Cari amici buongiorno e buon inizio di settimana. Come Comunità «Casa della Civiltà» stiamo predisponendo un documento che descriva la corretta rappresentazione della realtà che concerne l'insieme della cosiddetta “crisi» o “emergenza” energetica, causata dallo stratosferico aumento del prezzo del gas che ha innescato la spirale del vertiginoso aumento dei prezzi delle materie prime, determinando l'impennata del costo dei beni e dei servizi e, in definitiva, la crescita del costo della vita. 
Questo documento intende essere un contributo sul piano dell'informazione per trasmettere una certezza che corrisponda alla stabilità sul piano della conoscenza oggettiva e critica e alla solidità sul piano interiore nella dimensione propositiva e costruttiva.
Ieri, nella consueta riunione tramite videoconferenza dei membri del Direttivo e dei Coordinatori delle Commissioni tematiche in seno alla Casa della Civiltà, ho comunicato che l'elaborazione di questo documento si fonda su alcune certezze acquisite, ma necessita di ulteriori approfondimenti per poter descrivere il quadro nella sua integralità e complessità.

Partiamo dalle certezze acquisite. Nel gennaio 2022, rispetto al gennaio 2021, si registrò un aumento dell'energia elettrica del 55% e del gas del 41,8%. 
Pertanto la guerra iniziata ufficialmente il 24 febbraio 2022 con l'invasione della Russia in Ucraina non è la causa originaria degli aumenti.
Il prezzo del gas in bolletta è determinato dall'indice di riferimento che si chiama TTF, Title Transfer Facility, ed è l'indice del mercato dove avviene la compra-vendita di gas alla Borsa del gas di Amsterdam, una piazza virtuale, che è diventata la piazza di riferimento per gli scambi sul mercato libero in Europa. Si considerano il TTF Spot, che indica il prezzo della fornitura di gas con consegna immediata, quanto si paga oggi per il gas che consegneremo domani; e il TTF Futures, i prezzi stimati per la consegna di gas nel lungo termine, quanto immagino di pagare tra due o tre mesi per la fornitura di gas sulla base della maggiore o minore disponibilità della materia prima. Il TTF Spot e il Ttf Futures determinano il valore del TTF mensile, la media aritmetica delle quotazioni giornaliere per il mese di fornitura, cioè quello precedente, un valore in euro per megawattora. Questo valore viene convertito in standard per metro cubo secondo i parametri stabiliti dall'Autorità di regolazione dell'energia, l'Arera (Autorità amministrativa indipendente dello Stato); a questo valore si aggiunge il margine di guadagno del fornitore. Il risultato determina il prezzo del gas in bolletta per la parte che attiene al costo dell'energia.
Il prezzo del gas alla Borsa di Amsterdam si è impennato da poche decine di euro nel 2005 fino a sfondare i 300 euro, con un aumento vertiginoso a partire dal 2020 con l'inizio dello «stato di emergenza» per il Covid-19, il confinamento di intere popolazioni nelle proprie case, il blocco delle attività produttive, la diffusione della paura e del panico tra i cittadini. 
È in questo contesto che i fondi finanziari speculativi, a partire dagli hedge fund, titoli che scommettono sul futuro deprezzamento degli stessi e il cui guadagno è la differenza tra il prezzo di vendita e il prezzo di riacquisto, hanno scommesso sulla minore disponibilità di gas e provocato l'aumento vertiginoso dei prezzi non corrispondente ai volumi di gas realmente scambiati, speculando sull'incertezza geopolitica e forti del fatto che il TTF non è un mercato regolamentato.

Il prezzo del gas che noi paghiamo è di natura speculativa, non è il prezzo del gas realmente praticato dallo Stato produttore allo Stato acquirente. Nel caso specifico del gas russo da cui dipendiamo per il 46% del nostro fabbisogno complessivo, il prezzo che noi cittadini paghiamo in bolletta non è il prezzo reale d'acquisto praticato dalla Gazprom, la multinazionale controllata dal Governo russo, all'Eni, l'Ente nazionale idrocarburi, la multinazionale controllata dal Governo italiano, ma è il prezzo virtuale speculativo stabilito dalla Borsa non regolamentata di Amsterdam, le cui oscillazioni sono determinate da fondi e titoli speculativi che investono sul tracollo del mercato del gas facendo impennare i prezzi.

