Se digitate su google Bolechow gallery  avrete una serie di foto del paese di Bolechow: chiesa, paesaggio, strada principale, torrente, pescatore con due grosse trote.

Non ci sarà la foto della signora Grynberg.

La sua storia è stata ricostruita da suo nipote, Daniel Mendelsohn nel suo recente libro The Lost, A Secret for Six of Six Million, in cui viene descritta la seconda Aktion dei nazisti a Bolechow, piccolo paesino della Polonia,

Il giorno in cui le Ss hanno rastrellato gli ebrei, nel settembre 1942, la signora Grynberg stava partorendo. Le ss la portarono via, ancora in vestaglia dalla sua casa, e la trascinarono fino alla piazza davanti al municipio. E lì fu spinta a forza sopra un cassonetto per l’immondizia nel cortile del municipio, e tra gli scherni e i dileggi della folla di ucraini presenti, insensibili al suo dolore, partorì. Il bambino le fu immediatamente strappato dalle braccia con tutto il cordone ombelicale. Fu scaraventato verso la folla, che prese a schiacciarlo coi piedi. Lei fu lasciata sola, con le ferite e i brandelli di carne sanguinanti, e così rimase per qualche ora, appoggiata a un muro, fino a che non fu portata alla stazione ferroviaria e, assieme agli altri, fatta salire su un vagone verso il campo di sterminio di Belzec.

La maggioranza delle SS era ucraina, la folla che schiacciò il neonato sotto i piedi era costituita da polacchi. Lo sterminio degli ebrei è stato un crimine europeo, non un crimine tedesco. È stato un crimine europeo e un crimine volontario. L’esecuzione degli ordini spesso invocata non c’entra nulla. L’ordine era di uccidere, non di uccidere con il massimo possibile delle sofferenza. Nessuna gerarchia militare aveva ordinato ai polacchi presenti di schiacciare il bambino sotto i piedi. Lo sterminio fu eseguito soprattutto da SS che erano volontari, non soldati di leva. Nella prima parte, 41 e prima metà del 42, fu eseguito da soldati di leva e qui era permesso non eseguire gli ordini: un soldato tedesco che rifiutasse di eseguire gli ordini di uccidere donne e bambini e civili non riceveva alcun tipo di punizione. I soldati tedeschi che rifiutarono furono in totale un centinaio.

Nel 1946 i tedeschi in Germania non ci sono più, e i polacchi continuano ad uccidere gli ebrei. Il 4 luglio del 46 avviene il  pogrom di Kielce ci si riferisce. Dei 6000 ebrei della città,  200 sono riusciti a sopravvivere alla Shoà e sono tornati. Vengono aggrediti, 80 sono feriti e 40 uccisi. Sono stati uccisi a bastonate: i loro corpi erano a terra, con le ossa fratturate e il sabgue che sgorgava e le fratture esposte e gli uomini hanno continuato a picchiare.

La Shoà è stato un crimine europeo, con una piccola ma fondamentale componente islamica palestinese. Il progetto iniziale di Hitler di espellere gli ebrei fu trasformato nell’idea di sterminio dalla richiesta del Gran Mufti di Gerusalemme, il 22 novembre del 41, e fu in quell’occasione fondato il ramo islamico del nazismo, tanto caro al cuore dei pacifisti e sedicenti tali, delle gerarchie ecclesiastiche cristiane e soprattutto della Comunità Europea e dell’Onu.

Chiedo che la celebrazione del Giorno della Memoria sia abolita, perché è ogni anno di più la festa dell’antisemitismo e dell’odio contro Israele. La stessa Europa che 70 anni fa ha sterminato gli ebrei sta usando la questione palestinese per inventarsi un’assoluzione. In questa maniera avvalla la storiografia fantastica che vede i palestinesi come vittime, è vero il contrario, accetta in silenzio assoluto sui massacri di cristiani in terra islamica, favorisce la propria distruzione.

