Cari amici buongiorno e buon inizio di settimana. Mi auguro di cuore che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d'amore per la vita.

I palestinesi condannano formalmente Israele per ciò che definiscono il «genocidio del popolo palestinese» ma, al tempo stesso, tifano per Israele affinché vinca la guerra, sconfigga Hamas e liberi Gaza dalla tirannia dei terroristi islamici.
 
Lo scorso 10 novembre Gaza Mahmoud Abbas, conosciuto come Abu Mazen, il Presidente della “Autorità Nazionale Palestinese”, ha detto: «Gaza è parte integrante dello Stato di Palestina e ci assumeremo tutte le nostre responsabilità nel quadro di una soluzione politica globale per la Cisgiordania, la Striscia di Gaza e Gerusalemme Est».

Il 5 novembre Abu Mazen, dopo aver incontrato il Segretario di Stato statunitense Antony Blinken a Ramallah, ha sostenuto: «L'Autorità nazionale palestinese si assumerà tutte le sue responsabilità per la Cisgiordania, Gerusalemme Est e Gaza nel quadro di una soluzione politica globale».
Blinken in un'audizione al Congresso aveva detto: «Ad un certo punto, ciò che avrebbe più senso sarebbe che un'Autorità Nazionale Palestinese efficace e rivitalizzata assuma il governo e, in ultima analisi, la responsabilità della sicurezza per Gaza». 

Il 18 novembre in un intervento pubblicato dal Washington Post, il Presidente statunitense Joe Biden ha sottolineato che l'Autorità Palestinese dovrà essere “rivitalizzata”: «Mentre ci sforziamo per la pace, Gaza e la Cisgiordania dovrebbero essere riunite sotto un'unica struttura di governo, in ultima analisi sotto un'Autorità Palestinese rivitalizzata, mentre tutti noi lavoriamo per una soluzione a due Stati».
Biden ha chiarito che Hamas deve essere eliminato: «Un risultato che lasciasse ad Hamas il controllo di Gaza perpetuerebbe ancora una volta il suo odio e negherebbe ai civili palestinesi la possibilità di costruire qualcosa di meglio per se stessi».
Biden ha sostenuto che dalla guerra si possono gettare le fondamenta di una solida pace: «Non dobbiamo mai dimenticare la lezione appresa più e più volte nel corso della nostra storia: da grandi tragedie e sconvolgimenti possono derivare enormi progressi. Più speranza. Più libertà. Meno rabbia. Meno lamentele. Meno guerra. Non dobbiamo perdere la determinazione nel perseguire questi obiettivi, perché è ora che sono più necessari una visione chiara, grandi idee e coraggio politico».

Anche l'Alto Rappresentante dell'Unione Europea per la Politica Estera, Josep Borrell, dopo aver incontrato a Ramallah il Premier palestinese Mohammad Shtayyeh, ha affermato che l'Unione Europea condivide che il futuro di Gaza «è il ritorno dell'Autorità Palestinese a Gaza». 
Queste le parole di Borrell: «Dico l'Autorità Palestinese siete voi. Siete sempre stati là, non avete mai lasciato Gaza. Avete sempre fornito servizi pubblici alla popolazione, con il nostro sostegno. Avete la piena capacità di continuare a svolgere questo compito, magari avrete bisogno di sostegno dalla Comunità internazionale ma l'Autorità palestinese deve ritornare a Gaza». 
«Posso riassumere in tre no e in tre sì alcune idee. Il primo “no” del piano dell'Unione Europea “è il no ad uno spostamento forzato delle persone fuori da Gaza. Poi, no a cambiamenti territoriali. No alla rioccupazione di Israele o al fatto che Gaza sia un posto sicuro per il terrorismo. No alla separazione di Gaza dal tema palestinese complessivo, la soluzione per Gaza è dentro la soluzione della questione palestinese”.»
«Il primo “sì” è il ritorno dell'Autorità Palestinese a Gaza. Sto dicendo l'Autorità, quindi voi, voi che siete già lì e non avete mai lasciato Gaza, che state dando servizi alla popolazione con il nostro sostegno. Avete la capacità di continuare a fare questo lavoro, magari avete bisogno del sostegno della comunità internazionale ma l'Autorità palestinese deve tornare a Gaza. Il secondo “sì” è un coinvolgimento forte dei Paesi arabi e il terzo “sì” è un grande coinvolgimento dell'Unione Europea, in particolare sul processo politico per istituire lo Stato Palestinese».

