Spiace dover ogni volta far l’esempio della povera Grecia quale evidente manifestazione di totale stupidità, incapacità ed incompetenza delle autorità finanziarie e politiche globali (FMI, BCE, UE) che hanno affrontato una crisi in origine finanziaria, come se derivasse da fattori reali. Ed il misero risultato è sotto gli occhi di tutti: la Grecia oggi è un Paese annichilito, con una disoccupazione al 28%, un PIL pro-capite sceso del 22%, una capacità di utilizzo degli impianti al 68% (-17% dai valori del 2007). Una catastrofe talmente palese da superare gli effetti prodotti dalla Grande Depressione degli anni 30 negli Usa, dove ad esempio, la disoccupazione non salì mai sopra il 25%.

Questo crimine realizzato ai danni del popolo greco e poi successivamente esportato anche ad altri paesi del Sud Europa, trova le sue basi in una fantasiosa narrazione secondo la quale è stata la spesa pubblica irresponsabile e fuori controllo ad aver portato il Paese sull’orlo del baratro. L’unica via di salvezza è dunque per la Troika, la riduzione del debito pubblico da realizzare mediante il raggiungimento di Avanzi di bilancio del 4% annuo per i prossimi 10-15 anni. Una follia!

Cerchiamo di fare un passo per volta. La Grecia è arrivata alle soglie della crisi del 2007 con una disoccupazione intorno all’8%, nettamente inferiore di quella dei primi anni 2000 che era di circa il 12%. Gli USA ad esempio, invece mostravano dal 2000 al 2008, segnali di peggioramento dei livelli occupazionali più evidenti, come si può osservare dal seguente grafico:

Negli anni seguenti però, è successo qualcosa per cui negli USA il tasso di disoccupazione è sceso verso il 6%, mentre in Grecia è letteralmente esploso verso il 28%.

Il fatto che la Grecia avesse un debito pubblico ben più alto di quello americano, di per sé non indica nulla, dal momento che il trend di crescita di questo (fino al 2007) era decisamente sostenibile, oscillando tra il 100 ed 110% del PIL. La menzogna secondo cui la crisi greca deriverebbe da una spesa fuori controllo e dunque da un debito pubblico in forte crescita rispetto al PIL, viene subito ad essere smascherata dal seguente grafico, in cui si evidenzia come quanto riportato dalla Troika, dai media ed economisti al soldo dei poteri bancari sia assolutamente fasullo.

Come si vede chiaramente, il debito greco sale dopo l’intervento della Troika, dopo l’austerità, passando in soli 6 anni dal 110 al 170% del PIL; gli USA invece hanno visto sì un innalzamento del debito, che però ad oggi evidenzia un trend moderatamente crescente, a dispetto di quello greco che pare ben più fuori controllo.

Ma allora queste politiche di austerità a cosa servono se lo scopo per cui sono state applicate (riduzione del debito pubblico) non solo non è stato raggiunto, ma è invece notevolmente peggiorato?

La risposta è che le politiche di austerità non servono a limitare il debito pubblico, ma solo ed esclusivamente a riportare sotto controllo il debito estero greco, facendo in modo che i creditori (Germania, Olanda, Lussemburgo) possano riavere indietro i loro crediti all’interno del meccanismo di compensazione automatico, chiamato Target2.

Vogliamo approfondire ancora un pochino? Allora passiamo a considerare il livello del DEBITO PRIVATO, che in entrambi i paesi evidenzia trend di crescita considerevoli.

Se tuttavia passiamo ad analizzare la variazione dell’indebitamento privato, ecco che noteremo delle differenze:

Il trend di crescita del debito privato sale in modo del tutto similare almeno fino al 2008, data a partire dalla quale, il debito Usa inizia a flettere, seguito l’anno dopo dal debito privato greco.

Il fatto che ha determinato il successo di una strategia e l’insuccesso dell’altra, risiede nel fatto che mentre negli USA a partire dal 2010 torna a crescere il livello di indebitamento privato, in Grecia a causa delle misure di austerità la flessione non si arresta. Infatti in un contesto di riduzione della spesa pubblica ed aumento delle imposte, risulta quasi impossibile accedere a nuovi crediti per famiglie ed imprese che vedono progressivamente ridursi il proprio reddito.

Quali sono state dunque le prevedibili conseguenze di tutto ciò?

In Grecia le conseguenze di un forte deleveraging (un'eccessiva riduzione della leva finanziaria) sono una forte disoccupazione, riduzione dei salari, sotto-utilizzazione degli impianti produttivi, povertà e miseria. Il seguente grafico evidenzia la diretta correlazione tra livello di DEBITO PRIVATO ed occupazione:

Quando il debito privato sale, l’occupazione cresce; quando il debito privato scende, la disoccupazione aumenta (nel grafico la scala di destra che concerne il tasso di disoccupazione è invertita).

Ciò che emerge da questa breve analisi è che il DEBITO PRIVATO rappresenta il motore dell’economia, il propellente che permette al sistema economico reale di crescere ed espandersi.

L’austerità all’opposto, rappresenta un freno all’economia poiché obbliga il settore privato ad una riduzione della leva finanziaria con le inevitabili conseguenze sopra evidenziate.