Coloro che ritengono che Israele ostinandosi ad esistere violi un diritto dell’islam a occupare per sempre le terre conquistate dall’islam una volta e a occupare una città Gerusalemme, non nominata nemmeno una volta nel corano e dove Maometto non è mai stato avvalla il diritto sancito su tutti i libri di storia in Arabia Saudita, Gaza e Cisgiordania, spesso ricordato da Al Jazira, di occupare, anzi di rioccupare, no, scusate, la parola giusta è liberare dall’occupazione cristiana, la Spagna, la Sicilia e soprattutto Roma.

Per Armeni, Palestinesi, Streghe, Ebrei, e ogni vittima di pulizia razziale in Africa, Australia, Nord centro e sud America, India, Cina e ovunque, …Da una mail che mi ha inviato Sara da Bologna

Queste agghiaccianti righe che ho avuto il disonore di ricevere qualche giorno fa da una persona “colta e buona” che si addolora per i destini dell’umanità, rappresentano il peggio  di tutto quello che sta succedendo: sono peggio del negazionismo del dittatore iraniano e di tutto il mondo islamico dove spesso ( Egitto) si dichiara che gli ebrei uccisi da Hitler furono circa 30.000.  infinitamente peggio dei deliri antisemiti di Casa Pound. In queste righe c’è l’oscena calunnia contro il popolo di Israele, la vittimizzazione fantastica dei palestinesi, l’accettazione di una storiografia delirante che inverte il ruolo di aggressori e aggrediti. Tutto questo  sta causando un rigurgito di antisemitismo che è tornato ai livelli del 35: in Europa gli ebrei che portano la Kippà, lo fanno a proprio rischio e pericolo, le sinagoghe e i cimiteri ebraici sono “normalmente”  profanati, un ambasciatore di Israele che cerchi di parlare in università ( Livorno) rischia il linciaggio, le sinagoghe devono essere pattugliate in quanto “luoghi sensibili” ( detto così sembra sia colpa della Sinagoga) il 50% degli scolari spagnoli ( è semplicemente l’unica nazione dove è stata fatta l’inchiesta) rifiuterebbe di sedersi a fianco di un bambino ebreo, perché sono cattivi dato che fanno male ai palestinesi.

Ancora peggio, infinitamente peggio, in queste righe,  c’è la banalizzazione della Shoà. La calunnia potremmo anche capirla, è dovuta a una propaganda martellante, e potremmo cercare di contrastarla spiegando e informando. Quello che non è perdonabile, che non può e non deve essere tollerato in nome di 6 milioni di innocenti, è la banalizzazione. Guardate a che posto della frase sono messi gli ebrei. La banalizzazione della Shoà, che è ancora più grave della sua negazione. Il crimine è stato talmente enorme da essere incredibile. La negazione può avere un senso. può essere una difesa della mente dall’orrore. La banalizzazione vuol dire che la sofferenza di quei morti non valeva nulla: quando si fa un elenco o si va in ordine alfabetico, o si va in ordine cronologico o si va in ordine di importanza dell’evento. Nella lista che stila Sara da Bologna l’ordine non è né alfabetico, né cronologico, quindi…

Il giorno della Memoria deve essere abolito. Chi ha capito cosa è stata la Shoà, chi la porta nel cuore non può trascorrere un solo giorno di vita senza pensarci, Chi non ha capito, chi in fondo non la rimpiange usa questo giorno per favorire la distruzione del popolo ebraico oggi.

Noi ricordiamo gli Ebrei, ma anche…

Dove c’è un ma, quello che è prima il ma è meno importante di quello che cìè dopo: le due frasi non sono psicologicamente equivalenti.

L’etica appartiene agli individui, alla loro sfera privata, non deve appartenere allo stato.

Non possiamo fare nulla per quei poveri morti, nulla per la signora  Grymberg e il suo bambino: sottraiamoli allo scempio che è diventato il giorno della Memoria, la pietà statale di nazioni che parteciparono con gioia allo sterminio, che cercano la giustificazione della propria colpa con il meccanismo della criminalizzazione della vittima. Il giorno della Memoria è il giorno della criminalizzazione del popolo ebraico. Sottraiamo la signora Grymberg e il suo bambino a sara di Bologna.

