Cari amici buongiorno, buon inizio di settimana e buon Yom Kippur per gli amici ebrei. Mi auguro di cuore che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d'amore per la vita.

Molti di noi ci metterebbero la firma per morire a 98 anni, in condizioni fisiche e mentali relativamente buone, assistiti in tutto e per tutto dai migliori medici, nelle strutture sanitarie più confortevoli, il tutto a spese della collettività.
Giorgio Napolitano è stato fino all'ultimo un privilegiato. 
Se è doveroso il rispetto delle persone decedute, è altrettanto doveroso dire la verità in libertà su ciò che hanno fatto da vivi.

Ebbene, Napolitano si porta sulla coscienza il tradimento dell'Italia. Fu Napolitano, assecondando la strategia della Francia di Nicolas Sarkozy, del Regno Unito di David Cameron, degli Stati Uniti di Barack Hussein Obama e della Nato, a imporre all'Italia di partecipare alla guerra contro la Libia nel marzo 2011 per far cadere il regime di Gheddafi, danneggiando l'interesse nazionale dell'Italia che, grazie alla diplomazia di Berlusconi, aveva dei rapporti privilegiati con Gheddafi. 
L'Eni era la maggiore società di estrazione del petrolio e del gas operante in Libia; l'Italia era il suo principale importatore di idrocarburi, mentre la Libia era il principale mercato dei manufatti, dell'attività industriale e nelle costruzioni delle imprese italiane.
Berlusconi era riuscito a convincere Gheddafi a bloccare i clandestini in partenza dalle coste libiche, azzerando quasi del tutto gli sbarchi sulle nostre coste.
Fu così che Napolitano costrinse Berlusconi ad agire contro l'interesse economico-commerciale e contro la sicurezza nazionale dell'Italia. Berlusconi, in un’intervista a SkyTg24, disse: «È stato il Capo dello Stato come Capo delle Forze armate a chiedere alle Commissioni di dare l’autorizzazione alle nostre basi per gli alleati che attaccavano la Libia. Io mi sono battuto per evitare che Gheddafi fosse abbattuto».

Fu Napolitano, obbedendo all'ordine della Germania di Angela Merkel e della Francia di Nicolas Sarkozy, l'artefice del «colpo di stato finanziario», come lo definì Silvio Berlusconi, quando quest'ultimo fu costretto a rassegnare le dimissioni nel novembre 2011, travolto dalla massiccia immissione sul mercato dei titoli di risparmio italiani detenuti dalle banche tedesche e francesi, dalla manipolazione dello spread (il differenziale tra i titoli decennali tedeschi ed italiani), facendo crollare il valore dei titoli in Borsa e impennare i tassi d'interesse corrisposti dallo Stato. 

Fu Napolitano a imporre, calandolo dall'alto, Mario Monti, rappresentante della grande finanza virtuale speculativa globalizzata, che impartì il colpo di grazia alla parvenza di “democrazia” e ad inaugurare il nuovo corso della “dittatura finanziaria” che si è definitivamente affermata, anche se cambia il colore politico di chi sta al Governo.

Fu Napolitano ad accreditare di fatto la trasformazione dell'Italia da Repubblica parlamentare in Repubblica presidenziale, attribuendo al Presidente della Repubblica l'effettivo potere esecutivo, facendo prevalere le sue scelte su quelle del Presidente del Consiglio. Questo processo era iniziato con Francesco Cossiga, proseguito con Oscar Luigi Scalfaro, si era allentato con Carlo Azeglio Ciampi, ma ha trovato la sua massima manifestazione nella gestione autarchica del potere da parte di Napolitano, ribattezzato in modo trasversale dalla stampa “Re Giorgio”. 
Fermo restando che in Italia sussiste un grave problema della “governabilità” dello Stato, con 68 governi che si sono succeduti in 77 anni, con una media di 1 anno e 1 mese di permanenza al potere, Napolitano ha violato la Costituzione che sancisce che l'Italia è una «Repubblica parlamentare», governando come se fosse di fatto una “Repubblica presidenziale”.

Sull'insieme della biografia di Giorgio Napolitano, primo comunista a diventare Presidente della Repubblica, si riscontrano altre pecche. Mi limito, sulla base di ciò che ho evidenziato, a osservare che Napolitano ha tradito l'Italia, non ha operato per l'interesse supremo dello Stato, così come non ha agito per il bene primario degli italiani. 

Noi che amiamo l'Italia abbiamo il dovere di dire la verità in libertà. Napolitano, più di altri, ci ha fatto toccare con mano che lo Stato è collassato ed è intrinsecamente irriformabile; che la democrazia è morta e forse non è mai esistita come genuina rappresentazione della volontà e della sovranità popolare; che la nostra civiltà è decaduta per la responsabilità di chi ci governa e non per l'arbitrio altrui, per suicidio e non per omicidio.

Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l'Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Lunedì 25 settembre 2023