Cari amici buongiorno e Shabbat Shalom. Mi auguro di cuore che stiate bene in salute fisica, mentale e spirituale.
Nella ricorrenza del “Giorno della Memoria”, vi ripropongo un estratto dell'Introduzione al mio libro “Viva Israele” (Mondadori, 2007), pubblicato quando, da musulmano, ero già stato condannato a morte nel 2003 dai terroristi islamici di Hamas per la mia strenua denuncia degli attentati terroristici suicidi e per la mia ferma difesa del diritto alla vita di Israele e degli ebrei.
Cari amici, ciò che vi accingete a leggere è una testimonianza di fede. La mia fede profonda e incrollabile nella sacralità della vita. La vita di tutti, la mia, la tua, la sua, la nostra, la vostra, la loro. Dei musulmani in mezzo a cui sono cresciuto dibattendomi tra il bene e il male; dei cristiani che mi hanno educato a coniugare la fede e la ragione; degli ebrei che si sono inverati in me come la straordinaria metamorfosi di pacifici spiriti ingiustamente perseguitati in fiere persone giustamente risolute; di tutti gli uomini di buona volontà di cui ho scoperto il fascino della vitalità interiore che aspira ai nobili ideali della fratellanza e dell’amore.
Degli egiziani tra i quali il destino ha voluto che nascessi con l’orgoglio di un passato sublime e la fragilità di un presente inquietante; degli italiani che ho scelto come sintesi felice del senso di umanità, a cui non intendo rinunciare, e del bene della libertà che mi sono impegnato a conquistare; dei popoli arabizzati con cui mi sono lungamente confrontato con la passione giovanile per l’ebbrezza della fraternità condivisa e la delusione adulta per il dissolvimento di un mito artefatto e deleterio; del popolo d’Israele che ho inconsciamente odiato tra le nebbie della tirannia e consapevolmente amato alla luce della democrazia; dei popoli del mondo intero che sogno di abbracciare nella realizzazione della gioia interiore e della pace universale.
In queste pagine ho voluto raccontarvi il mio lento e sofferto percorso esistenziale dall’ideologia della menzogna, della dittatura, dell’odio, della violenza e della morte alla cultura della verità, della libertà, dell’amore, della pace e della vita. Fino a maturare il convincimento pieno che, oggi più che mai, la difesa del valore della sacralità della vita coincida con la difesa del diritto di Israele all’esistenza. Perché io posso testimoniare che nel momento in cui, nell’Egitto degli anni Cinquanta e Sessanta, si è negato il diritto di Israele all’esistenza, si è messo in moto un processo nefasto e irrefrenabile che ha coinvolto tutti coloro che vengono catalogati come “diversi”, finendo per condannarli come “nemici”.
Si è cominciato, all’epoca di Gamal Abdel Nasser, con la criminalizzazione di Israele qualificata come “un cancro trapiantato nel cuore del mondo arabo dal colonialismo e dall’imperialismo”, che deve essere “estirpato e annientato” con la forza delle armi, promuovendo una guerra ad oltranza “fino al riscatto dell’ultimo pollice dei territori arabi occupati”.
Subito dopo, con una indiscriminata e impietosa azione repressiva all’indomani della sconfitta degli eserciti arabi nella guerra del 5 giugno 1967, è toccato agli ebrei superstiti, anche se cittadini egiziani, accusati di essere una quinta colonna dello Stato di Israele in quanto intimamente partecipi dell’ideale sionista, infliggendo loro una sentenza capitale da eseguire in questa e in quell’altra vita, dannati all’eternità perché sarebbero al maghdub alayhim, «coloro contro cui Dio si è adirato» (Corano - 1,7).
Si è passati, in concomitanza con il processo di islamizzazione avviato dall’alleanza tra Anwar al Sadat e i Fratelli Musulmani negli anni Settanta, con l’aggredire i cristiani copti, pur essendo gli autentici autoctoni, i discendenti degli antichi egizi che non si sono mescolati ai conquistatori dell’Arabia quando a partire dal settimo secolo imposero l’islamizzazione, perché considerati affini e sospettati di simpatizzare con la civiltà occidentale, un corpo separato che viola l’integrità della Umma, intesa come Nazione islamica, comunque da combattere e redimere perché sarebbero al-dallin, «coloro che vagano nell’errore» (Corano – 1,7).