E piuttosto, noi che amiamo il popolo ebraico,  dedichiamo questo giorno a celebrare Israele. Se Israele e il suo esercito e le sue armi fossero esistiti nel 35, l’olocausto non sarebbe successo.  Se Israele e il suo esercito e le sue armi fossero smettessero di esistere, l’olocausto succederebbe di nuovo.

Ha detto l’Ajatollah Khatami, che se non ricordo male è quello moderato, quando l’islam avrà la bomba atomica il problema palestinese sarà risolto (l’eufemismo vuol dire gli israeliani saranno sterminati in un olocausto nucleare, che Vattimo, Dario Fo e il regista francese Godard, tutti i siti no global, e Sara da Bologna,  e tutti gli ammiratori di una cultura di morte saluterebbero come una inevitabile e comprensibile  conseguenza della “cattiveria di Israele) Aggiunge Khatami, è questo che vuol dire essere una cultura di morte, gli israeliani risponderanno con le loro testate nucleari e ci faranno qualche milioni di morti: siamo un miliardo e duecento milioni di persone, ce lo possiamo permettere.
Questa è la differenza, quando ci fu la crisi di Cuba, l’ambasciatore sovietico e lo stesso Kruschov dissero: non siamo pazzi. Non vogliamo morire.
Perché non dovremmo voler morire, chiede Khatami: chi muore per l’islam va in paradiso.
La notizia è che Israele il problema palestinese è già in grado di risolverlo, per usare l’eufemismo di Khatami, visto che ha la sesta aviazione militare del mondo e che i palestinesi non hanno una contraerea.
La prima differenza tra israeliani e palestinesi è questa: tutte le mattine gli israeliani si svegliano perché i palestinesi e tutti i loro dubbi alleati non hanno potuto ucciderli, tutte le mattine i palestinesi e i loro dubbi alleati si svegliano perché gli israeliani non hanno voluto ucciderli.
Questa è la differenza tra cultura di vita e cultura di morte, tra chi accetta anche di uccidere perché deve proteggere i propri figli e chi uccide per il piacere di farlo e balla per strada mentre i bus scolastici o le torri gemelle sono nel fuoco.
Shalom amici israeliani. Il vostro straordinario e bellissimo inno nazionale vuol dire speranza.
Shalom.
Avete nemici tremendi, ma anche amici, sono tra questi, Magdi Cristiano è tra questi, che in ogni istante senza un attimo di esitazione sono disposti a dare la vita per voi.
Porto sempre su di me la stellina di Davide, è il mio simbolo per questo patto.
Sono disposta a morire per Israele per l’orrore delle persecuzioni subite, persecuzioni di cui il popolo in cui soni nata ha partecipato. Sono disposta a morire per Israele per ammirazione per la culture ebraica, il Talmud, la Cabala, i libri, la musica, i pittori,gli architetti, gli scienziati.
Sono disposta a morire per Israele per il coraggio con cui questo stato si è formato, solo, senza nessun protettore, meno che mai gli stati europei, meno che mai gli Usa, dove la lobby del petrolio non voleva perdere l’amicizia dei grandi produttori per Israele.
Sono disposta a morire per Israele per la sua compassione, perché se al posto degli Israeliani ci fosse Putin o anche solo Churchill, la risposta israeliana non sarebbe stata nemmeno lontanamente paragonabile a quello che è.

Sono disposta a morire per Israele perché i media israeliani e le associazioni israeliane sono le uniche che trasmettono informazioni e si battono a favore dei cristiani massacrati in terra islamica.
Sono disposta a morire per Israele perché dietro Israele ci siamo noi, noi civiltà occidentale, certo, ma soprattutto noi italiani, visto che Roma è la quarta città santa dell’islam e come la Sicilia appartiene già all’islam.
L’esercito israeliano combatte anche per noi.

Quindi Shalom a voi e al mondo, e che Dio ci benedica tutti.

Silvana De Mari