Nella bolletta il costo dell'energia si aggira attorno al 50%, mentre il restante circa 50% sono soldi che vanno allo Stato sotto forma di accise, Iva, spese di trasporto e oneri di sistema. Queste percentuali possono modificarsi in considerazione del mercato che sta implodendo a causa dell'impennata dei prezzi.
Se il Governo italiano avesse realmente a cuore l'interesse supremo dello Stato e il bene primario degli italiani, dovrebbe abbandonare immediatamente il riferimento al TTF e stabilire il prezzo del gas in bolletta sulla base del costo realmente pagato dall'Eni alla Gazprom nel caso del gas russo.
A ciò dobbiamo aggiungere che se il gas fornito oggi nelle case e nelle aziende italiane è gas acquistato e immagazzinato sei o tre mesi fa, il prezzo in bolletta deve fare riferimento al costo pagato all'epoca, non al prezzo attuale che è comunque aumentato dopo il blocco prima parziale e poi totale delle forniture di gas russo come reazione della Russia al sostegno militare dell'Occidente all'Ucraina e alle sanzioni economiche e finanziare che sta subendo.
Ebbene, anche per quanto concerne la quota in bolletta che va allo Stato, sempre se il Governo avesse veramente a cuore l'interesse supremo dello Stato e il bene primario dei cittadini, dovrebbe decidere di porre fine a questo prelievo. 
Innanzitutto perché, nell'immediato, la priorità assoluta deve essere quella di salvare le imprese e di non devastare ulteriormente le famiglie che non sono realisticamente in grado di pagare delle bollette energetiche che arrivano a quintuplicare rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Su un piano di principio, si deve porre fine alla realtà della miriade di tasse indirette che si debbono pagare con denaro già tassato alla fonte, affermando il principio che si applica un'unica tassa che corrisponda al doveroso contributo di ciascun cittadino, conformemente alla propria disponibilità, per sostenere l'insieme dei costi dei servizi di pubblica utilità, ma che non si possono e non si debbono pagare ulteriori tasse con denaro già tassato.
Se il Governo italiano dovesse farci pagare il prezzo del gas reale, pattuito dall'Eni con le omologhe società operanti negli Stati produttori, e corrispondente al periodo in cui è stato effettivamente acquistato; e se il Governo italiano rinunciasse, anche temporaneamente alla quota di circa il 50% di costo della bolletta che viene incamerata dallo Stato, il risultato finale è che anziché pagare 100 euro pagheremmo circa 30 euro nella bolletta energetica o anche i carburanti delle automobili.

Il dibattito tra gli Stati dell'Unione Europea e tra i partiti in Italia verte sul tetto massimo al prezzo del gas russo da acquistare collegialmente creando un cartello europeo o meglio ancora mondiale, o in alternativa mettere comunque un tetto al prezzo del gas praticato all'interno del proprio Stato.
Ebbene prendiamo atto che gli Stati membri dell'Unione Europea sono in disaccordo tra loro e che la stessa Commissione, ovvero il Governo dell'Unione Europea, è contraria a fissare un tetto al prezzo del gas, perché si antepone la salvaguardia della liberalizzazione dei prezzi sulla salvaguardia del bene dei cittadini europei.
Per quanto concerne il tetto al prezzo del gas a livello nazionale, che comporterebbe un cospicuo intervento dello Stato stimato tra i 15 e i 30 miliardi di euro, il Presidente del Consiglio in carica Mario Draghi si era detto contrario perché porterebbe a un ulteriore indebitamento di uno Stato fin troppo indebitato.
La proposta di ulteriori tasse agli extra-profitti o all'extra-gettito delle imprese, è stata respinta dalle imprese che ne denunciano l'incostituzionalità.
Sono comunque tutti interventi che lascerebbero inalterata la struttura della bolletta energetica che paghiamo, che di fatto si traduce nella morte delle imprese e delle famiglie per favorire la grande finanza speculativa globalizzata e uno Stato onerosissimo, corrottissimo, inefficientissimo, vessatorio e aguzzino che antepone l'interesse degli speculatori e dei burocrati all'interesse degli imprenditori e dei cittadini che producono beni e servizi che sostanziano la ricchezza reale.

L'Eni ha bloccato il prezzo del gas con la Russia 10 anni fa con un contratto. E continua a pagarlo a quel prezzo. Però lo vende applicando il prezzo determinato dalla borsa di Amsterdam. Quindi lo compra ad esempio a 1 euro e lo rivende a 10 euro.
L'Eni è una compartecipata statale al 30,62%. La legge numero 474 del 30 luglio 1994 – cosiddetta “golden share” – afferma che i Ministeri di Economia e Finanze e dello Sviluppo economico restano titolari di una serie di poteri speciali nei confronti dell'Eni: «L’istituto della c.d. golden share, cioè il potere di introdurre nello statuto delle società oggetto di privatizzazione poteri speciali che il Governo, attraverso il Ministro dell’Economia e delle Finanze, può esercitare anche dopo aver ceduto il controllo, è stato previsto nell’ambito della disciplina generale sulle privatizzazioni dettata dal decreto-legge 13 maggio 1994, n. 332. La golden share si applica alle società che operano in settori relativi ai servizi pubblici, tra i quali il decreto-legge n. 332/1994 indica espressamente la Difesa, i Trasporti, le Telecomunicazioni, le fonti di energia». 

