Cari amici buongiorno. Mi auguro di cuore che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d'amore per la vita.

La guerra scatenata dal terrorismo islamico contro Israele rappresenta il trauma più grave subito dal popolo ebraico dopo l'Olocausto. 
Mai, prima di sabato scorso 7 ottobre, gli eserciti arabi erano penetrati nel territorio d'Israele, uccidendo militari e civili israeliani all'interno d'Israele.
Mai c'erano state così tante vittime civili. In tutte le guerre arabo-israeliane del 1948 (Guerra d'Indipendenza), 1956 (Guerra di Suez), 1967 (Guerra dei sei giorni) e 1973 (Guerra del Kippur), in aggiunta alla guerra del Libano del 1978, nella Prima Intifada del 1987, nella Seconda Intifada del 2000, nel Conflitto di Gaza del 2005 culminata con la decisione di ritirare tutti gli insediamenti civili israeliani, ebbene a fronte di un totale di 22.570 militari israeliani uccisi, le vittime civile sono state complessivamente 1.723.
Si comprende il trauma subito dagli israeliani per il fatto che, al momento, i morti civili sono circa 1.000, ma il bilancio definitivo è destinato ad aumentare considerando che dei circa 2.500 feriti, molti versano in gravi condizioni. Inoltre, oltre 700 civili risultano dispersi. Infine almeno 130 civili sono stati catturati e trasferiti come ostaggi nella Striscia di Gaza.

È significativo che Hamas abbia ribattezzato la guerra contro Israele “Tempesta Al-Aqsa”. Al-Aqsa, in arabo significa “remoto”, inteso come lontano. Al-Aqsa è la moschea che sorge a Gerusalemme, traducibile come “Moschea remota”. I musulmani la venerano come «Ula al-Qiblatayn wa-Thalith al-Haramayn», la «prima direzione» verso cui Maometto invitò a pregare Allah e il «terzo luogo di culto sacro» dell'islam, dopo la Grande Moschea della Mecca, Al Masjid al-Haram, e la Moschea del Profeta a Medina, Al Masjid al-Nabawi. Di conseguenza, per i musulmani, Gerusalemme sarebbe una città santa islamica, da riscattare dall'occupazione ebraica.
Al-Aqsa sarebbe la “moschea remota” o “lontana”, perché nel Corano si narra che nel 621 Maometto, in sella al Buraq, un cavallo alato, si sarebbe trasferito dalla Mecca a Gerusalemme e, successivamente, sarebbe asceso fino al Settimo Cielo elevandosi dalla cupola della «Moschea Al-Aqsa»: 

«Gloria a colui che di notte trasportò il suo servo dalla Santa Moschea alla Moschea remota, di cui benedicemmo i dintorni, per mostrargli qualcuno dei nostri segni. Egli è colui che tutto ascolta e tutto osserva.» (17, 1)

Ebbene, questa narrazione è del tutto infondata perché nel 621 a Gerusalemme non c'era nessuna moschea. La prima struttura della «Moschea di Al Aqsa» a Gerusalemme risale al 705, ovvero 84 anni dopo la visita che Maometto vi avrebbe compiuto in sella al Buraq nel 621. Tuttavia i musulmani continuano a reiterare questa mistificazione della realtà, che finisce per legittimare la loro “Guerra santa islamica” contro Israele.

Anche la teocrazia islamica alla guida dell'Iran dal 1979, principale sostenitore militare di Hamas, della Jihad Islamica palestinese e dell'Hezbollah libanese, ha affermato reiteratamente che Israele deve essere «cancellato dalla faccia della Terra» per liberare la Moschea Al-Aqsa. Il Presidente iraniano Ebrahim Raisi, durante una conversazione col leader di Hamas in esilio, Ismail Haniye, ha detto: «La determinazione di ferro della nazione palestinese e i combattenti sulla via di Allah annunciano il sicuro trionfo sul regime sionista. Presto pregheremo insieme alla Moschea Al-Aqsa a Gerusalemme. Malgrado la disparità di mezzi e di servizi fra le forze di resistenza e l'esercito sionista, i guerrieri palestinesi hanno mandato all'aria l'equilibrio del regime sionista, usando l'elemento sorpresa in un'operazione su vasta scala. La vittoria finale sarà della nazione palestinese».

Per i musulmani lo sterminio degli ebrei e l'eliminazione di Israele è prescritto da Allah nel Corano, che legittima l'odio, la violenza e la morte dei «miscredenti», ovvero tutti i non musulmani, a partire dagli ebrei e dai cristiani. In parallelo, Maometto è stato il primo stragista degli ebrei, partecipando personalmente nel 627 allo sgozzamento e alla decapitazione di circa 900 ebrei maschi adulti della tribù dei Banu Quraiza a Medina. 
È sbagliato immaginare che i terroristi islamici siano delle “schegge impazzite” che deviano dal “vero islam”. All'opposto sono i veri musulmani che ottemperano letteralmente e integralmente a ciò che Allah prescrive nel Corano e a ciò che ha detto e ha fatto Maometto.

I fatti di questi primi tre giorni dallo scoppio della guerra del terrorismo islamico, attestano che Hamas gode del sostegno esplicito non solo dell'Iran degli ayatollah e quello implicito della Turchia di Erdogan, ma di tutti gli Stati islamici che con il loro silenzio assentono, di masse islamiche presenti anche in Europa, negli Stati Uniti e ovunque nel Mondo che hanno pubblicamente manifestato la loro soddisfazione per i crimini perpetrati anche contro bambini e donne israeliani. A questi sostenitori islamici di Hamas, si aggiungono gli occidentali non musulmani che, odiando se stessi e la nostra civiltà dalle radici ebraico-cristiane, arrivano a legittimare il terrorismo islamico e ad attribuirne la responsabilità alla “entità sionista” che avrebbe usurpato e colonizzato il territorio del “popolo palestinese”, una denominazione contemporanea che non compare neppure nella risoluzione 181 dell'Onu con cui nel 1947 fu decisa la nascita di uno “Stato arabo” e non uno “Stato palestinese”, al fianco di uno “Stato ebraico”. 

La scelta di denominare la guerra “Tempesta Al-Aqsa”, indicando che l'obiettivo è la «liberazione di Gerusalemme», attesta che è una guerra per l'eliminazione fisica di Israele, concepita nella sua integralità come “territorio islamico” da riscattare. Ci fa toccare con mano quanto sia stato sbagliato immaginare che la restituzione di Gaza, operata da Ariel Sharon nel 2005, avrebbe dato a Israele la pace. La formula “territori in cambio della pace” emerge come una stratagemma islamico per avere sempre più territori, senza corrispondere alcuna pace. 

Israele è l'unico Stato al Mondo che non può perdere una guerra. La prima sconfitta sarebbe l'atto finale della propria esistenza. Perché i suoi nemici non combattono per conseguire un obiettivo da una posizione di forza, ma combattono per «eliminare dalla carta geografica l'entità sionista», distruggere Israele e sterminare il popolo ebraico. Per Israele è la “guerra finale”: o sconfigge Hamas o sarà la fine dello Stato ebraico

       
Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Martedì 10 ottobre 2023