I bambini stanno morendo in Siria. Uccisi dal gas. Le foto sono bizzarre. I bambini sono morti da soli, mentre erano soli in casa. Non ci sono foto di cadaveri adulti. Non ci sono foto fatte nelle case e nelle strade con i morti crollati nella stanze o nei corridoi, e qualcuna delle foto è comparsa su Internet qualche ora prima dell’attacco. Assad avrebbe attaccato con i gas in un momento in cui vinceva su tutti i fronti, bombardando la periferia di Damasco, che non è schierata con i suoi avversari. Questo non ci permette di affermare che le foto sono false: il padre di Assad ha compiuto sui suoi sudditi bombardamenti ben più gravi e ben più folli, le foto potrebbero limitarsi ai bambini perché è stato ritenuto utile fotografare loro, la notizia che le foto sono comparse su Internet prima dell’attacco sarà vera?

Se non possiamo affermare che le foto sono sicuramente  false, possiamo affermare che ci sono dubbi sulla loro autenticità e questo, l’esistenza del dubbio, è inoppugnabile.

Il dubbio c’è, forse è un dubbio sbagliato ma il dubbio c’è e la prudenza e il buon senso imporrebbero di non precipitarsi, tanto più che precipitarsi vuol dire schierarsi con quelli che i bambini li sgozzano, e le bambine cristiane le stuprano, vuol dire andare a cacciarsi in un ciclopico nido di calabroni con il rischio, per non dire la certezza, non solo di farsi male, ma di fare inutilmente male, far crollare il pessimo verso l’ancora peggio. La Siria sarebbe ulteriormente martirizzata, l’intervento, come sempre succede, sarebbe vissuto anche da quelli che dovrebbero essere “gli alleati” come infedeli e cristiani su sacra terra islamica, aumenterebbe la violenza contro i cristiani , considerati alleati degli invasori. Anche quando l’intervento occidentale è stato richiesto da “alleati” islamici, ha sempre scatenato violenza e revanscismo a livelli parossistici. L’Iran potrebbe attaccare, come ha già annunciato e Israele potrebbe venire coinvolto in una conflitto da cui sta disperatamente cercando di tenersi fuori.

Eppure lui, il meglio del meglio, il premio nobel per la pace (le minuscole non sono un errore) Barack Hussein Obama ha deciso di intervenire. Obama ha un nome di battesimo parecchio strano per un cristiano: continuo a chiedermi chi è il prete cattolico o il pastore protestante che ha battezzato con un nome del genere. Ha un ancora più bizzarro affetto per i Fratelli Musulmani, che sostiene e ha sostenuto al di là di ogni logica. Passerà alla storia per aver abbattuto in Libia una stinta dittatura laica per sostituirla con una scoppiettante, pirotecnica guerra civile permanente tra integralisti e più integralisti: grazie a lui l’islam integralista ha completato la sua conquista del Sahara e un ambasciatore degli Stati Uniti d’America e tutti i suoi collaboratori sono stati massacrati, picchiati a morte dopo essere stati sodomizzati.

Complimenti signor presidente.

Mentre la deliziosa first lady mostra bicipiti, tricipiti e deltoidi facendo le flessioni in tv, coltiva l’orticello biologico della Casa Bianca e si scaglia contro i grassi, Obama si è deciso per la guerra. Le foto dei bambini lo hanno sconvolto. Le foto sono impressionanti, ma anche dimenticando i forti dubbi che le accompagnano, le guerre non si cominciano sull’emotività. Le guerre si fanno non quando sono giuste, ma quando sono sicuramente giuste e si ha la certezza di poterle vincere e in tempi molto brevi. Quando queste condizioni non ci sono, la guerra è una follia e uno che la decida in fretta è un folle.

Tanto più che Obama non lo considererei esattamente un difensore dei diritti dei bambini, non l’ho mai visto molto impressionato dalla loro morte.

Non si è certo impressionato per la morte dei bambini periti l’11 settembre. Ce ne erano moltissimi sugli aerei. Obama è andato alla commemorazione solo l’11 settembre del 2008. Era candidato alla presidenza. Andò alla commemorazione insieme all’altro candidato, il repubblicano John Mc Cain, ben più vecchio di lui, uscito storpio dalle torture subite in Vietnam. Eppure Mc Cain lo sopravanza, lo supera, Obama è annoiato, gira la testa di lato, rallenta: tutti segni nel linguaggio non verbale di disinteresse assoluto. Gli anni successivi non si è più preso il disturbo di commemorare l’11 settembre. Obama non va a commemorare lo sbarco in Normandia. Dei bambini ebrei ancora vivi salvati dagli eserciti alleati e di quelli che non sono stati salvati, gli interessa qualcosa? Agghiacciante la sua espressione di disinteresse durante la sua visita al Memoriale della Shoà di Yad Vashem a Gerusalemme. Levate l’audio e osservate l’espressione, magari anche al rallentatore. Il linguaggio non verbale, le espressioni e le cosiddette microespressioni, le espressioni inconsce che si tengono per periodi inferiori al secondo, non mentono.