Quindi, con la crescita del potere religioso, culturale, sociale, politico ed economico degli integralisti e degli estremisti islamici, ci si è scagliati contro i non credenti e i musulmani eterodossi, cioè gli agnostici, i laici, i non praticanti, i semi-praticanti, i trasgressori della morale islamica, con particolare accanimento nei confronti delle donne, “l’altro” per antonomasia, da sottomettere in tutto e per tutto per ricostruire dalle fondamenta una nuova società assolutamente conforme alla sharia, la legge di Allah, che deve essere imposta con ogni mezzo.
Infine, quando il clima di esaltazione islamica ha raggiunto il culmine generando il fenomeno del terrorismo globalizzato nel nome di Allah, si è arrivati alla demonizzazione dell’insieme della società musulmana, colpevole in modo indistinto di apostasia per il semplice fatto che non è a immagine e somiglianza dei detentori dell’unico e indiscutibile “Vero islam”, ciò che si traduce nella legittimazione coranica di un massacro generalizzato dei musulmani che non fanno parte della nuova comunità purificata e integerrima dei servi e degli adoratori di Allah, ispirata esclusivamente al modello di società delle tribù beduine ai tempi di Maometto.
Proprio perché sono stato testimone di un graduale e irrefrenabile processo di involuzione della religione, della cultura e dei costumi, partecipe in un primo tempo di un islam percepito a misura d’uomo e rispettoso della laicità delle istituzioni e, successivamente, spettatore di un islam sempre più repressivo sul piano dei diritti umani e invasivo della sfera pubblica, ho potuto rilevare la dimensione essenzialmente ideologica del degrado etico che, nel nome dell’islam, è alla fine precipitato nel nichilismo, ossia nella negazione dei valori comuni, in particolar modo del valore supremo della vita.
Ed è a quel punto, quando si è caduti nel baratro etico che viola la sacralità della vita ed eleva la morte violenta propria e altrui a valore spirituale supremo, santificando il terrorista suicida alla stregua di un “martire”, che ho compreso l’equazione più importante dell’umanità: la sacralità della vita o vale per tutti o non vale per nessuno. Ed è quando ho constatato che il ciclo delle barbarie scatenato dai monopolisti della Verità, auto-eletti ad incarnazione del Verbo di Allah mentre lui stesso si è limitato umilmente a “incartarsi” nel Corano, è sfociato nella negazione del diritto alla vita dei credenti nello stesso Dio, che ho capito che per porre fine a questa deleteria spirale di violenze bisognava ripartire dal punto d’inizio. Ovvero dal riconoscimento del diritto d’Israele all’esistenza.
Ho preso atto che nel momento in cui i musulmani hanno infierito contro Israele, hanno scatenato un perverso e implacabile effetto boomerang che si sta ritorcendo contro loro stessi, con il rischio del loro auto-annientamento fisico e civile, dopo aver colmato la fossa mortale del nichilismo dei cadaveri umani e nel decadimento etico degli israeliani, degli ebrei, dei cristiani, dei non credenti, dei musulmani eterodossi e infine di tutti i musulmani.
Ho così maturato la certezza che per salvaguardare il diritto alla vita di tutti quanti noi, si debba principalmente salvaguardare il diritto alla vita di Israele. Una certezza che si è consolidata sempre più grazie alla sincera amicizia con tanti ebrei italiani e diversi israeliani. Proprio la scoperta del sentimento di fraternità per il tuo simile infrange definitivamente ogni pregiudizio e te lo fa amare per quello che è, così come ciascuno di noi ama se stesso per ciò che è.
È la stessa esperienza della nostra storia contemporanea che ci insegna che, così come l’ideologia della morte poggia principalmente sull’antiebraismo, sull’antisionismo e sull’anti-israelismo, il fulcro della cultura della vita risiede inequivocabilmente nel rispetto del diritto alla vita degli ebrei, nella legittimazione dell’ideale del sionismo e nel riconoscimento del diritto di Israele all’esistenza. Ecco perché Israele emerge come un valore da difendere e da diffondere, Israele diventa il parametro etico che segna la linea di confine tra gli amanti della cultura della vita e gli apologeti dell’ideologia della morte, Israele si afferma come il discrimine tra la civiltà e le barbarie.
Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l'Italia.
Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”
Sabato 27 gennaio 2024
Chi fosse interessato ad aderire alla Casa della Civiltà, “Associazione di Comunità locali - Per l'Italia nostra amata Patria”, a condividere il successo della missione per essere pienamente noi stessi dentro casa nostra, elevare l'amata Italia nel Paese numero 1 al Mondo per la qualità della vita, può farlo sottoscrivendo la nostra Proposta e compilando il Modulo di adesione presenti nel nostro sito www.casadellacivilta.com