Dal canto suo il Primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha posto delle condizioni: «L'Autorità Palestinese nella sua forma attuale non è idonea a governare Gaza. Il Presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas si rifiuta ancora di condannare i massacri del 7 ottobre, mentre alcuni dei suoi ministri festeggiano quello che è successo».
Netanyahu ha aggiunto che Israele e gli Stati Uniti sono d'accordo sulla distruzione di Hamas e sulla restituzione degli ostaggi: «E credo che alla fine raggiungeremo un accordo anche su questo: che è impossibile mettere a Gaza un governo civile che sostenga il terrorismo, incoraggi il terrorismo, finanzi il terrorismo ed educhi al terrorismo».

Israele occupò la striscia di Gaza nel giugno 1967, dopo la cocente sconfitta degli eserciti arabi che sferrarono la “Guerra dei sei giorni” con lo scopo dichiarato di «cancellare l'entità sionista dalla carta geografica».
L'occupazione militare israeliana è durata per 27 anni, fino al 1994. Israele creò 21 insediamenti nella striscia di Gaza, su circa il 20% del totale del territorio. 
Nel maggio 1994, a seguito degli “Accordi di Oslo” tra Israele e l'Autorità Palestinese, gran parte della Striscia di Gaza passò sotto il controllo palestinese. Nel giro di tre anni il tenore di vita dei palestinesi si dimezzò.
Secondo gli “Accordi di Oslo”, Israele mantenne il controllo dello spazio aereo, delle acque territoriali, l'accesso off-shore marittimo, l'anagrafe della popolazione, l'ingresso degli stranieri, le importazioni e le esportazioni, nonché il sistema fiscale. L'Autorità Nazionale Palestinese (ANP), guidata da Yasser Arafat, scelse la città di Gaza come suo primo quartier generale.
Nel gennaio 1996 ci furono le prime elezioni, presidenziali e legislative, che videro la conferma di Al Fatah presieduto da Arafat. 
Il 14 agosto 2005 il Governo israeliano, presieduto da Ariel Sharon, dispose unilateralmente l'evacuazione della popolazione negli insediamenti israeliani dalla Striscia di Gaza e lo smantellamento di tutte le colonie che vi erano state costruite, confermando che Israele non aveva mire territoriali né ambiva a sottomettere i palestinesi di Gaza. 
Il 12 settembre 2005 tutto il territorio della Striscia di Gaza passò in mano palestinese. Alcuni palestinesi diedero fuoco alle sinagoghe abbandonate e ad infrastrutture varie, del valore di circa 10 milioni di dollari, fra cui alcune serre per coltivazioni di ortaggi.
Dopo quasi due anni di controllo da parte di Al-Fatah, nel 2006 vennero indette nuove elezioni legislative e furono vinte da Hamas.
Il 14 giugno 2007 Hamas scatenò una guerra fratricida, culminata con oltre cento morti, cacciando da Gaza i soldati e i responsabili dell'Autorità Palestinese, assumendo violentemente il controllo di Gaza.

Vedremo nei prossimi giorni e mesi chi governerà Gaza dopo la sconfitta e l'eliminazione dei terroristi islamici di Hamas. Capiremo che cosa intendano Stati Uniti e Unione Europea per Autorità Palestinese «rivitalizzata”. 
Il nostro auspicio è che a comandare i palestinesi sia un potere forte militarmente, autorevole politicamente, laico ideologicamente, determinato a fare la pace con Israele e a promuovere lo sviluppo e il benessere dei palestinesi.

Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l'Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Lunedì 20 novembre 2023