Cari amici buongiorno. Mi auguro di cuore che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d'amore per la vita.

Il giornalista Andrea Daniele Signorelli, questo 3 agosto ha pubblicato sul sito esquire.com un articolo dal titolo “Gli scienziati vogliono renderci immortali, ecco a che punto sono. Dalle innovazioni digitali alle truffe a base di creme miracolose, passando per serissimi studi scientifici”.
Vi si legge: «Nel luglio 2018, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha compiuto un passo avanti nella direzione che un domani potrebbe portarci a considerare l’invecchiamento una malattia. Non poche persone hanno tirato un primo, lungamente atteso, sospiro di sollievo. Per la precisione, si tratta di gerontologi come Aubrey De Grey, rispettati scienziati come David Sinclair, imprenditori come Bill Maris e altri ancora. Sono coloro i quali ormai da anni lavorano, studiano e investono allo scopo di rendere l’essere umano immortale (o almeno farlo vivere molto più a lungo). Ma quali sono gli strumenti per vivere così a lungo? Per rispondere a questa domanda, bisogna farsi strada in un dedalo di soluzioni, promesse, truffe e speranze che spaziano dal campo della tecnologia digitale più futuribile e arrivano fino alle medicine più tradizionali.
L’esempio tecnologico classico riguarda le ricerche che mirano, un domani, a replicare digitalmente il cervello umano, con i suoi 86 miliardi di neuroni e 100 mila miliardi di sinapsi. Un obiettivo ancora incredibilmente distante dall’essere raggiunto – al momento si è riusciti a replicare digitalmente i 302 neuroni del cervello di un tipo di verme – ma che una volta conquistato potrebbe permettere di uploadare il cervello di ciascuno di noi all’interno di un computer e consentirci così di vivere per sempre sotto forma di avatar digitale. Potete immaginarlo, se volete, come una specie di Second Life abitato però proprio da noi (sempre che ci si possa considerare se stessi anche quando si è solo una copia digitale).
In ogni caso, l’obiettivo di tutti è sempre quello che Aubrey de Grey (il nome più noto tra gli scienziati anti-invecchiamento) ha definito “velocità di fuga della longevità”: l’idea è che individuare rimedi che oggi ci permettano, per esempio, di vivere anche solo dieci anni in più ci consentirebbe di sfruttare poi le innovazioni scientifiche dei prossimi dieci anni. Una continua rincorsa ai rimedi per l’allungamento della vita che potrebbe – in linea teorica – farci vivere molto più a lungo dell’attuale limite massimo possibile di circa 120 anni, e anche di sconfiggere quella malefica legge matematica secondo la quale, superati i trent’anni, ogni otto anni il rischio di morire raddoppia.
Ma tra sogni digitali e truffe analogiche si trovano anche scienziati seri. È il caso di David Sinclair, 52enne australiano responsabile del laboratorio di genetica di Harvard e autore di numerosi studi sul tema dell’invecchiamento pubblicati su Nature e Science. 
Anche Sinclair, come si legge su Popular Mechanics, “è convinto che riusciremo a risolvere l’invecchiamento” e che “non ci sia un limite massimo alla durata della vita umana”.
Tutto questo non significa che chi già oggi è in vita riuscirà a godere dell’elisir dell’immortalità, ma che si stanno facendo (lenti) passi avanti nella comprensione di cosa causi l’invecchiamento. Un domani, quindi, si potrebbe magari anche scoprire come rallentarlo o addirittura sconfiggerlo. Stando a Sinclair, l’invecchiamento è un problema di perdita di informazioni, causato dal modo in cui il DNA viene letto e implementato dalle cellule. Al centro dei suoi studi c’è infatti l’epigenoma, da lui definito “un flessibile interprete del DNA che accende e spegne i geni sulla base delle condizioni ambientali”.
La strada è lunga e piena di ostacoli, e nonostante alcuni progressi si stanno facendo sia dal punto di vista scientifico sia da quello culturale (vedi i passi avanti dell’OMS nel considerare l’invecchiamento una malattia) è decisamente improbabile che qualcuno di noi possa godere di grandi salti in avanti in termini di longevità. In questo modo, però, ci risparmieremo almeno di dover affrontare le serissime questioni che tutto ciò potrebbe porre in termini di sovrappopolamento, sostenibilità, economia e magari, anche, noia».

Il giornalista Marco Pedrani, due giorni fa, 7 agosto, sul sito di Tom's Hardware, ha pubblicato un articolo dal titolo “Entro 7 anni diventeremo immortali, secondo un famoso scienziato”. Scrive: «Ray Kurzweil potrebbe essere un nome che non vi dice niente, ma in realtà si tratta di una personalità famosa quando si parla di intelligenze artificiali e affini. Oltre a essere stato un pioniere del riconoscimento ottico dei caratteri e del text-to-speech, è un futurista famoso per aver parlato della “singolarità”, ossia del “punto di non ritorno” delle intelligenze artificiali, quando queste supereranno gli esseri umani e trasformeranno rapidamente la società.
Secondo il futurista raggiungeremo l’immortalità già nel 2030, tra soli 7 anni, mentre per arrivare alla “singolarità” servirà più tempo.
Kurzweil afferma che uno degli step cruciali per raggiungere la singolarità nel 2045 è il concetto di immortalità, che verrà raggiunto molto velocemente grazie alla rapida crescita delle intelligenze artificiali; il progresso medico e tecnologico crescerà al punto tale che i “nanobot” ripareranno e ricostruiranno i nostri corpi a livello cellulare eliminando malattie e invecchiamento, permettendo di fatto di raggiungere l’immortalità.»

Cari amici, forse lo sviluppo tecnologico ha già prodotto forme di vita transumane, esseri viventi che coniugano cellule umane prodotte artificialmente con strumenti tecnologici, che potrebbero assicurare la longevità se non addirittura l'immortalità. Parliamo di esseri viventi creati in uteri artificiali manipolati da intelligenze esterne, dei robot con sembianze umane. Saranno delle macchine pensanti senza un'anima, sentimenti, amore, passione, desiderio, sessualità, che non ridono, non piangono, non si abbracciano. Saranno delle entità sostanzialmente diverse dalla natura umana così come Dio l'ha creata e, per i non credenti, come è sempre stato dalla nostra esistenza sulla Terra. Così come saranno diverse dalla natura circostante, di cui noi umani siamo parte integrante. 
Noi ci amiamo e amiamo la vita naturale così come ci è stata donata, con la sua specificità che include la transitorietà della nostra presenza fisica sulla Terra, per cui si nasce, si cresce e si muore. Per tutti noi la morte non solo non è una malattia da curare, ma è parte integrante della nostra natura da accettare, nel contesto di un'organizzazione armoniosa dell'universo che ci circonda. Per i credenti, la morte non è solo da accettare, ma da accogliere con gioia essendo il passaggio alla vita eterna. Pertanto condanniamo e ci schieriamo contro tutte le manipolazioni della natura umana e, specificatamente, la prospettiva del transumanesimo nel contesto del Nuovo Ordine Mondiale.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore e Presidente della Comunità “Casa della Civiltà”

Mercoledì 9 agosto 2023