a fermarsi.

Al suo arrivo (notte del 21 ottobre 1571) egli lo accolse esclamando: “Il Signore ha esaudita la preghiera degli umili, e non ha sdegnato le loro domande. Siano queste cose tramandate ai posteri, e il popolo che nascerà loderà il Signore”.

Fece coniare una medaglia con incise le parole del Salmista: “La destra del Signore ha fatto cose grandi; da Dio questo proviene”. Passando poi al valoroso Generalissimo applicò a lui il motto dell’Angelo: “Fuit homo missus a Deo cui nomen erat Joannes”. La stessa cosa fu fatta più tardi per Giovanni Sobiescki nel 1683 a Vienna.

Il Pontefice, preso da incontenibile gioia, ordinò a tutti quelli che si trovavano a letto di alzarsi e venire con lui nella Cappella a glorificare la bontà divina.

La vittoria di Lepanto è intimamente legata al Santuario di Loreto. Il culto speciale alla Madonna del Rosario ebbe origine e sviluppo dopo questa storica battaglia. La vittoria fu ottenuta mediante il visibile patrocinio della Vergine Loretana. L’invocazione “Aiuto dei Cristiani” venne aggiunta alle Litanie Lauretane dopo questa vittoria. Anche San Pio V attribuì la vittoria alla Vergine di Loreto. “Perciò il Papa – dice lo Zucchi – veramente pio, diedesi con private e pubbliche orazioni a conciliarsi il grande Iddio e principalmente ordinò che nella santissima Cella di Loreto continuamente si porgessero caldi prieghi alla Madonna ch’Ella si degnasse di prestar il favore suo ai Cristiani, nel maggior pericolo e bisogno. Né vana fu la speranza del Pontefice Pio e delle altre pie persone” (Martorelli, vol. I, p.531).

Come ricordo e come riconoscenza nei medaglioni degli “Agnus Dei” fece porre l’immagine di Loreto con sopra le magnifiche parole: “Vera Domus florida quae fuit in Nazareth”. Sotto volle che si scrivesse: “Sub tuum praesidium” per far comprendere a tutti a chi si doveva attribuire il merito della vittoria.

Il re Filippo II di Spagna stava assistendo ai vespri nella cappella del suo palazzo quando gli venne data la notizia  della vittoria dall'ambasciatore veneziano, mentre veniva intonato il "Magnificat".

Terminata la sacra funzione fece leggere il dispaccio e intonare il "Te Deum".

Certamente la vittoria era stata ottenuta grazie alla bravura dei generali e capitani, ma più ancora a ben altre forze secondo la bella espressione del senato veneziano: "Non virtus, non arma,non duces, sed Maria Rosarii victores nos fecit" essendo la vittoria di Lepanto avvenuta nel giorno in cui le confraternite del Rosario facevano tradizionalmente particolari devozioni.

Pio V stabilì che il 7 di ottobre fosse giorno festivo consacrato a S. Maria delle Vittorie sull'Islam, Gregorio XIII trasferì la festa alla prima domenica del mese di ottobre con il nome di Madonna del Rosario.

Altro fatto che ci fa vedere l’intervento della Vergine Loretana nelle sorti della battaglia. Mentre Marcantonio Colonna, comandante dell’armata papale, partiva per l’Oriente, la moglie Donna Felice Orsini con altre dame si portò a Loreto a pregare per lo sposo e per la vittoria. Passò giorni e notti in devotissima preghiera. Un giovane ebreo vedendo il suo fervore e la sua fede si convertì e ricevette il Battesimo in Santa Casa. Donna Orsini gli fece da madrina e se lo prese come paggio.

Roma preparò un ingresso trionfale al condottiero dell’armata papale, ma il Duce cristiano, riconoscendo che il merito della vittoria non era suo ma della Vergine di Loreto, differì il ritorno alla Capitale e venne a Loreto a ringraziare la Madonna.

Tutta l’armata papale approdò a Porto Recanati. Il comandante, gli ufficiali e i cristiani liberati dai Turchi, a piedi, con il capo scoperto, cantando inni di gioia e di ringraziamento, salirono al colle loretano” (Ivi, Vol. I, pp.430-431).