Fino al 2010 il prezzo del gas naturale era blindato e "oil linked" ovvero calcolato sulla base del prezzo del petrolio nelle principali raffinerie del mondo. La formula era definita da Platts (è un’agenzia specializzata, con sede a Londra, che definisce il valore, in dollari americani, a cui una tonnellata di benzina o di gasolio può essere venduta dalle raffinerie). Nel 2011 il governo italiano, motu proprio, ha modificato il meccanismo di formazione del prezzo del gas da "oil linked" a "gas to gas competition" basato sull'indice Ttf (Title Transfer Facility) della Borsa di Amsterdam.

La società che nella Borsa di Amsterdam contratta il gas è americana. Paga il 3% di tasse in Olanda. Anche l'Eni ha trasferito la sua società legale in Olanda.

L'Eni nel primo semestre del 2022 ha realizzato un utile netto di 7,3 miliardi da 1,3 miliardi del primo semestre 2021, con un rialzo del 700%, trainato dal favorevole andamento dello scenario prezzi delle commodity e dai margini di raffinazione. A spingere sono stati i prezzi stratosferici del petrolio e del gas nel secondo trimestre che per l'Eni si chiude con un utile netto di 3,8 miliardi contro i 247 milioni del 2021.

Il 12 Marzo 2022 il Ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, in un'intervista a SkyTg24 ha denunciato una «spirale speculativa» e una «colossale truffa». Queste le sue parole: «Stiamo assistendo ad un aumento del prezzo dei carburanti ingiustificato, non esiste motivazione tecnica di questi rialzi». «La crescita non è correlata alla realtà dei fatti è una spirale speculativa, su cui guadagnano in pochi». «Siamo in presenza di una colossale truffa che viene dal nervosismo del mercato ed è fatta a spese delle imprese e dei cittadini».
Il Codacons, Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori, ha annunciato un esposto all’Antitrust e alla Procura per accertare la tempistica degli aumenti del carburante chiedendo che Cingolani venga sentito come persona informata sui fatti. Mentre Assoutenti ha chiesto al governo di varare «un decreto ad hoc per fermare le speculazioni sui carburanti e frenare l’escalation dei listini alla pompa». 
La Procura di Roma ha aperto un’indagine sul notevole aumento delle bollette, cercando di chiarire se siano guidate da speculazioni illecite e truffe.

L'economista Luigi Bidoia rileva che il prezzo non è dipeso «dalla legge della domanda e dell’offerta – come invece dovrebbe essere in un mercato sano e trasparente – ma piuttosto da operazioni speculative e di arbitraggio da parte di grandi operatori energetici».
Nell’esprimere simili osservazioni, Bidoia non fa altro che spendersi in un’esegesi di quanto detto dall’Antitrust, l’Autorità Garante per la concorrenza e il Mercato, quando nota come l’incremento si sia «ribaltato integralmente sugli utilizzatori, che l’hanno a loro volta passato sui prezzi praticati; un possibile intervento per calmierare il prezzo del gas sarebbe dunque rappresentato, seguendo tale critica, da qualche forma di ritorno ad un sistema di contratti a lungo termine, abbandonando il massiccio ricorso alle contrattazioni spot sviluppatosi negli ultimi anni».

Giorgio Bongiorno, Coordinatore della Commissione Comunicazione in seno alla Casa della Civiltà e già Amministratore dell'azienda di distribuzione dell'energia nella Regione Valle d'Aosta, ha rilevato che paradossalmente il costo dell'energia è aumentato dopo la “liberalizzazione del mercato” che ha portato alla frantumazione della catena che dal produttore culmina nel consumatore, e che oggi vede la presenza di circa 750 aziende di distribuzione sul territorio nazionale. 
Bongiorno ha anche evidenziato che sulla bolletta energetica grava il peso delle cifre non pagate dai morosi, tutti coloro che hanno subito il taglio delle forniture per non aver saldato l'energia consumata negli ultimi mesi.
  
Marialuisa Bonomo, Vice-Presidente della Casa della Civiltà e mia assistente personale, ha correttamente evidenziato che la crisi o emergenza energetica in corso è parte integrante della «strategia della paura» che accomuna l'emergenza sanitaria, l'emergenza bellica e che prossimamente proseguirà con l'emergenza alimentare. Il senso profondo è che, al di là delle questioni prettamente tecniche che illustrano nel dettaglio la crisi energetica, c'è una strategia deliberata e pianificata che si serve di strumenti diversi per inculcare in noi la paura e per sottometterci al “Nuovo Ordine Mondiale”. In questo contesto si rileva la centralità di talune parole chiave, quali «transizione», «resilienza» e «inclusione», che hanno come obiettivo comune di spogliarci della nostra umanità e della nostra civiltà.

Cari amici, noi ci impegniamo a pubblicare al più presto questo documento sulla cosiddetta crisi o emergenza energetica perché è fondamentale acquisire una corretta rappresentazione della realtà per procedere a una legittima e doverosa mobilitazione civile contro l'ennesimo crimine perpetrato dallo strapotere della grande finanza speculativa globalizzata contro l'Italia e gli italiani.
Andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo.

Magdi Cristiano Allam
Presidente della Comunità «Casa della Civiltà»

Lunedì 19 settembre 2022