Cari amici buongiorno e buon fine settimana. Mi auguro di cuore che stiate bene in salute fisica, mentale e spirituale.

Negli Stati Uniti si sta consumando il suicidio del mito della democrazia. 
L'ex Presidente degli Stati Uniti e candidato alle elezioni presidenziali del 2024, Donald Trump, in riferimento all'assalto alla Sede del Congresso il 6 gennaio 2021, è stato incriminato per i reati più gravi sul piano costituzionale, di «cospirazione per frodare gli Stati Uniti», «ostruzione di giustizia», «cospirazione per ostacolare un procedimento» e «cospirazione contro i diritti». 
Trump in tribunale si è dichiarato «non colpevole»; ha detto che «è una giornata molto triste per l'America»; ha denunciato «la persecuzione di un oppositore politico»; ha ribadito che «le elezioni del 2020 sono state truccate».

Ciò che sorprende è che, più Trump viene incriminato, più aumenta il suo consenso che lo accredita come il probabile vincitore alle prossime elezioni presidenziali.
Trump ha sfidato i pubblici ministeri a presentare un'altra accusa contro di lui che gli garantirebbe la vittoria alle prossime presidenziali: «Ho bisogno di un'altra accusa per garantire la mia elezione!», ha scritto su Truth Social.

Trump ha comunicato ai suoi sostenitori in un'e-mail di raccolta fondi che potrebbe rischiare fino a 561 anni di carcere dopo che il Dipartimento di Giustizia (Doj) lo ha incriminato per gli sforzi compiuti con l'obiettivo di ribaltare le elezioni del 2020.
«Con il corrotto Doj del Disonesto Joe (Biden, ndr.) che ha ancora una volta illegalmente incriminato il sottoscritto, le notizie indicano che ora potrei affrontare un totale di 561 anni di prigione a causa della caccia alle streghe della sinistra», ha scritto Trump nell'e-mail pubblicata da The Hill.
Anche qualora Trump venisse condannato, potrebbe ugualmente candidarsi e diventare Presidente degli Stati Uniti.

Il fatto che, più viene incriminato, più cresce il suo consenso, ci fa toccare con mano il discredito delle istituzioni, il fatto che il popolo non crede nelle istituzioni, anzi si schiera contro le istituzioni.

Le fitte ombre sul mito della democrazia nella superpotenza mondiale, si vedono anche nel dettaglio dell'inchiesta sull'assalto alla Sede del Congresso del 6 gennaio 2021. 
La vicenda più inquietante è dei quattro poliziotti che erano di servizio quel giorno nella Sede del Congresso, che sono stati incriminati e che si sono tutti e quattro suicidati nei sette mesi successivi all'assalto. 
Secondo i dati forniti dal dipartimento Giustizia, finora sono 1060 le persone incriminate, di cui 350 per aver aggredito la polizia.
Si afferma che 140 rappresentanti delle forze dell'ordine sono state vittime delle violenze. 
Si dice che i morti nel corso dell'assalto furono cinque: la veterana dell'esercito Ashli Babbitt uccisa dagli agenti all'interno di Capitol Hill mentre stava tentando di entrare. Degli altri quattro, uno è morto per overdose e tre per cause naturali. Di fatto, ci fu un solo morto, ucciso dalle forze dell'ordine.

Nel 2021 il Presidente Biden disse: «Il 6 gennaio fu un'insurrezione armata e Donald Trump cercò di rovesciare elezioni libere, di sovvertire la Costituzione e di fermare un trasferimento pacifico dei poteri attraverso un gruppo di balordi, tutto il mondo ha visto con i suoi occhi».
Ciò che non torna nella narrazione ufficiale è contenuta nell'ammissione di Biden che a compiere «un'insurrezione armata» è stato «un gruppo di balordi».
Nell'assalto a Capitol Hill non furono trovate armi da fuoco addosso ai manifestanti, conteggiati in «centinaia». L'unico a aver sparato all'interno della Sede del Congresso fu un poliziotto in borghese che ha ucciso Ashley Babbitt, che era disarmata, mentre stava cercando di scavalcare una finestra rotta in precedenza.
La manifestazione era stata autorizzate dalle autorità. A Washington i manifestanti passeranno alla Storia per essere stati capeggiati da un giovane travestito da sciamano. I video attestano l'ingresso pacifico dei manifestanti nella Sede del Campidoglio, con i poliziotti che si fanno da parte per farli entrare, alcuni hanno fatto anche dei selfie con i manifestanti. C’è un video in cui si vedono gli agenti che spostano le transenne e lasciano passare i manifestanti.
L'irruzione nella sede del Congresso a Washington durò in realtà dalle ore 13 alle ore 14,30. Alle ore 21 la sede del Congresso era nuovamente operativa e il Senato riprese l'attività interrotta nella tarda mattinata.
Da che mondo è mondo i colpi di stato si fanno con le armi, coinvolgendo settori dell'esercito o milizie armate, scatenando delle guerre intestine, perpetrando delle stragi, provocando la distruzione di edifici. Ma soprattutto i colpi di stato si fanno per rovesciare il governo e assumere il potere dello Stato. 
Ebbene, non c'è stato nulla di ciò nella «insurrezione armata» paventata da Biden. 
Ed allora può sorgere il sospetto che si sia trattata di un'operazione deliberata e pianificata, infiltrando dei sabotatori di professione tra i manifestanti. Ovviamente l'obiettivo vero è la manipolazione della finta insurrezione armata per criminalizzare l'avversario politico, diffondere un clima di terrore tra la popolazione, imporre successivamente un regime autoritario legittimato a stroncare sul nascere qualsiasi dissenso. 

Prendiamo atto che negli Stati Uniti d’America, la superpotenza che concepisce se stessa come il baluardo della libertà nel mondo, si stanno calpestando delle regole basilari della democrazia. Per come si sono susseguiti i fatti, l’eliminazione di Trump segna la fine dell’Occidente democratico e liberale e segna l’avvento del “Nuovo Ordine Mondiale”, sottomesso alla grande finanza speculativa globalizzata che ha la sua roccaforte proprio negli Stati Uniti e ha il suo referente politico nella Cina capital-comunista. 
Dobbiamo prendere atto che l’assalto, pacifico e come atto di protesta contro la manipolazione dell'esito delle elezioni, alla Sede del Congresso della prima potenza mondiale, che ha scatenato e continua a scatenare guerre in tutto il Mondo nel nome della democrazia, ci fa toccare con mano la crisi profonda della democrazia come sistema rappresentativo della volontà popolare, garante della sovranità popolare, fulcro dello stato di diritto fondato sulla certezza e sul primato della legge, ma anche come l’istituto costituzionale atto a assicurare la governabilità dello Stato.

Oggi più che mai dobbiamo riscoprire l'insegnamento di Platone nella sua opera “La Repubblica”, scritta tra il 380-370 a.c.

«Ecco, secondo me, come nascono le dittature. Esse hanno due madri.
Una è l’oligarchia quando degenera, per le sue lotte interne, in satrapia.
L’altra è la democrazia quando, per sete di libertà e per l’inettitudine dei suoi capi, precipita nella corruzione e nella paralisi.
Allora la gente si separa da coloro cui fa la colpa di averla condotta a tale disastro e si prepara a rinnegarla prima coi sarcasmi, poi con la violenza che della dittatura è pronuba e levatrice.
Così la democrazia muore: per abuso di se stessa.
E prima che nel sangue, nel ridicolo.»


Magdi Cristiano Allam
Fondatore e Presidente della Comunità “Casa della Civiltà”

Sabato 5 agosto 2023