Nel 1576 venne a Loreto Don Giovanni d’Austria. Egli veniva a sciogliere il voto fatto cinque anni prima alla Madonna, quando partì per la battaglia di Lepanto. Fino allora ne era stato sempre impedito da pressanti affari politici e militari. Nel cuore dell’inverno, a cavallo, venne a Loreto da Napoli. Appena vide da lontano il Santuario, si fermò, s’inchinò e si scoprì il capo in segno di riverenza. “Poiché alla benedetta Cella pervenne, fatta una general confessione, alla Madonna grazie infinite rendette; né di ciò appagato, aggiunse allora al voto già adempiuto un ricco dono di danari. Come ebbe soddisfatto al voto ed alla pietà, a Napoli ritornò, seco portando un gran desiderio di quella amabilissima Signora di Loreto” (Ivi, vol. I, pp.433-434).

Circa 40.000 erano i rematori dell’armata turca a Lepanto. Moltissimi di essi erano cristiani. Quindicimila furono liberati nella grande battaglia e riportati in Europa sulle navi cristiane.

“E’ assai noto che nella medesima giornata, prima che al fatto si desse principio, gli schiavi cristiani dai Turchi posti alle catene per vogare, si votarono a Santa Maria di Loreto per la libertà loro” (Ivi, vol. I, p.431).

Tutti poi o in gruppo o alla spicciolata vollero venire a Loreto a sciogliere il loro voto. “E vollero che quivi restasse di tanto celeste beneficio qualche memoria: lasciarono alla loro Liberatrice le catene che ai remi gli tenevano legati” (Ivi, vol. I, 431).

Queste catene servirono per fabbricare le cancellate dei dodici altari della navata centrale della Basilica, dove rimasero a perenne ricordo per quasi due secoli. Infine “essendosi poste alle dette Cappelle li balaustri di marmo, furono levati quei cancelli, e quel ferro commisto indistintamente con altro fu impiegato in occorrenze di varie fabbriche spettanti all’istesso Santuario” (Ivi, vol. II, p.134).

Con le catene degli schiavi venuti a Loreto furono fatti, oltre le cancellate delle Cappelle, i quattro cancelli della Santa Casa che ancora si conservano al loro posto per ricordo. Con le grandi lance fu fatto un recinto alla fontana del Maderno e con le frecce una caratteristica cancellata a una Cappella della Basilica. Furono infine asportati tutti, perché corrosi dalla ruggine e soprattutto perché un’altra linea s’imponeva nelle Cappelle per armonizzare con i nuovi altari. Al Sacconi però non piacevano queste balaustre di marmo simili ai ripari dei palchetti dei teatri (Cfr. Vogel, Index Hist. 10-5-75).

Dove furono portati? Alcuni nei sotterranei, altri usati per altri scopi, altri al tirassegno comunale.

Fu davvero simpatico il gesto di questi schiavi che vollero donare le loro catene alla loro Liberatrice come segno di riconoscenza e di amore. I quattro cancelli della Santa Casa, anche se semplici e rozzi, stanno lì a cantare le glorie e le vittorie della Vergine e a ricordare a tutti coloro che sono schiavi delle passioni a spezzare le loro catene ai piedi di Maria e a risollevarsi liberi e puri.

Non si sa con certezza se San Pio V, durante il suo Pontificato visitasse la Santa Casa.

Né gli storici loretani, né gli Annali recanatesi ne fanno cenno. Tuttavia il Moroni nel suo dizionario di erudizione storico-ecclesiastica sotto la voce “Ancona” afferma categoricamente che il Papa si portò nella città dorica nel 1566 per ordinare le fortificazioni contro i Turchi. Forse in quell’occasione si recò a visitare la Santa Casa verso la quale aveva mostrato devozione fin da quando era Cardinale.

Anche l’archivista della Santa Casa, Pietro Giannuizzi, pensa la stessa cosa. Egli dice che il Papa visitò Loreto nel 1566 per implorare dalla Vergine aiuto e assistenza per la Chiesa minacciata dai Turchi. Solo il P. Diego Calcagni, nelle memorie della città di Recanati afferma che il Papa visitò Loreto dopo la vittoria navale e si portò processionalmente in Santa Casa.

Per mezzo del Card. Michele Monelli, che si recava a Loreto per ringraziare la Madonna che gli aveva ottenuto la guarigione, inviò alla Basilica un pallio e una magnifica pianeta. (Martorelli, vol. I, 425).

Padre ARSENIO D’ASCOLI ofm cap