A Obama di quei bambini non importa un fico. E a proposito di bambini: grazie anche a Obama, due settimane fa a Wichita, Kansas, ha riaperto i battenti la più famosa clinica per gli aborti d’America, la Women’s Health Care Services. Il nome indica che si prendono cura della salute delle donne. Nel 2009 il suo fondatore, il dottor George Tiller, era stato assassinato da un attivista pro life. La  stampa liberal ha salutato la riapertura della clinica come  un “gesto di coraggio” e cinguettato che senza Obama alla presidenza non sarebbe stato possibile e hanno ragione. Senza Obama non sarebbe stato possibile, bisogna riconoscere che in effetti ci vuole un notevole coraggio a riaprire una clinica, questa è la specialità del luogo, dove si pratica la tecnica dell’aborto a nascita parziale. Oltre la 24esima settimana il bambino nascerebbe vivo e forse anche vitale. Per non avere grane legali è necessario quindi ucciderlo prima. La tecnica tradizionale per gli aborti tardivi, quella usata in Cina, consiste nell’iniettare soluzione ipersalina nell’utero: il feto muore per disidratazione. Ci sono però effetti collaterali: qualche volta il feto sopravvive e nasce lo stesso, un po’ secco e asciutto, come un’acciuga sotto sale, ma vivo.

http://www.youtube.com/watch?v=h0Cs7Np8CHE

Inoltre tutto questo sale finisce nel sangue della madre, con rischi gravi di scompenso cardiaco, renale, coma e morte, che sono tutti incidenti irrilevanti se il soggetto è una suddita cinese recalcitrante, meno brillanti se  è una cittadina statunitense pagante. Il dottor Tiller, quello ucciso dal fanatico pro life, è il genio che ha scoperto e regalato al mondo l’“aborto a nascita parziale”.

E’ la tecnica dell’aspirazione del cervello del bambino partorito soltanto a metà, perché altrimenti sarebbe omicidio. Il medico afferra con una pinza i piedi del feto e porta fuori dall’utero prima le gambe poi il corpo, tranne la testa. A quel punto esegue un’incisione alla base del cranio per aspirare il cervello, poi completa il parto. Almeno mille aborti all’anno in America avvengono così. Ma non è facile. Un attimo di distrazione ed esce anche la testa. Non tutti sono bravi come il defunto e compianto Tiller. In questo momento sotto processo è un tale dottor Gosnell, di Filadelfia, città dell’amore fraterno, anche lui esperto in aborti tardivi, ma meno bravo di Tiller. Quando si sbagliava e i feti nascevano vivi, provvedeva con un’immediata sezione del midollo spinale e finalmente l’ammasso di cellule moriva.

Se siete scandalizzati e sconvolti, rassicuratevi. Almeno questi bambini, perché di bambini si tratta, sono morti in pochi istanti. In Italia anche  noi facciamo aborti alla 24 settimana di feti che nascono vivi. La condanna a morte avviene dall’ecografia. È stato vista un’atresia dell’esofago, che alla fine non c’era nemmeno e che è risolvibile chirurgicamente, è stato visto un labbro leporino, che in effetti c’era e anche questo è risolvibile chirurgicamente. Da noi l’aborto eugenetico è vietato, prima o poi qualcuno citerebbe Hitler e pare brutto, fa nazista. Si chiama aborto terapeutico: uno psicologo dichiara che l’idea di avere un feto fallato nella pancia le crea disagio psicologico, ed è fatta. Quando il feto nasce vivo, noi siamo buoni, non lo ammazziamo. Lo lasciamo morire da solo, in una scatola metallica di freddo, disidratazione e disperazione, con il suo pianto si affievolisce sempre di più. L’ultima volta è successo a Rossano e il feto ci ha impiegato 22 ore a morire. Sarebbe stato un bimbo robusto, con il labbro leporino operato e robusto.

Che accidenti c’entra tutto questo con la Siria in fiamme, l’Egitto in fiamme, le chiese nigeriane in fiamme? Che accidenti c’entra tutto questo con i morti e le fosse comuni?

