Cari amici buongiorno e buon inizio di settimana. Mi auguro di cuore che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d'amore per la vita.

Martedì 10 ottobre il Ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, ha presieduto al Viminale il “Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica” per un’analisi delle possibili minacce legate alla grave crisi in Medio Oriente.
Alla riunione hanno partecipato il Sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, i vertici delle Forze di Polizia e quelli delle Agenzie di Sicurezza.
In un comunicato il Ministero dell'Interno riferisce: «Nel corso dell’incontro, all’esito di una articolata valutazione dei profili di rischio, sono stati disposti l’innalzamento del livello di attenzione verso ogni possibile obiettivo e un rafforzamento delle misure di prevenzione sul territorio».
In dichiarazioni pubblicate dalla stampa, il ministro Piantedosi ha detto che  l'attenzione del governo è «altissima». Ha precisato: «Purtroppo questo tipo di minaccia si presenta in maniera impalpabile, indefinita, fluida». L'Italia si prepara a «mesi difficili», sono state innalzate le misure di sicurezza su tutti gli obiettivi sensibili. Ha concluso che il Governo e i Servizi di sicurezza sono in allerta anche se non ci sono «evidenze concrete ed immediate» di attentati terroristici.

Ebbene, riprendendo quanto ho già pubblicato nel mio libro “Islam. Siamo in guerra”, (MCA Comunicazione, 2016), evidenzio le sei specificità del terrorismo islamico emerse dagli attentati terroristi islamici suicidi che hanno insanguinato Parigi (7-9 gennaio 2015), Copenaghen (14-15 febbraio 2015), Tunisi (18 marzo 2015), Sousse (26 giugno 2015), tutti rivendicati dal sedicente «Stato islamico» dell’Isis.
1. È un terrorismo islamico autoctono, perché i terroristi sono cittadini dei paesi colpiti. 
2. È un terrorismo islamico endogeno, perché i terroristi autoctoni colpiscono il proprio paese. 
3. È un terrorismo islamico micro-cellulare, perché ad agire sono micro-cellule formate da pochi terroristi, rendendo impossibile prevenire l’attentato. Questa struttura non è piramidale, non c’è un generale al vertice che emana l’ordine e il soldato alla base che lo esegue, non c’è una verticalizzazione nella trasmissione degli ordini che renderebbe possibile l’intercettazione di notizie utili alla prevenzione e repressione dell’attentato. 
Si tratta invece di una struttura raffigurabile come una piovra dai mille tentacoli capace di rigenerarsi, dove se un singolo tentacolo dovesse essere estirpato, tutti gli altri rimarrebbero attivi rivitalizzando il tentacolo estirpato. Ciascun tentacolo è una micro-cellula formata da pochi terroristi che, pur avendo un legame ideologico e organizzativo con la struttura-madre del terrorismo, decidono autonomamente l’organizzazione dell’attentato, l’identità degli attentatori, la fornitura delle armi, l’individuazione dell’obiettivo da colpire, la scelta dei tempi, concordando il tutto direttamente tra di loro, senza lasciare tracce perché non usano il cellulare o le e-mail. 
4. È un terrorismo islamico suicida, ciò che, da un lato, rappresenta l’arma letale e la sfida impossibile per tutti coloro che naturalmente coltivano dentro di sé l’istinto della sopravvivenza e che sono depositari, sul piano della civiltà, del valore della sacralità della vita di tutti. I terroristi suicidi, che con il sorriso sulle labbra ci dicono «così come voi amate la vita, noi amiamo la morte», aspirano a morire per poter uccidere il maggior numero possibile di nemici dell’islam, nella convinzione che in tal modo si spalancheranno per loro le porte del paradiso islamico. Sono stati trasformati da persone a robot della morte, destrutturandoli mentalmente e affettivamente attraverso un lavaggio del cervello, convincendoli che con il suicidio-omicidio ottemperano a quanto Allah ha prescritto nel Corano: «Allah ha comprato dai credenti le loro vite e i loro beni dando in cambio il Paradiso, poiché combattono sul sentiero di Allah, uccidono e sono uccisi» (9, 111). 
Dall’altro lato il terrorismo islamico suicida rende impossibile reprimere la struttura del terrorismo dopo la perpetrazione dell’attentato, perché non catturando vivi i terroristi, non ci è consentito disporre delle necessarie informazioni per ricostruire i legami con le altre cellule e risalire all’organigramma della struttura del terrorismo. 
5. È un terrorismo islamico che ha sferrato una guerra di logoramento, colpendo in successione obiettivi secondari e facili, ma comunque simbolicamente significativi e umanamente devastanti, rendendo dispendiosa ed esasperante l’opera delle forze dell’ordine che vengono dispiegate innanzitutto a protezione degli obiettivi primari. 
6. È un terrorismo islamico che mira a radicare dentro di noi e a diffondere il più possibile la paura, nella consapevolezza che quando saremo sopraffatti dalla paura ci rassegneremo alla sconfitta senza neppure combattere. 
Quando il 23 maggio 2013 due giovani terroristi islamici, Michael Adebolajo e Michael Adebowale, britannici di origine nigeriana, entrambi cristiani convertiti all’islam, decapitarono a Londra il soldato Lee James Rigby, non solo non fuggirono, ma chiesero ai passanti, con in mano le accette grondanti di sangue, di fotografare e di filmare la testa mozzata. 
Perché il terrorismo islamico dei tagliagole è consapevole che, essendo numericamente in minoranza, potrà vincere non decapitando una, cento o mille teste, ma quando l’immagine della testa mozzata si radicherà dentro ciascuno di noi. Quando ciascuno di noi s’immedesimerà a tal punto da immaginare che quella testa mozzata potrebbe essere la propria testa, a quel punto saremmo sopraffatti dalla paura e finiremo per soccombere senza reagire, ci sottometteremo al terrorismo islamico senza combattere. 

