L’ideologia di “sinistra” si sta estinguendo praticamente ovunque nel mondo. Sopravvive in Nord Corea, Vietnam e a Cuba, … paesi comunque di scarso peso sulla scena globale.
E in Cina, ultimo vero “gigante” comunista, a quanto pare si sta verificando ciò che il vecchio capo nazionalista e (anche per ciò) anti-comunista Chiang Kai-Shek intuì molti anni fa: “Date a ogni cinese un lavoro e cibo sufficiente, e il comunismo scomparirà per sempre dalla Cina”.
Gli spettri dei suoi metodi di gestione del potere, tuttavia, infestano ancora le strutture costitutive e organizzative della maledetta “Unione Europea” (amorfa organizzazione sovra-nazionale che pretende, follemente, l’abolizione della sovranità delle nazioni partecipanti, per sostituirla con un ingestibile, goffo intruglio pseudo-comunitario) e -guarda caso- essa arranca sul limitare della dissoluzione economica e politica, nel diffuso disprezzo dei malcapitati cittadini che l’hanno subita e che si spera ancora per poco tempo la dovranno sopportare.
Lo voglio ripetere: nella maledetta “u. e.” non c’è alcuna salvezza.
Soltanto la follia della maledetta “u. e.” pretende di cancellare nelle persone il senso di appartenenza a una “Patria” (grande o piccola, buona o cattiva, ricca o povera), entità che con ogni evidenza mai potrà essere sostituita da un grottesco coacervo di genti differenti per lingua, carattere, storia, religioni, costumi, etc uniti solo dal “danaro” (e magari con a capo un “faraone” sconosciuto, per giunta…).
[ Persino lo stesso islam vero fa leva su una sorta di senso della “patria” (la “ummah”-nità) che deve unire tutti i musulmani, seppur nel vincolante e indiscutibile tratto comune della “religione” unica.]
La globalizzazione è una utopia molto, molto pericolosa. E da che mondo e mondo, attese le spesso inconciliabili diversità dei gruppi di individui, è naturale esistano divisioni in Stati (o “Patrie” che dir si voglia) definiti da confini e tutto il resto. E la saggezza dello “statista” si esprime anche nel saper tutelare al meglio il concetto “buoni confini = buoni vicini”. I rapporti tra gruppi di persone (ovvero tra popoli) bene intenzionate e consapevoli hanno tutto da guadagnare quando di mezzo ci stanno dei confini certi, stabili e ben difesi… .
Inoltre, rispetto a certi popoli, popoli capaci di indurre in noi severe reazioni, si deve essere guardinghi e tenere le distanze, avendo e manifestando essi evidentemente parametri di “civiltà” troppo diversi dai nostri.

Nel 1964, circa cinquant’anni or sono, moriva il generale D. MacArthur il quale poco tempo prima proferì il celebre discorso passato alla storia come il “Duty, Honor, Country speech”.

Ora, vagamente “ispirato” dal ricordo di tale allocuzione, vorrei dire qualcosa sulla mia visione moderna dei concetti antichi di “Libertà, Onore, Patria”.
Libertà:
La libertà per una società moderna è come la salute per una persona: te ne accorgi di quanto vale e di quanto ti serve, quando essa viene a mancare. Essa va difesa e conservata quando la possiedi. Non devi abusarne. Quando l’hai perduta, occorrono le medicine… .
Onore:
L’onore è la consapevolezza individuale di gestire i rapporti con gli altri partendo dal rispetto verso sé stessi e nel contesto del rispetto reciproco in una società moderna basata su vasto consenso etico.
Patria:
La Patria è, per un verso, il luogo della nostra collettiva memoria storica (a partire dal ricordo dei genitori): e chi non ricorda bene il passato sarà costretto a riviverlo;
ma, per altro verso, la Patria può anche essere la nuova terra, la nuova società dove si sceglie di vivere (magari perché se ne condividono i valori), partecipando lealmente al suo sviluppo comportandosi da cittadini onesti e lavoratori competenti.
Nell’un caso e nell’altro la natura umana possiede nella propria psiche il concetto innato di Patria (nel bel tempo andato, l’ “amor di patria” si insegnava addirittura alle scuole elementari…), caso mai è contro natura tentare di estirpare tale concetto.

Chissà se i “trànsfughi” della “sinistra” e i “falsi” islamici (benvenuti!) sarebbero disposti a condividere sinceramente codesti principi. Si dice che l’ultima a morire sia la speranza. No, io dico che l’ultima a morire è l’illusione.

Vorrei allora concludere queste riflessioni con una nota di speranza, grazie alla attenuazione dei freni inibitori che mi induce l’aver bevuto un buon sorso…
Ricordando sempre MacArthur e una ballata “country” su “i vecchi soldati non muoiono…” che aveva citato nel suo discorso di commiato al Congresso statunitense.
Forse, chissà, le nostre difficoltà nazionali saranno passeggere e se saremo capaci di superarle (l’avremo scampata bella…) conservando “vivo” ciò che di meglio possediamo, canticchieremo anche noi, adattando per l’occasione una vecchia ballata italiana Anni ’70 …
Dai nemici del genere umano
ci siamo salvati,
il peggio è passato,
ma il peggio è passato...
…a un passo da noi!
(Terza puntata. Fine)