C’entra, è lo stesso processo. Non è l’islam che avanza, è l’islam che occupa il vuoto che dentro il cristianesimo ha lasciato un processo di ateismo suicida che ha distrutto la più elementare compassione, quella di una madre per i suo bambino. La propaganda può tutto, incluso convincere una donna che ci sia qualcosa di più importante della vita che porta, che esista qualcosa cui valga la pena di sacrificare quella vita. In Francia e in Canada è possibile predicare che una donna non può uscire di casa senza il suo tutore legale

http://louyehi.wordpress.com/2013/08/28/quebec-la-femme-ne-sort-de-la-maison-quavec-la-permission-de-son-tuteur-nader-abou-anas-bientot-a-montreal/

mentre è inquisito per violenza contro le donne il ginecologo che, in silenzio, senza dire una parola, regalava scarpine da neonato alle donne che attendavano di abortire.

http://www.ioamolavita.it/?m=201306

Peraltro cosa distingue un feto di sei o sette o otto mesi da un neonato? Nulla. Quindi deve essere lecito sopprimere anche il neonato: si chiama aborto postnatale.

http://www.left.it/2013/01/24/bioetica-disumana-l%E2%80%99aborto-postnatale/8472/

Ha fatto scalpore che ne abbiano parlato, ma in realtà lo si fa già, da anni nelle civili Olanda e Svezia per i neonati con la trisomia 21 o la spina bifida scampati alla diagnosi renatale.

Per fortuna non è ancora disponibile la diagnosi prenatale di miopia e tendenza alla pinguedine: sarebbe un’ecatombe. Perché prendere il prodotto fallato se si può avere quello perfetto? Ognuno di noi è unico e irripetibile, e nessuno spiega alle madri, ma forse la dizione corretta è proprietarie dell’utero, che quello è il loro bambino, che potrebbero rimpiangerlo, che l’aborto, sempre, è un suicido differito, che l’ammasso di cellule che stanno espellendo ha un sistema nervoso centrale sicuramente in grado di fargli sentire l’orrore della morte e che se fosse lasciato lì prima o poi sarebbe diventato una creatura umana.

L’aborto deve essere permesso: non posso costringere una creatura umana a tenerne un’altra dentro di sé, ma deve essere accompagnato dalla verità. Non è un ammasso di cellule, ma un’altra creatura umana. Deve essere combattuto con tutti i mezzi meno il divieto legale. Deve essere impensabile quando il feto sia vitale, cioè in grado di sopravvivere. L’aborto è una scelta, certo, a le scelte devono essere documentate. Perché non ci è permesso mostrare le fotografie di feti abortiti? La censura è sempre un annientamento della libertà. Ogni intervento chirurgico e medico deve essere accompagnato dalla dichiarazione degli effetti collaterali. Ma la frase “signora, potrebbe rimpiangerlo”  non può essere pronunciata, pena l’accusa di violenza. La donna non deve essere spinta ai sensi di colpa, ci dicono. Se non mi sento colpevole, nessuno può spingermi a provare colpa.  Facciamo un esempio a caso: ho ricevuto qualche invito a sentirmi colpevole per la mia mancanza di rispetto per il Papa. Ringrazio commossa, potete risparmiarvi la fatica. Se non mi sento colpevole, chi mi accusa di una colpa che non sento mi irrita o mi annoia, peraltro riconosco che accusarmi di quella colpa fa parte della normale liberà di parola.

Se ci sono frasi che non posso ascoltare senza sentirmi in colpa, allora, forse è perché non c’è innocenza. Se una donna non può ricevere scarpine da neonato, senza sentirsi in colpa, è perché le scarpine sono indecenti, o perché fanno risuonare una colpa che esiste? E che se esplode diventa devastante, perché è reale.

Le donne devono avere il diritto di abortire, certo, e tutti quelli che sanno che non è etico devono avere il diritto di dirlo, devono avere il diritto di cercare di dissuaderle. Tutti hanno diritto a una difesa, non solo i cuccioli di foche. Il feto umano, con il suo sistema nervoso in grado di provare dolore, in grado di provare l’orrore della morte, non lo difende nessuno.

Prima recuperiamo l’etica, la compassione che neghiamo per le persone umane per rovesciarla sugli animali: se il bimbo di Rossano fosse stato un cucciolo di foca, si sarebbero precipitati a migliaia a salvarlo, adottarlo e assisterlo.

La grande scrittrice Oriana Fallaci aveva intuito che l’islam poteva essere fermato solo per via religiosa, non per via laica. L’islam riempie con la sua ferocia uno spazio vuoto lasciato dal nulla etico.

Riempiamo il vuoto.

Ristabiliamo l’etica.

Gli altri ci seguiranno.

La Siria si salverà da sola.

Hanno bisogno della nostra etica non delle nostre bombe. Di bombe ne hanno già abbastanza delle loro. E’ l’etica che serve.

E allora alla fine tutto avrà un senso.

Noi ci stavamo suicidando. Lo scontro con l'islam  venuto a svegliarci da un materialismo insulso, sguaiato e livido.

Alla fine tutti saranno salvati.