Da tempo ho detto, scritto, ripetuto, che la lotta di Contro-Jihad verso l’islam-vero va combattuta in relazione ai tempi nei quali essa svolgesi, e alle attitudini psicologiche e caratteristiche fisiche dei contendenti. E oggi, essa è anche soprattutto LOTTA ETICA.

Parlare di “guerra di religioni” e di “scontro di civiltà” costituisce un enorme, inescusabile errore di valutazione le cui conseguenze, regolando in base ad esso le nostre azioni, non potrebbero che essere la nostra disfatta. Gli esegeti e i sostenitori acritici di tale puerile valutazione devono rassegnarsi.

Lo “islam-vero” è “solo” una feroce e aggressiva barbarie, che si trova attualmente a disporre di grandi ricchezze materiali non già per proprio merito bensì grazie ad alcune fortunate circostanze e ad errori altrui, che aggredisce la civiltà portando con sé la forza oscura dei primordiali, pre-civili istinti umani. E avanza essenzialmente grazie allo smarrimento etico di coloro che costituiscono la civiltà aggredita.

Quell’inammissibile errore di valutazione falsa la prospettiva della situazione e -se tale errata valutazione è posta alla base delle nostre risposte- porta l’aggressore in vantaggio forse irreversibile.

Lasciamo, per evidenti motivi, la GUERRA contro il terrorismo islamista alle Forze dell’Ordine e Armate. Noi di Contro-Jihad ci occupiamo della LOTTA ETICA.

La aggressione islamista che ci affronta presenta due linee direttrici:

1)  il terrore imposto con attacchi della “loro forza fisica” che ci aggredisce dall’esterno;

2)  la pietà indotta con insinuazioni della “nostra colpa morale” che ci indebolisce dall’interno.

Entrambi i sentimenti -terrore, pietà- tendono a fiaccarci, estenuarci, e a spingerci verso reazioni irrazionali e pericolosamente errate. Uniti alla valutazione errata di cui sopra, sono le premesse della sconfitta.

Eccellente Dottor ALLAM, vorrà Lei riconoscere come :

il punto 1)  sia uno degli aspetti inquadrabili nel “jihad-minore” proiettato all’esterno;

il punto 2)  sia uno degli aspetti inquadrabili nel “jihad-maggiore” rivolto all’interno.

In fondo, questi due princìpi di “sforzo” che includono rispettivamente il concetto classico, empirico, di “guerra convenzionale” e il concetto psicologico, politico, di “guerra non convenzionale”, non sono sbagliati : e conoscendoli possiamo appropriarcene -così imparando una volta tanto qualcosa dal nemico- a nostro vantaggio :

= lo stratega Sun Tzu asserisce: “Se conosci [bene] il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura.”

Allora :

1) Il terrore imposto si combatte: ma non certo togliendo le “barriere” dai confini territoriali nazionali per poi disporle in tutte le nostre città…

si combatte neutralizzandone la “manovalanza” che purtroppo già ci troviamo sul nostro territorio, e impedendo l’arrivo di altri jihadisti mediante severi controlli alle frontiere; all’interno, si combatte nei luoghi di reclutamento mediante attenta azione di indagine, controllo dei soggetti “a rischio” nelle scuole, centri sociali, carceri, soffocando i loro finanziamenti e impedendone gli addestramenti, … .

2) La pietà indotta si neutralizza: ma non certo assecondandone l’impulso con autolesionistici cedimenti di fronte alla cosiddetta “minoranza” islamica che pretende di imporsi da noi come fosse “maggioranza” rivendicando privilegi che mai potrà ottenere, che però i vili/pietosi/buonisti sono tentati di concedere per paura della sua reazione; 

si neutralizza combattendone i correlati sensi morali di colpa a colpi di etica razionale, la quale (oltre a costituire la base del Diritto moderno) è la capacità di bene risolvere i problemi della complessa società moderna che vogliamo libera, civile, equilibrata, solidale, prospera, sicura, … tutti valori incompatibili con l’islam-vero.

 

Il “Jihad” e il “Contro-Jihad” sarebbero un po’ come -mi si consenta questa leggiadra interpretazione- lo “Yin” e lo “Yang” del Taoismo Orientale, o per dirla in termini “occidentali”, la contrapposizione tra schiavitù e libertà, terrore e speranza, barbarie e progresso, tenebra e luce, in sintesi estrema = morte e vita.

E se il XX Secolo vide la contrapposizione tra due forze (URSS e USA) aventi una comune radice di Civiltà (l’Occidente) che bene o male mantennero una sorta di assai duraturo equilibrio globale, il XXI Secolo vede la contrapposizione tra due forze (ISLAM-VERO e MONDO MODERNO) incompatibili, inassimilabili, necessariamente ostili, che imporrà inevitabilmente la soccombenza di una delle due.

Il punto essenziale sarà l’esito del conflitto. Ovvio…

Costringendo i barbari islamo-nazisti a battersi sul terreno etico, li sconfiggeremo e li ricacceremo definitivamente -dopo le tre sconfitte inflitte loro nei secoli passati con altre tattiche- nel più profondo di quell’abominevole inferno arabo dal quale essi provengono.

Nelle faccende umane, la “FORTUNA” non esiste : esistono i momenti, le situazioni, dove e quando i talenti sanno trarre vantaggi dalle occasioni.

In certe circostanze dove la “FORTUNA” dona qualcosa  -senza sforzo, senza attitudini, senza sagacia di colui che la riceve (ad esempio la eredità)-  ebbene si sappia che tuttavia prima o poi essa “fortuna” si riprende quel che ha donato…mentre là dove la ordinata virtù viene esercitata…la fortuna è impotente. La nostra generazione ha la “fortuna” di godere della libertà…libertà ereditata.

Il punto è l’esito del conflitto.

L’esito dipende dalla nostra capacità di esercitare efficacemente e con determinazione la forza militare e la virtù etica: a dispetto di ogni terrore e di ogni confuso, autolesionistico, ingannevole senso morale; conservando al tempo stesso, per trasmetterle alle nuove generazioni, la nostra civiltà e la nostra libertà.