Ecco perché è scontato che «questo tipo di minaccia si presenta in maniera impalpabile, indefinita, fluida», e che non ci sono «evidenze concrete ed immediate» di attentati terroristici. Ma, dico al ministro dell'Interno Piantedosi, questo non significa che non si stiano perpetrando degli attentati terroristici. 
Aggiungo che l'Isis ha escogitato e realizzato attentati terroristici “asimmetrici”, utilizzando il coltello o un'auto in corsa come armi per compiere le stragi, il che rende particolarmente difficile intercettarli prima dell'attentato. 

Ebbene, se sul piano “operativo” è estremamente arduo raccogliere le prove dell'imminenza di un attentato terroristico islamico, ancor di più individuare la “flagranza del reato” che la nostra giurisdizione richiede per poter arrestare un potenziale criminale, l'unica possibilità concreta che noi abbiamo è di prevenire il lavaggio di cervello che trasforma gli aspiranti terroristi islamici in “robot della morte”. 
Dobbiamo acquisire la consapevolezza che la vera arma non sono le bome, le cinture esplosive, le mitragliatrici, i coltelli o le auto in corsa, ma è il terrorista islamico che, a seguito del lavaggio del cervello, aspira a morire da “martire” per accedere al paradiso di Allah, dopo aver ucciso il maggior numero possibile di “nemici dell'islam”. 
Questo lavaggio di cervello si pratica nelle moschee, nelle scuole coraniche, sui siti e applicazioni presenti nella Rete o nei sistemi di messaggistica, sulla base di ciò che Allah prescrive nel Corano e di ciò che ha detto e ha fatto Maometto. 
Ecco perché noi, persone civili che credono e amano il valore supremo della vita, potremo sconfiggere gli apologeti del disvalore dell'odio, della violenza e della morte, soltanto mettendo fuori legge l'islam dentro casa nostra, all'interno del nostro stato di diritto. Non si tratta di fare la guerra ai musulmani, ma di affermare che tutti coloro che scelgono di condividere il nostro spazio di civiltà della vita, della pari dignità e della libertà, possono farlo aderendo alla nostra civiltà, una scelta incompatibile con l'adesione all'islam.

Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l'Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Lunedì 16 ottobre 2023